Mio padre non smette di crederci

Vera con suo padre Alfio
Vera con suo padre Alfio

Scrive Vera Pecorino, 28 anni

A scrivervi è una giovane di 28 anni, figlia di Pecorino Alfio, macchinista ferroviere, dall’acuto intelletto, dal fine gusto. Quando da bambina lo vedevo tornare a casa la sera, con la sua divisa, con un ovetto di cioccolato, subito lo seguivo: a quei tempi guidava l’autobus e le mani si sporcavano di nero; trovavo divertentissimo quando l’acqua colorata si mischiava alla schiuma mentre serio si lavava le mani. Insieme mettevamo in ordine i tomi dell’enciclopedia, ballavamo senza tregua ogni domenica pomeriggio”.

“Che dire, sono cresciuta a pane e Gaber, pasta e De Andrè, latte e Guccini, popcorn e Ligabue. Grazie ai suoi interessi ho sempre avuto un’idea vasta sia del mondo che della mia cultura nazionale; grazie ai suoi discorsi ho da subito afferrato l’idea del senso critico, della conoscenza; per via della sua sterminata biblioteca personale, come non trovare necessaria la lettura. Viaggiando con lui nei tempi in cui turismo era sinonimo di avventura, mi sono ritrovata in pieno venerdì dentro la Moschea di Tripoli; in Giappone a mani giunte per rendere omaggio ad Hachiko; a Odessa su una carrozzina immaginaria pensando a Fantozzi”.

“Così vivendo, il mondo è andato avanti, noi con lui. Io ho cominciato a guardare la realtà in maniera più disillusa, dubitato dell’avvenire, messo in discussione tutta l’ammirazione per quel mondo che avevo conosciuto. Mio padre, invece, no. Con lo stesso candore di cinguettanti e fiduciosi uccellini nell’alba di una giornata nuvolosa, il mio papà ha continuato ad incuriosirsi, a viaggiare in questo tempo così veloce e mutevole”.

“Ogni mattina, alle 4, so che si sveglia e si dirige verso quel suo treno che lo attende, con impassibile dedizione, incrollabile passione…nonostante tutte le delusioni che questa nostra epoca può portare. In questo folle secolo, naufrago alla ricerca di ideali, approvazione, lui ancora si lascia cogliere dall’attimo per un arcobaleno tra le colline. Mentre io parlo di problemi, lui si effonde in una fiducia sincera verso quei piccoli segnali dell’umanità che tiene duro. Non so cosa ne sarà del futuro, ma vedendo un uomo con mezzo secolo alle spalle riesce a guardare il cosmo con uno stupore simile a un atto di fede, non posso fare altro che un passo indietro e calibrare per bene tutta la mia gratitudine”.

“È profondissima gratitudine quella che rivolgo a mio padre perché, citando parole che apprezza molto, mi ha dato il tempo e il cuore ‘per aver un futuro che non fosse soltanto per me’. Ed è ispirandomi a lui che concludo con un appello rivolto a tutti i padri di questa generazione: affrontate ogni tipo di avversità a cuore aperto perché i nuovi adulti, destinati a costruire nuove risposte, hanno bisogno di ricordare cosa sia la fiducia”.