A due anni dal lancio del Piano Nazionale Scuola Digitale, introdotto dalla Legge 107 del 2015 con uno stanziamento di oltre un miliardo di Euro destinati soprattutto alle dotazioni hardware, il mondo della scuola italiano è pronto per un passo a dir poco storico e che, al momento, le altre nazioni europee non sembrano intenzionate ad imitare, e tra queste la Francia dove da pochi giorni il ministro competente Jean-Michel Blanquer ha introdotto il divieto di usare gli Smartphone a scuola anche durante le ore di pausa tra una lezione e l’altra.

Il telefono come strumento di lavoro in classe

Già nella scorsa estate si era parlato di una presunta e futura indicazione ministeriale sull’uso dei telefoni mobili a scuola, fino ad oggi vietato in base ad una circolare del ministro Fioroni risalente al 2007. Ora invece lo smartphone entrerà in classe dalla porta principale come strumento di lavoro accompagnato da un decalogo di istruzioni per l’uso commissionato dalla ministra all’Istruzione Valeria Fedeli ad un gruppo di esperti composto da docenti, dirigenti scolastici, pedagogisti, esperti di comunicazione ed altro ancora.

Un cambio di direzione che non mancherà di animare polemiche e dibattiti quello del MIUR, acronimo di Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ovvero l’istituzione che oggi gestisce l’intero sistema scolastico italiano, sia pubblico che privato, al quale fornisce i temi di indirizzo generale e sui quali esegue opera di controllo.

Già, controllo. Sarà probabilmente questa la parola chiave di tutta la vicenda e sulla quale si giocherà la sopravvivenza o meno dell’innovazione presentata dalla ministra Fedeli a Bologna in occasione di 'Futura', la tre giorni dedicata all’innovazione tecnologica.

Il decalogo per gli smartphone a scuola

I ragazzi del 2018 sono già iperconnessi e, per evitare guai peggiori, l’estraniamento dalla realtà ed anche cali di attenzione dannosi, ma anche per non negare l’utilità della tecnologia ed il suo legame con il quotidiano di tutti, ecco la sintesi delle dieci regole da rispettare sui banchi di scuola per disciplinare l’utilizzo dei dispositivi mobili a scopo didattico, ove possibile con personale specializzato.

Ecco le 10 regole in un video di Skuola.net.

Il telefono entra in classe, dunque, ma l’uso personale non verrà comunque accettato. Niente messaggi, niente selfie, nessun video, niente Facebook o Instagram, ma uno strumento didattico alla portata di tutti. Un primo passo verso un modo nuovo di fare lezione che servirà forse a coinvolgere maggiormente i giovani ed a farli appassionare anche a materie che, in altro modo, faticano a digerire.

Insomma, una sorta di patteggiamento fra il MIUR e la realtà scolastica di ogni giorno dove numerosi docenti, soprattutto quelli della nuova generazione seduti alla cattedra negli ultimi anni, consentono già l’utilizzo del telefono per lo scambio di materiale didattico in formato jpg oppure di documenti pdf e non vietano nemmeno la registrazione delle lezioni per consentire poi agli studenti, una volta a casa, di riascoltarle. Ora il nodo del problema sarà questo: dove arriva la libertà personale e dove inizia l’utilizzo per scopo didattico? Una bella barriera con tante argomentazioni da porre da una parte o dall’altra di essa.