Secondo la procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone, non sarebbe stato commesso nessun reato di insider trading durante l’incontro del 15 gennaio 2015, intercorso tra l’allora premier Matteo Renzi e il proprietario del Gruppo Repubblica-Espresso, Carlo De Benedetti. In quell’occasione, come ammesso involontariamente dallo stesso De Benedetti in una telefonata con il suo broker, intercettata dagli inquirenti il giorno successivo, 16 gennaio, Matteo informò l’amico Carlo della imminente approvazione di un decreto legge che privatizzava le banche popolari.

Ecco perché il finanziere nemico numero uno di Silvio Berlusconi decise di investire 5 milioni di euro, ottenendo in poche ore una plusvalenza di 600mila euro. Nessun reato, si diceva, ma la spiegazione fornita da Renzi su diversi media (Radio Capital, Porta a Porta) sul fatto che la notizia fosse già di dominio pubblico non convince e apre la strada al confronto tra il comportamento dell’attuale segretario Dem e quello del Pci, Enrico Berlinguer, padre della teoria della questione morale.

Confronto tra Renzi e Berlinguer

La maggior parte dei mass media decide di edulcorare o nascondere la notizia che, nonostante la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma, Carlo De Benedetti nel gennaio 2015 ricevette informazioni riservate sulla privatizzazione delle banche popolari da parte dell’allora premier Matteo Renzi.

Non la pensa così il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che nel suo editoriale di oggi utilizza l’argomento della questione morale di Enrico Berlinguer per accusare il segretario Pd di aver governato l’Italia facendo “servizietti a pochi compari in cambio di favori o di buona stampa”. Secondo Travaglio, anche se la procura capitolina guidata da Giuseppe Pignatone ha già deciso da tempo di chiedere l’archiviazione delle accuse di presunto insider trading per i protagonisti della vicenda (Renzi, De Benedetti e il suo broker Gianluca Bolengo), l’ex inquilino di Palazzo Chigi dovrebbe comunque chiarire la sua posizione o, in alternativa, ritirarsi dalla vita politica.

L'incontro tra Renzi e De Benedetti

Berlinguer e questione morale a parte, comunque, l’archiviazione dell’inchiesta è praticamente scontata, a meno che il Gup non decida una improbabile imputazione coatta dei protagonisti della vicenda. Ma ad inchiodare, almeno moralmente, la coppia Renzi - De Benedetti, resta comunque la telefonata, intercettata il 16 gennaio 2015, in cui l’ingegnere, per rassicurare Bolengo della imminente approvazione di un decreto ad hoc per le popolari, dichiara testualmente: “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”.

Ed è proprio il termine ‘decreto’ (e non una semplice legge votata dal parlamento) a fare la differenza per chi vuole speculare. Fatto sta che, reato o no, quella che Travaglio definisce la “soffiata” dell’allora premier, fa guadagnare all’amico De Benedetti 600mila euro in poche ore.