Gli attivisti per i diritti umani in Iran hanno sollevato preoccupazioni per gli arresti di massa, durante una delle più grandi proteste del Paese. Almeno 21 persone, infatti, sono morte dopo una serie di violenti scontri tra manifestanti e guardie di sicurezza, mentre più di 1.000 persone, tra cui almeno 90 studenti, sono state arrestate.

Due membri del parlamento iraniano, vicino al campo riformista, hanno confermato la morte di un detenuto, Sina Ghanbari, nella prigione di Evin. Separatamente, invece, Nasrin Sotoudeh, un importante avvocato per i diritti umani, ha dichiarato il decesso di almeno altri due manifestanti, all'interno dello stesso carcere.

"Ho parlato con un prigioniero nella prigione di Evin e mi è stato detto che tre detenuti avevano perso la vita", ha detto Sotoudeh. "Quando le autorità ricorrono agli arresti di massa, non possono pretendere di proteggere i loro diritti. Non è possibile in una tale situazione che il processo giudiziario faccia il suo corso. "

La preoccupazione principale del legale, infatti, riguarda l'uso di centri di detenzione non ufficiali. Durante le proteste del 2009, invero, uno di questi, Kahrizak, attirò l'attenzione a livello nazionale: un certo numero di manifestanti, tra quelle mura, era stato sessualmente aggredito, torturato e ucciso. I politici riformisti, in queste ore, hanno avvertito di un'ipotetica ripetizione dello scandalo: "Metto in guardia il presidente, i servizi segreti e gli ufficiali giudiziari contro la ripetizione di un secondo Kahrizak", ha twittato uno di loro.

Numerosi funzionari, in un tentativo di sminuire le morte registrate, hanno avanzato l'ipotesi di un suicidio, per il caso di Sina Ghanbari. Tuttavia, lo stesso Sotoudeh, ha poi presentato le prove di un decesso tutt'altro che volontario. "La sua morte ha mostrato che era in corso una violenta repressione, anche se è troppo presto per conoscerne le dimensioni".

Le autorità iraniane, che imputano la causa della protesta ai nemici stranieri, non trovano riscontro nelle parole del presidente, Hassan Rouhani. Quest'ultimo, infatti, ha alluso a un divario tra la visione del mondo dei conservatori e quella della gioventù del paese, che ormai costituiscono la maggior parte della popolazione.

L'età media degli arrestati, infatti, corrisponde a 25 anni.

Tuttavia, la situazione iraniana e, dunque, le stragi che la stanno caratterizzando, hanno attirato l'attenzione dell'Onu. Il Consiglio di sicurezza, infatti, ha indotto una seduta d'emergenza, in seguito all'allarme lanciato da numerosi attivisti iraniani. Le posizioni dei paesi membri però, non sembrano essere congruenti. Mentre dalla Casa Bianca arriva solidarietà per i protestanti iraniani, così come anche dall'Ue, la Russia allerta sulla presenza di "interferenze esterne", coinvolte nelle questioni dell'Iran.