"Anche quest'anno il Museo Egizio propone la campagna di promozione Fortunato chi parla arabo, dedicata ai Nuovi Italiani". L'incipit del messaggio pubblicato il 6 dicembre scorso, esattamente un mese fa, sul sito ufficiale del celebre museo, insieme alla data, deve far riflettere. Perché tanto accanimento nei confronti di una promo che, in realtà, non rappresenta nulla di nuovo sotto il cielo di Torino? Lo si dovrebbe chiedere in primis a chi si è accorto, a distanza di 30 giorni della promo "prendi 2, paghi 1". In questo caso, i cittadini in lingua araba possono entrare in due pagando il costo di un solo biglietto.

"Anche quest'anno". Ciò significa che la speciale promozione era in vigore anche tra il 2016 e 2017. E non è tutto.

Chi ha sollevato la polemica

A puntare il dito contro la promozione "Fortunato chi parla arabo" sono stati giorgia meloni e Matteo Salvini, rispettivamente leader di Fratelli d'Italia e Lega Nord. La Meloni l'ha definita una "promozione delirante", mentre il segretario nazionale del Carroccio ha sventolato la bandiera del "razzismo contro gli italiani". Entrambi gli interventi sono stati affidati ad un post separato su Facebook, con la sostanza pressoché identica. L'intervento dell'ex onorevole di Forza Italia si chiude con la frase "Il 4 marzo scegliete un governo di patrioti, votate Fratelli d'Italia".

Il post pubblicato da Salvini termina con l'hashtag #4marzovotoLega. Che c'entri forse qualcosa la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche fissate al 4 marzo?

Potrebbe poi essere un caso, o forse no, che Torino sia amministrata da una giunta del Movimento 5 Stelle, con Chiara Appendino sindaco, mentre il presidente della Regione Piemonte è Sergio Chiamparino, del Partito Democratico.

Forse è un caso che questo dato venga sottolineato dalla leader di FdI, che rivolgendosi agli utenti dei social dice: "Salvatevi dal mix letale Pd-M5S". Fratelli d'Italia e Lega Nord rimarcano inoltre che il Museo in questione verrebbe finanziato con i soldi degli italiani.

La replica

A stretto giro di posta è arrivata la risposta del Museo Egizio, che ha rispedito al mittente le accuse di discriminazione, sottolineando le altre iniziative rivolte, per esempio, al mondo anglosassone.

Negato anche il presunto finanziamento pubblico, con il Museo di Torino che ci ha tenuto a precisare di autofinanziarsi grazie ai propri biglietti. Staremo a vedere se la polemica è destinata a proseguire ancora nei prossimi giorni oppure, come è nata, si spegnerà in breve tempo.