La corte di Strasburgo condanna l'Italia per non essere riuscita in maniera tempestiva a proteggere una ragazzina di 15 anni con disturbi psichici e problemi di droga. La quindicenne in attesa di una risposta da parte delle autorità competenti, è rimasta vittima per oltre 8 mesi di abusi e prostituzione. Ad essere accusati sono sia il Tribunale che i servizi sociali.

Stato italiano sotto accusa, tutela poco tempestiva

Secondo la Corte Europea di Strasburgo, l'Italia e i servizi legati alla tutela del cittadino, non sono stati in grado di proteggere e quindi prevenire il lungo periodo che una ragazzina di 15 anni ha passato tra giri di prostituzione e molestie sessuali.

Gli atti infatti riportano che il Tribunale ha preso tutto con calma facendo passare ben 4 mesi prima di passare il caso ai servizi sociali che avrebbero dovuto prendersi cura della quindicenne. Sono sempre 4 i mesi che i servizi sociali hanno fatto passare prima di prendere la giusta decisione. Per i giudici di Strasburgo i ritardi delle autorità competenti e la mancata e tempestiva tutela di una minorenne, comporterà per l'Italia un versamento di 30 mila euro per danni morali e 10 mila euro per le spese legali.

L'Italia sapeva bene a quali rischi sarebbe andata incontro

"L'Italia era al corrente dello stato di vulnerabilità e dei rischi che poteva correre", così dichiara la Corte europea di Strasburgo che dopo aver ricevuto il ricorso della ragazza ha preso le giuste misure.

Tra tre mesi ci sarà la sentenza definitiva e il Tribunale e i servizi sociali pagheranno la poca prontezza nel prendere le decisioni.

Italia sotto accusa per mancanza di tutela al cittadino, non è la prima volta

Nel 2016 era stato sempre lo Stato italiano a trovarsi di fronte alla Corte di Strasburgo, con l'accusa di non aver tutelato la salute e la vita dei cittadini di Taranto.

L'italia fu infatti messa sotto processo per avere ignorato le proteste dei cittadini che ogni giorno si vedevano "inquinati" dai fumi che l'Ilva, stabilimento siderurgico emanava, provocando malattie e morte. L'Ilva infatti continuava a produrre senza rispettare le disposizioni ambientali che le leggi nazionali ed europee richiedono.

Per tanti allevatori e agricoltori è stata la fine, terreni non più coltivabili, bestiame abbattuto per la quantità di diossina presente sia nelle carni che nel latte, malattie connesse all'inquinamento eccessivo nell'aria. Tutti dati che sono stati portati a Strasburgo insieme al non rispetto che lo stabilimento siderurgico ha avuto nei confronti delle leggi ambientali nazionali ed europee. Portando lo stato italiano davanti alla Corte dei diritti umani non significava, per i cittadini di Taranto, ottenere un risarcimento, ma solo far capire all'Italia che prendere i giusti provvedimenti e far rispettare le leggi avrebbe di conseguenza reso la loro vita migliore.