Una cosa evidente che è successa dopo l’ultimo summit Governo-sindacati è che questi ultimi, per la prima volta durante questo lungo periodo di tavoli tecnici sulle Pensioni, non hanno una linea unitaria. La CGIL continua a criticare quanto proposto dal Governo mettendo in risalto tutte le promesse fatte e non mantenute dall’esecutivo, invece CISL e UIL invece sembrano propense a chiudere la partita qui, accettando quanto il Governo ha stabilito di fare nella Legge di Bilancio e rimandando ulteriori ritocchi al 2018. La fase 2 di riforma, quella successiva alla creazione di Ape e Quota 41, che doveva portare alla pensione di garanzia per le generazioni future e che fu oggetto dei summit del 2017, sembra essere stata congelata.

Questo uno degli snodi cruciali dell’arrabbiatura della Camusso e della sua CGIL che conferma la manifestazione indetta per il 2 dicembre. Il Governo però sembra voler correre ai ripari, annunciando un emendamento alla Legge di Bilancio proprio sul pacchetto pensioni.

Nuova proposta di correzione

Il Governo proporrà un correttivo al pacchetto previdenziale che riguarda le donne e l’Ape sociale. Un correttivo che probabilmente l’esecutivo sta prendendo in considerazione proprio per evitare che il pacchetto pensioni della manovra finanziaria lasci strascichi polemici e produca quello che ormai sembra inevitabile, cioè che a dicembre la CGIL con diverse forze politiche scenda in piazza a contestare tutto l’apparato delle novità pensionistiche della manovra.

Per le donne si torna a parlare di sconti in termini di requisiti previdenziali in base ai figli avuti: un ritorno al passato perché durante i tavoli tecnici di tutto il 2017, l’argomento era già centrale. In pratica, come dichiarato dal Ministro Poletti, il Governo valuta di concedere un anno di abbuono sui contributi necessari per le pensioni alle donne che non riescono ad avere carriere lavorative lineari come gli uomini.

Il sacrificio di carriera e attività lavorativa a cui spesso sono obbligate le donne per la cura della famiglia sarà argomento principale delle prossime valutazioni sul tema previdenziale e pertanto il Governo sembra giocare in anticipo. L’idea da presentare con l’emendamento è un anno di sconto, per ogni figlio avuto, sui contributi per la pensione alle lavoratrici fino ad un massimo di 2 anni.

La novità se l’interpretazione data alle parole di Poletti verrà confermata è che lo sconto non varrebbe solo per l’Ape sociale, ma anche per le pensioni di vecchiaia o anticipata, cioè le grandi aree previdenziali oggi in vigore.

Basterà l’intervento?

L’emendamento non si esaurisce con il provvedimento sulle pensioni al femminile ma torna anche a proporre una estensione di platea dei lavoratori a cui concedere l’Ape sociale. Evidente la fiducia che l’esecutivo ha su questa misura nata nel 2017 ed in scadenza a dicembre 2018. Innanzi tutto nella manovra di Bilancio è già prevista la proroga della misura oltre la scadenza prevista nell’ultima manovra di Stabilità. Inoltre le attività gravose a cui la misura, tra gli altri, si rivolge è stata portata da 11 a 15, con l’ingresso nella zona dei papabili beneficiari dell’Anticipo Pensionistico di agricoli, pescatori, marittimi e siderurgici.

Poletti non è entrato nel merito ma appare probabile che la proposta di estensione di platea verta ancora sulle attività gravose. La Commissione Scientifica che andrà a stabilire nuove mansioni logoranti da agevolare di fronte all’uscita dal lavoro appare garanzia di quanto il Governo vorrebbe produrre nell’emendamento. I soldi poi verrebbero recuperati sfruttando i risparmi avuti nell’ultima manovra proprio per l’Ape sociale.

L’ennesima mossa dell’Esecutivo però sembra non aver ancora sortito effetti sulla rigidità della CGIL, che come riporta l’Ansa con una ultim’ora di ieri appare ancora più convinta della sua posizione assunta. Secondo la CGIL l’emendamento del Governo dimostra la pochezza di quanto si prevede di fare nella manovra finanziaria. L’assenza di interventi per i giovani e le risorse impiegate sono cose che non consentono alla CGIL di essere in accordo con la proposta.