Dopo un lungo corteggiamento Pietro Grasso ha accettato di correre in prima linea a capo della lista Liberi e Uguali. L’ex magistrato Antimafia ha detto sì a Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, lanciando la sua sfida in primis al Partito Democratico dal quale è fuoriuscito solo poche settimane fa. Nel suo discorso di battesimo tenuto all’interno del Palazzetto Atlantico Live di Roma gremito per l’occasione, Grasso ha snocciolato già i punti cardini del nuovo progetto che naturalmente richiamano forti radici di Sinistra. L’obiettivo nemmeno tanto nascosto della nuova alternativa a Centrosinistra, Centrodestra e Movimento5Stelle, è superare la fatidica soglia del dieci per cento.

Un traguardo che sarebbe stato impensabile prima della discesa in campo del presidente del Senato, che contribuirà verosimilmente ad attrarre l’elettorato dormiente e arrabbiato progressista. Il dato più significativo dell’evento che ha incoronato Grasso è la presenza assenza dei grandi vecchi, per così dire, che hanno guidato la clamorosa scissione dal partito di Renzi. D’Alema e Bersani hanno assistito dalla platea alla convention con rara soddisfazione, lasciando intelligentemente spazio ad altri il compito di far girare la giostra. L’entusiasmo per aver creato un progetto che ostacolerà alle urne l’acerrimo nemico già basta per godersi lo spettacolo.

La risposta di Renzi

Con la nuova legge elettorale che favorisce le larghe coalizioni, avere un nuovo e solido avversario nell’universo del Centrosinistra non è una buona notizia per Renzi.

Il segretario del PD ha cercato vanamente di creare un ponte con gli scissionisti ma tutte le trattative condotte dall’ambasciatore Piero Fassino, si sono bruscamente fermate contemporaneamente al sì di Grasso. Le elezioni saranno il triplice fischio a uno scontro che si protrae da troppo tempo. Il neo leader di Liberi e Uguali ha già lasciato intendere che non ci potranno mai essere intese con coloro che hanno fattivamente contribuito a portare il Paese alla deriva.

Anche per questo Renzi, pur lasciando la porta socchiusa, ha capito di dover inventarsi qualcosa. A cominciare dal gettare ombre non tanto su Grasso, quanto su coloro che hanno orchestrato lo strappo dalla casa madre. “Bisognerà capire - ha affermato maliziosamente dal salotto TV di Fazio a ‘Che tempo che fa’ - se comanderà Grasso o comanderà D’Alema”.

Votare per la Cosa Rossa e per la Sinistra radicale - ha aggiunto - significa fare un favore a Salvini e Berlusconi”. E questo è solo l’antipasto dello scontro che sarà.

Grasso e il voto utile

Il primo problema di Grasso sarà convincere il potenziale elettorato progressista di essere la risposta alla domanda politica e non la mera alternativa al PD. Non a caso nel suo discorso di insediamento l’attuale presidente del Senato ha rimarcato il concetto del voto utile: “Il nostro è un progetto più grande di come lo hanno raccontato e se ne accorgeranno presto”. “Non facciamo scoraggiare - ha invocato dal palco del Palazzetto Atlantico Live - da chi parla di rischi di sistema, di favori ai populismi o di voto utile.

L’unico voto utile è chi costruisce speranze portando in Parlamento i bisogni e le richieste della metà dell’Italia che non vota”. A trarne vantaggio dalle prime schermate tra ex compagni di partito è stato Luigi Di Maio. Il candidato premier del M5S, intervistato da RaiNews24, quasi è apparso entusiasta dall’avvento di Grasso. “La nascita di questo nuovo soggetto politico - ha affermato - determina che il Centrosinistra spaccato in due è ormai del tutto fuori dalla campagna per il governo”. “Con questa mossa - ha così sentenziato - Centrosinistra e Sinistra in un sol colpo si tirano fuori dalla corsa per Palazzo Chigi”.