In tempo di campagna elettorale in Italia non c'è tema, forse, a cui gli italiani non siano più sensibili che le tasse presenti e, sopratutto, future. Ecco perché sta diventando sempre più centrale nel dibattito politico - economico il tema della Flat tax. Gli ultimi ad affrontarlo sono stati, proprio nella mattinata di oggi, il Segretario del Pd, Matteo Renzi e il Capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta.

Ma le proposte con al centro l'aliquota unica che si sono susseguite nel corso del tempo e negli ultimi giorni, in particolare, sono diverse.

E non provengono solo dai diversi schieramenti politici, ma anche da Istituti specializzati in temi economici. Vediamo, quindi, di descrivere le varie proposte sul campo per poi passare alle cifre effettive in gioco. Senza dimenticare la dura realtà di un Paese con uno dei più alti debiti pubblici al mondo in un momento in cui la crescita economica c'è, ma va sicuramente rafforzata.

Da cosa dipende l'attuazione della flat tax

Bisogna, infatti, tenere presente il contesto. Questo vuol dire che, dato che ci troviamo in Italia, nel corso del 2018 probabilmente il futuro Governo dovrà varare un ulteriore manovra correttiva dell'ordine, almeno, di una decina di miliardi per sterilizzare i possibili, se non probabili, aumenti dell'Iva.

Di conseguenza, per capire in che termini sarà possibile attuare la flat tax occorre chiarire come i vari schieramenti vogliono intervenire sulle tax expenditures, cioè le varie detrazioni e deduzioni fiscali attualmente in vigore.

Le reali grandezze in gioco

Per dare il polso della situazione occorre pensare alla dichiarazione dei redditi nazionale e all'imposta che, in essa, fa la parte del leone cioè l'Irpef.

Gli italiani dichiarano, in media ogni anno, circa 830 miliardi di euro di reddito imponibile. Applicando tutte le varie deduzioni possibili questo importo si riduce a circa 790 miliardi di euro. Di conseguenza, l'Irpef lorda si attesta, ipotizzando un'aliquota media del 27%, intorno ai 215 miliardi di euro. Applicando ora tutte le detrazioni fiscali possibili otteniamo un' Irpef netta di circa 155 miliardi di euro.

Ovviamente, in questo conteggio ipotetico non sono ricompresi gli incapienti cioè coloro che hanno un reddito annuo lordo inferiore a circa 8 mila e 100 euro.

Di conseguenza, affinché la flat tax sia efficace e anche costituzionale, rispettando il principio di progressività le detrazioni e le deduzioni devono essere ripensate completamente e a seconda dell'aliquota fissata se al 20% o al 23% o ancora al 15% cambiano, ovviamente, i risultati e il gettito.

Perciò qualunque proposta, da qualunque forza politica provenga, che non espliciti nel dettaglio come intende intervenire sulle tax expenditures è, quanto meno, zoppa: in quanto rende impossibile effettuare dei calcoli realistici e seri.

Una proposta tecnica

Le varie forze politiche sono rimaste molto sul vago per quanto riguarda come intendono intervenire su deduzioni e detrazioni fiscali. D'altra parte, come messo in evidenza da Il Sole 24 ore una proposta più circostanziata è stata elaborata dall'Istituto Bruno Leoni. Questo ha proposto una flat tax al 25% in cui siano ricomprese sia l'Iva che l'Ires, la tassa sulle società ed anche quella sulle rendite finanziarie di recente unificata al 26%. Le deduzioni partirebbero da 7 mila euro lordi. Verrebbero eliminate sia l'Irap che l'Imu. E verrebbe, comunque, garantito un reddito minimo vitale a chi è in difficoltà. La spesa pubblica verrebbe tagliata di circa 70 miliardi di euro eliminando probabilmente la gratuità dei servizi sanitari per i più ricchi.