Nonostante il ponte dell'Immacolata Concezione che comincia oggi con il sold out per gli alberghi torinesi, dovuto anche al big match tra l'Inter capolista e la Juventus che lo segue a ruota, in programma all'Allianz Stadium, domani sera, non si può dimenticare che è un evento santo. Neppure se c'è cosiddetto derby d'Italia.

Lo ricorda la presenza in Piemonte di Marguerite Barankitse, premio Nobel dei bambini, fondatrice in Burundi di un orfanotrofio e di un ospedale che le hanno fatto guadagnare sul campo il titolo di 'Madre Teresa africana'. Il suo nobile esempio, oltre a quello di Maria Vergine è, infatti Madre Teresa di Calcutta, pure lei santa e premio Nobel per la pace.

Dalla realtà alla fiction

Dopo la morte alla santa indiana è stato anche dedicato un film. In realtà, il piccolo stato del Burundi nella regione dei Grandi Laghi dove opera la Barankitse non è affatto turistica ed è ricordata più che altro nel Cinema e in letteratura.

Chi non ricorda l'atto di accusa contro il colonialismo di Joseph Conrad nel romanzo "Cuore di tenebra" e di Sir Arthur Conan Doyle, padre di Sherlock Holmes?

Nemmeno si possono dimenticare gli immensi parchi nazionali della regione del Tanganika che circondano il poverissimo Burundi, dove quest'estate è stata ucciso un medico italiano nella capitale Bujumbura.

Puntuale in questo contesto è la grande mostra, visitabile in questi giorni al Museo del Cinema, 'Bestiale!

Animal Film Stars' che narra l’universo variegato degli animali al cinema: leopardi, leoni, zebre, giraffe, elefanti, che popolano i parchi dell'africa orientale.

Allo stesso modo al Museo di arte orientale è in corso una mostra fotografica sullo Yemen della Regina di Saba, altro stato africano dilaniato dalla guerra, fomentata dall'Arabia Saudita e dall'Iran, con l'ex presidente ucciso nella capitale Sana'a.

Missionario cristiano come la madre Teresa africana fu David Livingstone, medico esploratore, protagonista del film 'Livingston e Stanley' con Spencer Tracy che ha nel ritrovamento di Livingstone, malato di malaria, la sua scena madre.

Nella memoria di tutti i cinefili è il il giornalista Henry Stanley, mandato alla ricerca del missionario dalla londinese Royal Society, che vedendolo sull'uscio della capanna, gli dice 'Doctor Livingstone.

I suppose'.

Ma tutto ciò non deve far dimenticare le sofferenze di questa parte dell'Africa dove spadroneggiava il mercante musulmano schiavista Tippu Tip, ora sbeffeggiato dagli indigeni che hanno dato il suo nome a un uccello tropicale e dopo di lui i coloni tedeschi, belgi e inglesi.

Una guerra crudele

Né, soprattutto, è da tralsciare il genocidio dell'etnia Tutsi da parte degli Hutu nel 1994 nella vicina Uganda, che si è estesa alla Tanzania occidentale e nel Congo orientale. Alle pulizia etnica si è unito il conflitto per il controllo del traffico di armi, oro, diamanti e legnami pregiati. A questa tragedia è stato dedicato anche il volume ricercatrice Marta Mosca 'In nome dell'etnia. Costruzioni identitarie e genocidio in Burundi'.

La pace tra gli stati firmata in Tanzania non è servita a pacificare gli animi perché a ovest del Kilimangiaro non esiste la democrazia, ma solo regimi autoritari a partito unico.

'Una catastrofe umanitaria', l'ha definita ieri il presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, che ha sottolineato l'assenza dei diritti fondamentali nei luoghi in cui vive la popolazione cattolica del Burundi. La guerra in una regione già carente di strutture sanitarie pubbliche, ha determinato l'esodo dei perseguitati nel vicino Buganda, com'era chiamata anticamente l'area. Ben venga allora sotto Natale il progetto formativo rivolto, in particolare, alle realtà imprenditoriali e artigianali italiane per aiutare le istituzione autoctone che ospitano i profughi burundesi di Nakivale, in Uganda.

Anche perché ogni giorno si levano proteste populiste contro i migranti provenienti dal Terzo Mondo

Così domani pomeriggio al Museo-Laboratorio della Pace a Collegno, in Bassa Valsusa viene presentato, al di là di ogni retorica, l'opera filantropica della madre Teresa africana che consente di dare assistenza in loco a questi popoli martoriati dalla guerra, dalla fame e dalle malattie.