Stefano Porcelli mostra apprezzamento per la Foreign Investment Law
  2019-03-09 20:15:04  cri
"La nuova Foreign Investment Law segna un passaggio storico rispetto al modello di normativa in materia di investimenti stranieri che era andato a delinearsi in Cina sin dai primi anni delle politiche di apertura e riforma sul finire degli anni '70 e gli inizi degli anni '80". Questo il commento del giurista italiano Stefano Porcelli, professore presso la China University of Political Science and Law con sede a Pechino, sul nuovo disegno di legge relativo alla disciplina degli investimenti esteri in Cina.

Tra le novità apportate dalla nuova Foreign Investment Law c'è l'unificazione della disciplina in materia di investimenti stranieri. "Questa andrà a dettare delle norme comuni sul tema, sostituendo la Law on Sino-Foreign Equity Joint Ventures, la Law on Foreign Invested Enterprise e la Law on Sino-Foreign Contractual Joint Ventures, e dunque verrà a rappresentare il fondamento su cui poggia la materia, apportando senz'altro un'utile semplificazione, che può cogliersi già a partire della definizione stessa che viene data delle entità ad investimento straniero".

Con questo provvedimento il governo cinese conferma la sua intenzione di aprire ulteriormente il mercato cinese alle imprese straniere, ponendo particolare enfasi sul tema della tutela dei diritti di proprietà intellettuale. "La nuova Legge muove nella direzione di una maggiore apertura rispetto agli investimenti stranieri, contemplando, ad esempio, delle disposizioni che riguardano la tutela della proprietà intellettuale, con cui si punta, tra l'altro, ad evitare l'esercizio, da parte delle autorità cinesi, di un impiego del loro potere al fine di costringere le imprese ad investimento straniero a trasferire tecnologie".

"Vi sono, ancora, delle altre norme dirette alla semplificazione nell'ottenimento delle autorizzazioni, così come delle norme che tendono ad assimilare il regime a cui sono sottoposte le imprese ad investimento straniero a quello che regola le imprese che non lo sono", prosegue Porcelli.

Nonostante parli di "passaggio storico", tuttavia il giurista italiano precisa che avrebbe preferito un atteggiamento orizzontale verso qualsiasi tipo di investimento e che quindi non si dovesse ricorrere ancora a una legge direttamente specifica per l'investimento straniero.

"Certamente lo sforzo compiuto è notevole, sebbene restano ancora diversi punti aperti. In primo luogo, il mantenimento di un regime differenziato per le imprese ad investimento straniero, che invece poteva di suo essere eliminato in questa occasione. O anche le divergenze che possono sollevare, in sede di interpretazioni, le formulazioni piuttosto aperte impiegate in delle aree in cui forse si sarebbe riusciti a dettare delle norme puntuali".

"Sotto quest'ultimo profilo sarà importante il ruolo svolto dalla Corte Suprema", aggiunge Porcelli, "con un'Interpretazione che, come da tradizione, è probabile seguirà l'emanazione della Legge. E non meno importanti saranno anche le varie norme di natura regolamentare attuative della Legge stessa, pur se poi si paventa il rischio che più si scende dal centro e ci si avvicina alla dimensione locale, più possono comunque aumentare le differenze di regime giuridico".

Secondo il giurista italiano, il nuovo disegno di legge si inserisce nel percorso di riforma e apertura tracciato dalla leadership cinese a partire dalla seconda metà del secolo scorso, segnando una tappa importante verso l'ulteriore all'allargamento dell'apertura del Paese.

"Dato comunque il modo graduale con cui la Cina porta avanti le riforme, testimoniato dal procedere delle stesse a partire dalla fine degli anni '70, così come in considerazione delle ulteriori spinte derivanti da quanto relativo all'implementazione della Belt and Road Initiative, questa è senz'altro una tappa importante che va salutata con favore ed è altresì ben probabile che altri interventi in direzione di una maggiore apertura saranno poi compiuti nei prossimi tempi", conclude Stefano Porcelli.

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