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cinque arresti

Riti voodoo e violenze per far prostituire la ragazza

Riti voodoo e violenze per far prostituire la ragazza

E' successo in un appartamento di Ferrara. Tutto è partito dalla denuncia della giovane nigeriana sfruttata

10 novembre 2017
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FERRARA. È stata la denuncia di una ragazza nigeriana, fuggita ai suoi sequestratori che la costringevano a prostituirsi, dopo aver subito violenze e minacce nel viaggio dalla Nigeria all'Italia passando per la Libia, a portare la squadra mobile di Venezia ad arrestare quattro sue connazionali e a un italiano, ex marito di una di queste. I cinque sono accusati, a vario titolo, di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La donna, si è appreso, è stata rinchiusa in un appartamento di Ferrara ed è lì che sarebbe stata sottoposta a un rito voodoo, con l’obbligo di prostituirsi nelle strade non solo della città.

La giovane è stata vista lo scorso marzo girare malconcia per Marghera dagli operatori dei servizi Sociali del Comune di Venezia. Una volta soccorsa la ragazza è stata convinta a denunciare i suoi sfruttatori alla squadra Mobile di Venezia. La giovane ha così riferito di essere stata avvicinata nel suo villaggio, in Nigeria, da una conoscente che le ha prospettato un lavoro come commessa nel negozio di una parente. Ma una volta giunta in Libia la donna ha abbandonato la 19enne dicendole che aveva solo il denaro del viaggio per sé, consegnandola di fatto a dei trafficanti di uomini che hanno abusato sessualmente della giovane per 15 giorni. La vittima ha poi rincontrato la connazionale in un altro luogo della Libia che l'ha portata a Lampedusa.

E lì è cominciata la storia italiana della giovane, che ha incrociato anche la nostra città. Trasferita al Cie di Bologna la ragazza è stata fatta fuggire da un'altra nigeriana e condotta in un appartamento a Ferrara dove è appunto finita nelle mani di un sedicente sacerdote voodoo, che l’ha poi obbligata a prostituirsi con altre tre ragazze. Il denaro incassato sulla strada doveva essere consegnato alla sfruttatrice alla quale ognuna delle donne doveva dare mensilmente 700 euro per vitto e alloggio, oltre a dover rimborsare 25 mila euro sostenute, a suo dire, per le spese del viaggio in Italia.

Nei mesi di segregazione le giovani sono state trasferite più volte in case di varie località, l'ultima a Mira da dove la 19enne riuscita a fuggire.

Da lì è partita l'indagine della squadra Mobile lagunare che è stata veloce per la dovizia dei particolari forniti dalla vittima, ha spiegato ieri in una conferenza stampa il dirigente Stefano Signoretti, lanciando un appello alle giovani costrette a prostituirsi, invitandole ad avvicinarsi alle volontarie del Servizio Sociale per essere messe in contatto con la polizia e la procura, con la certezza che avranno un reinserimento sociale. Lo stesso percorso seguito da molte nigeriane rimaste in città.