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Ferrara

Con gli azzerati delle banche il primo impegno di Conte

di Gabriele De Stefani
Il gruppo degli azzerati ieri a Montecitorio, a destra Giovanna Mazzoni
Il gruppo degli azzerati ieri a Montecitorio, a destra Giovanna Mazzoni

Ferrara, il presidente incaricato incontra i risparmiatori truffati: «Saranno risarciti». Presente anche Giovanna Mazzoni per Carife: finalmente un premier attento

25 maggio 2018
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ROMA. «Concluderò questa giornata incontrando una delegazione di risparmiatori che hanno sofferto per il default di alcune banche: queste persone hanno il diritto di essere ascoltate dalle istituzioni, chiedono il rispetto dei loro diritti e che il loro risparmio venga tutelato, essendo frutto spesso di sacrifici. Questa tutela sarà uno di principali impegni di questo governo, il governo del cambiamento. Chi ha subito truffe o raggiri sarà risarcito». A tarda sera Giuseppe Conte, dopo aver trascorso dentro i riti istituzionali tutta la sua prima giornata da premier incaricato, rompe gli schemi e fa la prima mossa da «avvocato di tutti gli italiani», come si era definito il giorno prima: apre le porte di Montecitorio ai rappresentanti di associazioni di risparmiatori danneggiati da Banca Etruria, istituti veneti e Carife, con Giovanna Mazzoni nella delegazione. Mazzoni, in seguito all’incontro dice: «Abbiamo incontrato per più di mezz’ora il premier incaricato Conte e ci ha dato molta fiducia, si è detto molto sensibile al nostro problema che ha riconosciuto essere di carattere generale e non confinato a pochi risparmiatori. Da parte sua ha aggiunto che si sentono molto vincolati al contratto che hanno sottoscritto. Finalmente un presidente del consiglio che si mostra sensibile alle nostre istanze».

Stamattina alle dieci farà seguito un faccia a faccia con il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco.

Il capogruppo del Pd Ettore Rosato interviene subito per dire che «per i truffati dalle banche noi abbiamo lasciato le leggi necessarie, procedure efficaci e 100 milioni di euro», ma è chiaro che, al di là del merito, il gesto di Conte è soprattutto simbolico: prima ancora di mettersi al lavoro, il premier pone se stesso e il suo esecutivo dal lato opposto a quello in cui stanno banche ed establishment.

Per gli impegni ufficiali e il puzzle dei ministeri ci sarà tempo ancora oggi: Conte fa sapere che dedicherà la giornata «a elaborare una proposta da sottoporre al presidente della Repubblica: i ministri che proporrò saranno, come me, politici che condividono obiettivi e programmi del governo del cambiamento, che hanno dato prova di poter adempiere alle funzioni pubbliche che saranno loro affidate con disciplina e onore».

In precedenza, da mezzogiorno fino all’ora di cena, Conte era stato impegnato a Montecitorio nel giro di consultazioni con tutti i diciannove gruppi parlamentari. Che – dopo i rispettivi colloqui – gli riconoscono unanimemente uno stile gentile e pacato.

Sul piano politico, nessuna sorpresa da parte dei vari gruppi, se si esclude l’ingresso in maggioranza di una decina di parlamentari tra eletti all’estero ed ex M5S (vedi box sopra). Nel centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia confermano che non voteranno la fiducia.

Nessun tono di rottura nei confronti della Lega, ma una presa di distanza netta. Se Giorgia Meloni spiega che Fdi potrà votare a favore di singoli provvedimenti che ricalchino il programma del centrodestra (flat tax, stretta sull’immigrazione, aiuti alla natalità), Forza Italia ricorda il proprio «senso di responsabilità che ha consentito la nascita del governo» e motiva il no all’ingresso in maggioranza «sia con la partecipazione di una forza politica del tutto incompatibile come il Movimento 5 Stelle, sia con i programmi gravemente insufficienti per i bisogni del Paese». Silvio Berlusconi resta in silenzio, a conferma che la linea è attendista: non si alzano i toni, al momento fino a quando non sarà svelata la lista dei ministri.

Il segretario del Pd Maurizio Martina parla di «opposizione dura», ma viene preceduto dalle parole di Matteo Renzi che, nella sua enews, di prima mattina attacca Lega e M5S: «È il governo delle larghe intese populiste. Ora sono loro la casta, l’establishment, il potere. Non hanno più alibi, devono governare e dimostrare di esserne capaci. Faremo un’opposizione dura, rigorosa e degna».

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