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LUNGA TRATTATIVA

Ferrara, Canonica inagibile: Don Mariotti sfrattato e portato al pronto soccorso

Marcello Pulidori
Ferrara, Canonica inagibile: Don Mariotti sfrattato e portato al pronto soccorso

Il sacerdote si barrica per ore nella “casa” in San Domenico. La polizia lo convince a uscire, poi trasferimento in ospedale

19 luglio 2018
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FERRARA. Ci ha provato in tutti i modi a non lasciare la “sua” chiesa, San Domenico, don Fernando Mariotti. Ma alla fine (dopo nove ore) il prete, 85 anni, ha dovuto cedere, sotto il peso di due provvedimenti, uno del sindaco l’altro del tribunale, di sgombero immediato. Motivo: la inagibilità decretata, peraltro a più riprese, dai vigili del fuoco. L’ambulanza su cui gli infermieri lo hanno fatto salire ha così rappresentato l’ultimo approdo pomeridiano del sacerdote.

Perché al termine di nove ore (dalle 9 alle 18) estenuanti per tutti (custode giudiziale, forze dell’ordine, vigili del fuoco, delegati della diocesi) e che ad un certo punto sembravano non dover più trascorrere, il sacerdote, altre volte protagonista delle cronache cittadine, passo lento, il fedele cagnolino Rocky al guinzaglio, è stato trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale “Sant’Anna” di Cona per accertamenti.

L’esperienza di un infermiere, Filippo Ascanelli e il coordinamento di una dottoressa, hanno evitato che nei confronti dell’ex monsignore potessero essere adottati provvedimenti ben più ruvidi. Tutto è iniziato pochi minuti dopo le 9. Dopo numerosi tentativi con le “buone” esperiti nei giorni scorsi, la custode giudiziale dell’intero complesso edificio (chiesa, canonica e pertinenze), l’avvocato Barbara Grandi, è arrivata davanti al 14 di piazza Sacrati, dove don Mariotti ha abitato fino a ieri alle 17.

Il motivo: rendere esecutiva quella ordinanza di sgombero. Canonica inagibile. Ma qui è venuto il bello, si fa per dire, perché per convincere (in quella che, anche dall’esterno, è apparsa una vera e propria trattativa)il sacerdote ad abbandonare l’ex canonica, è servita tutta la pazienza delle forze dell’ordine, dei pompieri e soprattutto della custode giudiziale. Così, poco dopo le 17, il sacerdote è uscito dal cancello: pallido in volto, dimagrito, provato. E ora, dove alloggerà don Mariotti? Alla casa di riposo “Betlem”? «Non voglio nemmeno sentirne parlare!», la replica dell’ex monsignore. E dove, allora? «Io voglio andare all’Hotel Carlton», ha proseguito il prete. I delegati del tribunale si guardano negli occhi e non gradiscono. E dunque, dove, allora? C’è un appartamento in via Sogari (messo a disposizione dall’associazione che aiuta i sacerdoti in difficoltà) pronto ad accogliere don Mariotti, ma le utenze, luce, gas, acqua, non sono ancora allacciate. Tutto da rifare.

In attesa che qualcosa si sblocchi, la “comitiva” (custode giudiziale, agenti della municipale, religiosi) si ferma, incidentalmente, ai tavolini del dehor, ancora vuoti vista l’ora (le 17,45), del ristorante “Le due comari”. E agli stessi tavolini si accomoda anche il don”, protagonista indiscusso di questo pomeriggio surreale.

C’è anche, e non poteva mancare, l’imprevisto. E difatti arriva. Con ben poca deferenza nei confronti dell’arcivescovo. Col telefonino di un religioso, Mariotti parla difatti cinque minuti con Gian Carlo Perego, al quale alle fine rivolge un saluto decisamente poco amichevole. Poi, poco prima delle 18, la mossa che sblocca pomeriggio e vicenda: arriva un’ambulanza del 118 con medico a bordo, e il don” viene convinto a salire sul mezzo. Poi la liberatoria partenza. Destinazione: il Pronto soccorso dell’ospedale di Cona. Alle 21,45 di ieri l’ultimo atto: i sanitari dispongono il ricovero di don Mariotti alla casa di cura “Quisisana” di Ferrara. —