La Nuova Ferrara

“L’Eterno e il tempo” A Forlì la nascita dell’età moderna

“L’Eterno e il tempo” A Forlì la nascita dell’età moderna

Tra Michelangelo e Caravaggio, da sabato al San Domenico Il museo ospiterà anche El greco, i Carracci e Raffaello

04 febbraio 2018
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Aprirà sabato al San Domenico di Forlì (piazza Guido da Montefeltro, 12) “L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio”. L’allestimento mette in scena per la prima volta in maniera compiuta e in un nuovo percorso espositivo il fascino di un secolo compreso tra un superbo tramonto, l’ultimo Rinascimento, e un nuovo luministico orizzonte, l’età barocca. Il periodo che intercorre tra il compimento del “Giudizio Universale” di Michelangelo nella Cappella Sistina (1541) e la breve affermazione a Roma di Michelangelo Merisi da Caravaggio è per la storia dell’arte uno dei più avvincenti e stimolanti.

La pittura della Maniera aveva messo in campo le ragioni di un’arte per l’arte, in cui a prevalere erano il capriccio e la “licenza”, ovvero una sorta di trasgressione che stesse dentro alla regola: un’arte colta, rivolta a una ristretta élite in grado di compiacersi del gioco di sottili rimandi ai grandi modelli di Raffaello e di Michelangelo, sentiti come insuperabili. A mettere in crisi questo modo di intendere l’arte era stata la polemica dei riformatori protestanti che, contro il lusso della corte pontificia, si richiamavano al rigore della Chiesa delle origini. Ma, ancora prima che il Concilio di Trento teorizzasse il valore didattico delle immagini gli artisti avevano autonomamente elaborato una nuova figurazione in cui le esigenze del racconto prevalessero sullo sfoggio di un virtuosismo fine a sé stesso. Nella stessa Roma si erano per tempo avvertiti segnali di ritorno a una nuova concentrazione sul tema del sacro.

La vicenda umana e artistica di Michelangelo appare sintomatica se proprio la sua aspirazione a una figurazione rigorosa e spogliata di ogni orpello aveva finito per attrarre su di sé gli strali di quanti vedevano nell’essenzialità del nudo un’offesa al decoro. La sua meditazione, compresa da pochi, aveva così offerto il destro alle polemiche più feroci, caratterizzando la malinconica ricerca spirituale dei suoi ultimi anni.

Già prima della metà del secolo Roma si propone come centro di elaborazione di nuovi percorsi, di cui la mostra evidenzia la ricca eterogeneità. Paolo III Farnese, che nel 1545 indice il Concilio di Trento, è a capo di una vera e propria corte alla stregua di quelle europee.

Il fervore costruttivo alimenta la richiesta di nuove opere sacre, concepite in ordine a una nuova leggibilità e a un diffuso sentimento di pietà. Parallelamente lo scrupolo di attenersi al “vero”, al “verosimile” finisce per sviluppare una ripresa dell’autonomia degli studi storici e di quelli naturalistici.

La ricerca scientifica e l’osservazione della natura di studiosi come Aldrovandi e Ligozzi forniscono l’ordito al nuovo, incipiente naturalismo. L’esposizione forlivese, “L’Eterno e il tempo”, tesse un filo estetico di rimandi unici che illustra la nascita dell’età moderna.

Un percorso unico che mostra capolavori di Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Vasari, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, i Carracci, Barocci, Veronese, Tiziano, Zuccari, Reni e Rubens. Tra i due Michelangelo si snoda un percorso culturale innovativo, alla ricerca di un rispecchiamento tra i valori eterni e quelli storici. E se nel primo si dissolve ogni idea o ideale di compiutezza umana e terrena; nel secondo, una umanità intrisa di peccato, scalza e sporca bussa alle porte del cielo.