Il premier da Fabio Fazio. L'idea di restare a Palazzo Chigi non lo affascina

"Sono perplesso davanti agli altolà preventivi al Presidente. Io dico che tutte le forze politiche dovrebbero pensarci almeno cinque minuti. In questo momento dire no a Mattarella significerebbe dire no all'Italia. Molti mettono le mani avanti un po' troppo presto sul governo di transizione o di tregua". Il premier Paolo Gentiloni, dal salotto di 'Che tempo che fa' su Rai1, lancia un appello. Chiede "grandissima prudenza" e avverte: "I nostri fondamentali sono a posto e non faccio nessuna profezia di sventura. Dopo questi anni di sforzi, ci si mette un attimo a mettere l'Italia fuori strada. Quindi, attenzione alle mosse che si fanno soprattutto in economia e politica estera". Eppure, restare a Palazzo Chigi non è un'idea che affascina il presidente del Consiglio: "Preferirei di no, ma per me quello che decide il presidente della Repubblica mi troverà sempre pronto a rispondere. Io lo considero un dovere". E al capo dello Stato recapita un messaggio di stima: "Nel Pd Mattarella troverà un interlocutore positivo, almeno uno".

Poi Gentiloni esprime qualche dubbio sull'allenza Salvini-Di Maio. "Ancora fatico a capire come la Lega e i Cinque stelle, che non sono parenti stretti, riescano a fare davvero un governo insieme. E comunque certamente è un'operazione legittima ma a livello europeo sarebbe considerata un'incognita abbastanza singolare per un grande Paese come l'Italia". Il presidente del Consiglio è guardingo quando commenta, nell'intervista con Fabio Fazio, le parole del leader pentastellato su un governo in prorogatio fino al voto. "Non so se Di Maio mi ha fatto un favore", perché un esecutivo senza il rapporto di fiducia con il Parlamento "ha le complicazioni normali di un governo pieno di urgenze e decisioni da prendere e però manca della forza politica necessaria a rappresentare il Paese in Italia e nel mondo a pieno titolo. Proseguire, quindi, è un problema".

Più di una grana, invece, caratterizza il Pd. E, a una settimana di distanza dal 'tocca a loro' di Matteo Renzi nello stesso studio tv, Gentiloni avverte: "Un partito come il Pd, per definizione di sinistra di governo, non si deve collocare per definizione all'opposizione". Anzi, dopo "le due sberle prese il 4 dicembre e il 4 marzo senza chiedersi perché", dovrebbe "dare una mano e tempo" al segretario reggente, Maurizio Martina, che "si sta impegnando per mantenere unito il Pd e trovare le sue ragioni". Poi un appello alla sua area di riferimento: "Soprattutto se dovesse nascere un governo incognita come quello M5S-Lega bisogna costruire una coalizione ampia di centrosinistra, dai moderati alla sinistra più combattiva, che possa in qualche tempo ridiventare competitiva. È possibile". Vedremo.

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