Bossi: «Salvini sbaglia ma la Lega resta unita»
Il Senatur a Chignolo per la riunione della minoranza “nordista” del Carroccio L’avvertimento al segretario: «Non andare a cercare i voti dei naziskin»
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CHIGNOLO PO. «Ci sono gli indipendentisti che cercano di stare meglio nella Lega, ma questa non è la premessa di una scissione»: Umberto Bossi risponde alla domanda che tutti si fanno prima ancora di entrare nel castello di Chignolo dove è stato invitato dalla minoranza “nordista” del Carroccio e dove lo aspettano 700 persone. La minoranza che in Lombardia fa riferimento all’assessore regionale Gianni Fava e che per riunirsi ha scelto un luogo simbolico. Nel castello di Chignolo, vent’anni fa, si è riunito il primo “parlamento della Lega” e ora i nordisti lo scelgono per segnare la distanza dalla svolta “romana” del segretario Matteo Salvini. Distanti, ma non in conflitto.
«La scissione non c'entra niente – taglia corto il presidente della Lega Umberto Bossi –. È la linea di Salvini che è sbagliata. Punto e basta».
Bossi lascia intendere (e nemmeno troppo larvatamente) che dal voto di primavera si aspetta che gli elettori diano ragione a lui: «Saranno le elezioni a stabilire le cose, io sono venuto qui a Chignolo perché mi hanno invitato». Quanto al tema della sua ricandidatura nel 2018 in Parlamento, caldeggiata anche da Silvio Berlusconi, Bossi risponde: «Io non chiedo niente, io l'ho fatto perché pensavo di dover cambiare le cose. Farò quello che dice di fare la Lega». Per Berlusconi, poi, un appoggio da amico nel momento in cui si riaprono le indagini su di lui e il riconoscimento politico dell’alleanza ai tempi del Pdl: «Berlusconi è una persona per bene che alla Lega ha dato i voti per il federalismo fiscale, e per questo è stato fatto fuori». Sui 5 Stelle Bossi non scommette: «Il tour di Di Maio al Nord? È dura, ognuno ha le speranze che ha... Al Nord, in Lombardia la gente è concreta, vuole vederci chiaro. Ci ruberà voti ? Non penso ci riuscirà».
Il Senatur non si tira indietro nemmeno quando gli si chiede di commentare la vicenda degli skinhead che a Como hanno fatto irruzione nella sala dove era in corso la riunione di un’associazione pro-immigrati. E non ha usato giri di parole: «Il mondo è pieno di matti, diciamo che quei voti la Lega non deve cercarli. Io sono di una famiglia di antifascisti, combattenti non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa. La penso come Spinelli, che considerava lo stato nazione il male assoluto anche se qualcosa di buono lo ha fatto come contenitore della democrazia». Dal palco, Bossi ribadisce il no alla scissione, ma alza i toni contro Roma.
«Non sono d'accordo di far saltare la Lega – dice – ma sapete perché non sono andato via? Perché se andavo via finiva la Lega. Però poi tutti noi dobbiamo parlare quando è il momento, sarebbe troppo comodo criticare senza fare la partita, la partita va fatta». «Non ho creato la Lega solo per prendere voti, noi vogliamo i voti per avere la libertà e la giustizia a casa nostra». Secondo Bossi, ora la priorità è di concludere la trattativa per l'autonomia dopo i referendum di Lombardia e Veneto. «Maroni - dice - deve portare a casa questo, il sistema tributario, che sarebbe la vera rivoluzione. Le premesse possono essere buone. Ma Roma la conosciamo, vogliono i soldi del Nord». Sul tema della “dialettica interna” alla Lega (che poi è un eufemismo per definire la lotta tra i salviniani e gli anti-salviniani), mette l’accento l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, che al congresso della Lega era il candidato segretario alternativo a Salvini e che ha convocato la convention di Chignolo. «Oggi qui nasce una corrente? Non deve nascere niente, questa è la Lega non è una cosa diversa – dice Fava –. Non c'è bisogno di contestare Salvini, c'è bisogno di una Lega che faccia la Lega». Fava, a margine dell’incontro, ha aggiunto: «Nonostante siano passati 20 anni, il nostro messaggio politico oggi è più attuale di allora. È stato commovente vedere il castello stipato dalle tante persone, circa 700, venute dal Nord, gente che ha bisogno di sentire parlare del Nord. C’è bisogno di questione settentrionale, ce lo chiedono i nostri cittadini perchè sanno che abbiamo svolto un ruolo importante nel Paese. E noi vogliamo continuare a fare i leghisti, tornare ad essere quello per cui siamo nati».
Flavia Myriam Mazza
«La scissione non c'entra niente – taglia corto il presidente della Lega Umberto Bossi –. È la linea di Salvini che è sbagliata. Punto e basta».
Bossi lascia intendere (e nemmeno troppo larvatamente) che dal voto di primavera si aspetta che gli elettori diano ragione a lui: «Saranno le elezioni a stabilire le cose, io sono venuto qui a Chignolo perché mi hanno invitato». Quanto al tema della sua ricandidatura nel 2018 in Parlamento, caldeggiata anche da Silvio Berlusconi, Bossi risponde: «Io non chiedo niente, io l'ho fatto perché pensavo di dover cambiare le cose. Farò quello che dice di fare la Lega». Per Berlusconi, poi, un appoggio da amico nel momento in cui si riaprono le indagini su di lui e il riconoscimento politico dell’alleanza ai tempi del Pdl: «Berlusconi è una persona per bene che alla Lega ha dato i voti per il federalismo fiscale, e per questo è stato fatto fuori». Sui 5 Stelle Bossi non scommette: «Il tour di Di Maio al Nord? È dura, ognuno ha le speranze che ha... Al Nord, in Lombardia la gente è concreta, vuole vederci chiaro. Ci ruberà voti ? Non penso ci riuscirà».
Il Senatur non si tira indietro nemmeno quando gli si chiede di commentare la vicenda degli skinhead che a Como hanno fatto irruzione nella sala dove era in corso la riunione di un’associazione pro-immigrati. E non ha usato giri di parole: «Il mondo è pieno di matti, diciamo che quei voti la Lega non deve cercarli. Io sono di una famiglia di antifascisti, combattenti non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa. La penso come Spinelli, che considerava lo stato nazione il male assoluto anche se qualcosa di buono lo ha fatto come contenitore della democrazia». Dal palco, Bossi ribadisce il no alla scissione, ma alza i toni contro Roma.
«Non sono d'accordo di far saltare la Lega – dice – ma sapete perché non sono andato via? Perché se andavo via finiva la Lega. Però poi tutti noi dobbiamo parlare quando è il momento, sarebbe troppo comodo criticare senza fare la partita, la partita va fatta». «Non ho creato la Lega solo per prendere voti, noi vogliamo i voti per avere la libertà e la giustizia a casa nostra». Secondo Bossi, ora la priorità è di concludere la trattativa per l'autonomia dopo i referendum di Lombardia e Veneto. «Maroni - dice - deve portare a casa questo, il sistema tributario, che sarebbe la vera rivoluzione. Le premesse possono essere buone. Ma Roma la conosciamo, vogliono i soldi del Nord». Sul tema della “dialettica interna” alla Lega (che poi è un eufemismo per definire la lotta tra i salviniani e gli anti-salviniani), mette l’accento l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, che al congresso della Lega era il candidato segretario alternativo a Salvini e che ha convocato la convention di Chignolo. «Oggi qui nasce una corrente? Non deve nascere niente, questa è la Lega non è una cosa diversa – dice Fava –. Non c'è bisogno di contestare Salvini, c'è bisogno di una Lega che faccia la Lega». Fava, a margine dell’incontro, ha aggiunto: «Nonostante siano passati 20 anni, il nostro messaggio politico oggi è più attuale di allora. È stato commovente vedere il castello stipato dalle tante persone, circa 700, venute dal Nord, gente che ha bisogno di sentire parlare del Nord. C’è bisogno di questione settentrionale, ce lo chiedono i nostri cittadini perchè sanno che abbiamo svolto un ruolo importante nel Paese. E noi vogliamo continuare a fare i leghisti, tornare ad essere quello per cui siamo nati».
Flavia Myriam Mazza
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