Razza bianca, il mea culpa di Fontana: «Ho usato un'espressione sbagliata e me ne dolgo»
Il candidato leghista alla presidenza della Lombardia accusa gli immigrati: ci cancelleranno. Poi cerca di rimediare: "Un lapsus". E insiste: "Allora va cambiata anche la Carta". Ora il pentimento
di Gabriele RizzardiMILANO. «Ho usato un'espressione sbagliata e di questo mi dolgo»: Attilio Fontana, candidato presidente della Lombardia per il centrodestra, è tornato così a parlare delle polemiche per il suo uso dell'espressione "razza bianca" a Rrt 102.5.
Si è trattata di «un'espressione infelice» ha ammesso, anche se «credo che questa immigrazione incontrollata rischi di creare gravi problemi in futuro al nostro Paese. Questo - ha aggiunto - è quello che volevo dire»
La polemica è scoppiata sul suo primo intervento: «Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate», ha detto Fontana. Meno di una settimana fa, quando è stato scelto dal centrodestra come successore di Maroni, Fontana è stato presentato e raccontato come il “leghista moderato”, uomo di istituzioni e di governo.
Il candidato del centrodestra Attilio Fontana: "Immigrati? Si rischia di cancellare la razza bianca"
La frase "choc" sta scatenando reaioni anche in Europa. «Scandalose»: il vicepresidente della Commissione europea, Pierre Moscovici, in conferenza stampa a Parigi, ha commentato così le parole di Attilio Fontana. Moscovici ha sottolineato che «i partiti illiberali, razzisti, estremisti, vanno combattuti sul terreno politico. Siamo delle democrazie, bisogna lasciare i popoli votare. Anche se sono parole ovviamente scandalose».
«Apro e chiudo una parentesi - ha aggiunto oggi Fontana - Dovremmo cambiare anche la Costituzione comunque perché è la prima a dire che esistono delle razze. Comunque fin dall'inizio ho detto di aver usato un'espressione inopportuna. Il problema però bisogna affrontarlo se si vuole risolvere in futuro questa situazione che rischia di esplodere e creare problemi di carattere sociale». «Io - ha aggiunto
Fontana - volevo sottolineare come un discorso lasciato al caso e all'improvvisazione rischi di essere devastante per il nostro Paese. Solo questo. Da cittadino italiano io mi vergogno di vedere una serie di immigrati che vivono nelle case abbandonate, mi preoccupo di come tanta gente per sopravvivere sia costretta ad entrare nella malavita organizzata». Matteo Salvini ha escluso passi indietro sulla scelta del candidato.
Ma in pochi giorni, allineandosi alle posizioni del suo leader Matteo Salvini, Fontana ha scelto posizioni tutt’altro che moderate. E non a caso ha scelto di collegarsi con Radio Padania. Dove ha incitato gli ascoltatori a reagire: «È un discorso demagogico e inaccettabile quello di dire che dobbiamo accettarli, è un discorso a cui dobbiamo reagire, dobbiamo ribellarci: non possiamo accettarli tutti. Vorrebbe dire che non ci saremmo più noi come realtà sociale e etnica, perché loro sono molti più di noi, perché loro sono molto più determinati di noi nell’occupare questo territorio».
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Una posizione che ha ovviamente scatenato le polemiche. E che ha costretto l’aspirante governatore a correggere il tiro: «È stato un lapsus, un errore espressivo, intendevo dire che dobbiamo riorganizzare un’accoglienza diversa che rispetti la nostra storia, la nostra società». Ma nel mondo della politica nessuno sembra voler accettare la retromarcia dell’ex sindaco leghista di Varese. A difenderlo c’è Matteo Salvini, che parla di «islamizzazione sottovalutata», insiste sulla riapertura delle “case chiuse” (una proposta che ha suscitato gelo negli ambienti cattolici e imbarazzo tra gli alleati), conferma che in settimana ci sarà l’incontro con Berlusconi e Meloni e quindi rilancia: «Al governo normeremo ogni presenza islamica nel paese, siamo sotto attacco, sono a rischio la nostra cultura, società, tradizioni, modo di vivere».
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Quel che è certo è che Forza Italia è stata costretta a difendere il suo scomodo alleato. «Conosco Fontana da tempo, è una persona seria e moderata, non un razzista. Si è trattato di una frase infelice della quale si è già scusato» dice Mariastella Gelmini. Dal centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle, invece, la condanna è netta. «Altro che farneticanti dichiarazioni sulla “razza bianca”: il derby tra rancore e speranza è la vera sfida che caratterizzerà il 4 marzo, in Lombardia come nel resto del paese» dice Matteo Renzi. Con lui lo stesso Gori: «C’è chi parla di forconi e razza bianca. Noi parliamo di formazione, lavoro, crescita, Europa, senza isterismi e demagogia. Fontana è Salvini in giacca e cravatta».
Per il ministro Martina, il candidato del centrodestra «non è all’altezza» di guidare la più importante regione del paese mentre Ettore Rosato parla di «vergogna razzista». Di razzismo parla anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando mentre gli esponenti di Leu, Loredana De Petris e Francesco Laforgia denunciano «parole ignobili e fasciste». Al coro si aggiunge anche il candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio: «Berlusconi dice che siamo peggio dei post comunisti, che loro sono moderati e noi estremisti. Se loro sono moderati allora io sono Gandhi...». A prendere le distanze dal candidato leghista è anche il segretario della Cei, Nunzio Galantino. «Non sono a conoscenza del fatto, ma mi auguro che la frase non sia vera» dice l’alto prelato. Durissima è la reazione di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma: «È concepibile nel 2018 dover ribadire agli ignoranti che non esiste una razza bianca da difendere, a ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali? ».
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