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Vigevano, Teresio Olivelli adesso è Beato

Oltre 3.000 fedeli al palasport, la commozione del vescovo. Il 16 gennaio è il giorno che la Chiesa dedicherà al martire lomellino

2 minuti di lettura

VIGEVANO . Alle 10.44 di sabato 3 febbraio Teresio Olivelli è diventato un Beato della Chiesa cattolica. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha letto la Lettera apostolica scritta in latino e firmata da papa Francesco e, subito dopo, è stato alzato il drappo che copriva l’immagine del “ribelle per amore”. Nella stessa dichiarazione pontificia è stato indicato il giorno in cui, ogni anno, si potrà celebrare la sua memoria liturgica: 16 gennaio, giorno del suo battesimo. Il lungo applauso degli oltre 3mila partecipanti alla cerimonia svoltasi nel Palasport ha concluso il cuore del rito di beatificazione, momento di grande emozione per la diocesi di Vigevano e per la Lomellina. «Si erano prenotati in circa 3.500 – spiegano gli organizzatori – ma non tutti i fedeli che avrebbero dovuto arrivare in pullman si sono presentati».

Rito iniziato con la richiesta al cardinal Amato avanzata dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, accompagnato dal postulatore della causa di beatificazione monsignor Paolo Rizzi. «La diocesi di Vigevano – ha detto il vescovo – umilmente chiede al Santo Padre Francesco di voler iscrivere tra i Beati il Venerabile Teresio Olivelli, fedele laico e martire». Poi, mentre presentava il profilo biografico di Olivelli, monsignor Gervasoni si è commosso dovendosi schiarire la voce per l’emozione. Allo storico appuntamento, ripreso in diretta dalle telecamere di Tv2000, hanno partecipato moltissimi Alpini arrivati da ogni parte d’Italia, i gruppi Oftal e Scout Agesci, le confraternite religiose e decine di studenti. Numerosi i sindaci lomellini con fascia tricolore. La sicurezza è stata garantita da polizia, carabinieri, polizia locale, protezione civile, vigili del fuoco e militi della Croce rossa.

Il clima di festa, ancor prima dell’inizio della messa, è stato allietato dal coro della Cappella musicale del duomo di Vigevano, dalla Corale Laurenziana di Mortara e dalle corali di Sant’Angelo, Sartirana e Zeme, diretti da don Paolo Lobiati. Sull’altare campeggiava la frase di Olivelli «Non posso lasciarli soli, vado con loro».

La messa, iniziata alle 10.30, è stata concelebrata dal cardinal Angelo Amato, dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, dal vescovo Gervasoni, da altri 18 vescovi e da un centinaio di sacerdoti della diocesi vigevanese e di diocesi limitrofe. Con loro anche monsignor Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg: nel suo territorio si trova Hersbruck, nel cui campo di concentramento Olivelli fu ucciso il 17 gennaio 1945.

Mentre veniva cantato l’inno del Beato, il nipote Diego Olivelli ha portato all’altare le reliquie dello zio, accompagnate da una ciotola di fiori e da un cero consegnati da Venanzio Gibillini, compagno di prigionia di Olivelli, e da un rappresentante degli Alpini di Varese. La celebrazione è continuata con preghiere e letture presenti nella messa per un martire, in cui i paramenti liturgici sono di colore rosso per evidenziare il sangue versato. Le letture sono state proclamate dal mortarese Giuseppe Felicioni e da Leandra Antonioni di Bellagio. Le preghiere dei fedeli, invece, sono state proclamate da suor Maria Olivelli, parente del nuovo beato, Alice Olivelli, figlia del nipote Diego, Gigliola Foglia di Tremezzo, Davide Scalfi dell’Azione cattolica di Vigevano e un militare degli Alpini. All’offertorio i doni per la mensa eucaristica sono stati portati da Marco Ferraresi dell’Unione giuristi cattolici di Pavia e da Pierangelo Ferrandi di Zeme. Al termine della celebrazione liturgica, monsignor Rizzi ha portato in processione l’artistico reliquario con le reliquie del Beato: una ciocca di capelli e un ciuffo di barba, la prima tagliata dalla mamma quando era bambino, il secondo tagliato da Teresio prima di partire per il fronte e inviato allo zio.

Umberto De Agostino
 

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