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Miradolo non dimentica “Dea”

Panchina rossa, fiaccolata e la cucina dell’oratorio intitolata alla vittima

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MIRADOLO. Dopo la scoperta della morte di “Dea” una «fiaccolata in rosso» per ricordarla era stata organizzata da oratorio e parrocchia di Miradolo. A ogni residente era stato chiesto di esporre da finestre o balconi appunto un panno rosso, il colore simbolo della lotta alla violenza sulle donne, e un indumento rosso aveva indossato chi aveva partecipato alla fiaccolata partita da via Quattro Novembre, strada del centro di Miradolo, dove la 40enne uccisa aveva vissuto nell’ultimo periodo della sua vita. Erano scese in strada oltre 200 persone per la fiaccolata voluta dal parroco don Nando Brizzolari, con l'oratorio e il coro Santa Cecilia, per “Dea ma anche per tutte le donne maltrattate, violate, uccise».

Al corteo avevano partecipato l'ex marito della donna un amico che aveva voluto dirle alla fine: «Siamo certi che ora sei in paradiso con gli angeli». Anche la cucina dell'oratorio di Miradolo è stata intitolata a Lavdije Kruja, proprio ricordarla come vittima di un femminicidio. Aveva spiegato il parroco quando è stato ritrovato il corpo della donna: «Era arrivata qui da un altro Paese ma da subito si era integrata perfettamente. Aveva iniziato a frequentare la chiesa e a portare all'oratorio i figli, aveva lavorato per i centri estivi e si era iscritta al coro parrocchiale. In mensa ci sarà una sua grande fotografia e una dedica per ringraziarla di quanto ha fatto, per la nostra comunità e per i giovani, sempre con il sorriso». Ed era partito un appello al Comune per intitolare a Dea, descritta come “sensibile, gentile e sempre sorridente”, anche la panchina rossa installata a Miradolo come simbolo anti violenza.

«Ricordo bene Dea – dice il vicesindaco di Miradolo, Ottavio Dehò – per un periodo, dopo la separazione dal marito è stata ospite di un amico che si è preso cura di lei. La casa era vicina a quella di mia madre, quindi la incontravo spesso: la sua situazione non era facile, lavorava come badante o colf e cercava di crescere nel modo migliore i figli che hanno frequentato le elementari a Miradolo». Dopo la morte della madre «sono stati affidati al padre che vive altrove».

La panchina rossa nel parco di Miradolo «non è stata intitolata specificamente a Dea, a tutte le donne vittime di violenza, quindi in sostanza anche a lei». All'inaugurazione il sindaco Gianpaolo Troielli aveva spiegato che «il Comune di Miradolo ha aderito al progetto lanciato dagli Stati Generali delle donne per dire un fermo “no” alla violenza, e sensibilizzare la cittadinanza. La panchina rossa, vuole ricordare le donne uccise da mariti, fidanzati e compagni e rappresentare un luogo di incontro e di confronto per riflettere su un fenomeno drammatico».(a.m.)

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