Il chirurgo dei bimbi del Terzo Mondo che salvò Cassano
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GIACOMO BERTONIil personaggio
PAVIA
Sarà Mario Carminati, direttore della cardiologia pediatrica e dell’adulto del policlinico San Donato, l’ospite d’onore della serata organizzata da Croce verde Pavia domani sera alle 21 nel salone Giuliano Ravizza in via Lovati 45.
Carminati, cardiologo di fama internazionale, ha conquistato le prime pagine dei giornali nel novembre 2011 per aver effettuato un delicato intervento al cuore al calciatore Antonio Cassano. «È con grande orgoglio che accoglieremo Mario Carminati – spiega Paolo Bottoni, Croce verde –, perché è nato scientificamente a Pavia e ci lega a lui una profonda amicizia. Nell’ultimo anno abbiamo organizzato ormai 60 eventi aperti alla città, in questa serata vogliamo presentare l’attività dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo, un’eccellenza che opera nei Paesi più poveri». Mario Carminati si è laureato in medicina all’università di Pavia nel 1976, dove si è specializzato in malattie dell’apparato cardiovascolare. Dopo una seconda specializzazione, in pediatria, ha lavorato agli Ospedali Riuniti di Bergamo, all’ospedale Apuano di Massa, per poi arrivare nel 2000 al policlinico San Donato.
Lì, lavorando assieme ad Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia pediatrica e presidente dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo, inizia la sua attività di medicina umanitaria, con missioni in Egitto, Tunisia, Libia, Siria, Amazzonia e India. «Lavoriamo su due fronti – racconta Carminati –, eseguiamo missioni nei Paesi più poveri dove non ci sono né l’esperienza né i macchinari necessari per operare in sicurezza. Inoltre offriamo la possibilità ad alcuni medici di fare training per alcuni mesi da noi al San Donato per formarli». Oltre 12.500 diagnosi e cure a bambini cardiopatici, 415 missioni umanitarie nel mondo, 3.300 operazioni salvavita svolte durante le missioni: «L’Europa è un Paese più fortunato – spiega Carminati – è nostro dovere quindi aiutare questi bambini con cardiopatie congenite che, senza le nostre missioni, non avrebbero speranze». —
GIACOMO BERTONI
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