Il Pd dimentica le donne Scatta la rivolta in rosa
Scende in campo la Conferenza delle iscritte per sollecitare la segreteria D’Imperio: «Non bastano quattro candidate, bisogna che una sia eletta»
Fabrizio Merli pavia
Fidarsi dei maschi è bene, ma controllare è molto meglio. Così, a Pavia, la componente femminile del Partito democratico è intervenuta con forza per rammentare che, alle elezioni provinciali del prossimo 31 ottobre, tra i nuovi consiglieri una dovrà essere una donna.
La lista che il Partito democratico sta ultimando comprende 10 nomi (anche se potrebbe arrivare a 12). Si tratta di candidati al ruolo di consigliere provinciale in elezioni di secondo livello. Significa che, a votarli, saranno sindaci e consiglieri comunali del territorio. I margini di manovra sulle candidature, quindi, sono molto più ampi che in elezioni di primo livello. Per legge, i candidati devono essere al 60 per cento uomini e al 40 per cento donne. Infatti la lista provvisoria include 6 nomi di maschi (tra i quali i 5 consiglieri uscenti Emanuele Corsico Piccolini, Paolo Gramigna, Piergiorgio Maggi, Marcello Infurna ed Emiliano Scolè, oltre al consigliere comunale di Pavia Antonio Campanella) e 4 di esponenti femminili.
Ma il coordinamento donne del Pd, nei giorni scorsi, ha avuto il sentore che non vi fosse la reale volontà di far eleggere almeno una donna. «Abbiamo sottolineato – spiega Emanuela Marchiafava, ex assessore provinciale – che sarebbe inammissibile avere un gruppo costituito da soli uomini».
Tra l’altro, l’unica donna attualmente in consiglio provinciale, la vice presidente Milena D’Imperio, non ha intenzione di ricandidarsi rispettando lo statuto del Pd che limita a due i mandati consecutivi che si possano portare a termine.
«E proprio perchè io non mi ricandido – dice D’Imperio – abbiamo chiesto che tra gli eletti, e non tra i candidati, almeno una sia donna».
Dell’argomento si è discusso lunedì sera, nel corso della segreteria cittadina del Pd, ma la decisione definitiva spetterà alla segreteria provinciale, che dovrebbe ufficializzare la lista entro oggi.
«Abbiamo preso atto della richiesta – dice il segretario provinciale del Pd, Alberto Lasagna – e ne terremo conto nella costituzione della lista». A complicare ulteriormente la situazione vi sono altri elementi. Prima di tutto il fatto che dell’elettorato sono entrati a fare parte anche sindaco e consiglieri comunali di Voghera, che nel 2016, alla precedente tornata, non potevano votare in quanto il Comune era commissariato. E poi, secondo le voci della vigilia, il 31 di ottobre il centrodestra partirebbe avvantaggiato rispetto al centrosinistra.
Gli spazi di manovra, quindi, si restringono, considerato che il Consiglio provinciale è composto da 12 eletti. La componente femminile del Partito democratico, nelle scorse settimane, si è riunita in diverse occasioni, sia come coordinamento delle donne che come conferenza delle amministratrici. È stato in queste occasioni che, confrontandosi, le esponenti dem hanno maturato il sospetto di essere state tagliate fuori. Per questo, dagli incontri, sono usciti tre nomi al femminile che D’Imperio avrebbe fatto nel corso della segreteria di lunedì. Poichè a votare saranno sindaci, consiglieri comunali e consiglieri provinciali uscenti del Partito democratico, non dovrebbe essere difficile trovare, all’interno del partito, un accordo per garantire una donna tra gli eletti. —
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