E al Copernico spuntano tanti piccoli presepi
Pavia, allestiti nelle aule, sui banchi, nei corridoi del liceo scientifico del Ticinello. Elena Poma: «Idea spontanea dei ragazzi»
di MARIA GRAZIA PICCALUGAPAVIA. C’è chi ha portato la statuina di un pastore, chi una pecorella di gesso, una capanna di legno, il muschio colto in giardino e una stella cometa di pasta di sale. Giorno dopo giorno al liceo Copernico sono spuntati, qua e là, piccoli presepi. Su un banco in un angolo della classe, sui davanzali delle finestre, nei corridoi, anche su un cattedra.
Gli studenti 2.0, che comunicano usando Whatsapp, seguono le lezioni sulle lavagne multimediali e maneggiano la Rete come se ci fossero nati dentro, hanno riscoperto il presepe tradizionale. Di gesso, creta, legno, fieno, bambagia e cartone. Qualcuno ha anche costruito le statuine con tappi di sughero e faccine sorridenti di carta.
«Sono comparsi spontaneamente un po’ ovunque – dice la professoressa Elena Poma, che insegna Lettere – molti più dello scorso anno. Così ho pensato di coinvolgere i miei alunni in una riflessione sul Natale, nel rispetto di tutti ovviamente». E sono piovuti sulla cattedra della prof foglietti, pensieri e, ovviamente, anche e-mail sulla sua casella di posta elettronica.
Sacro e profano si mescolano. Emerge pur sempre la voglia di fare qualcosa insieme. «Per noi il presepe rappresenta non solo un legame religioso ma soprattutto familiare. Il momento in cui lo realizziamo è un insieme di emozioni, gioia, amore, felicità e condivisione di ricordi» spiegano Elisabetta, Vittoria, Aurora di 2ªE. «Una tradizione da condividere con il resto della famiglia» per Matilde Magnani di 2ªC e per Pietro Olzeri.
«Per me e la mia famiglia la mattina dell'8 dicembre rappresenta un momento di gioia in cui ci divertiamo ascoltando canzoni natalizie, riempiendo la casa di addobbi e luci» scrive Letizia Calvi che ha collezionato 50 pezzi per il suo presepe. Invece pare che Lorenzo Carimali lo tenga «tutto l’anno perché è esageratamente grande per metterlo via ogni volta. Inoltre ci sono pezzi in vetro illuminati da lucine che, nelle fredde e buie sere invernali, brillano creando un’atmosfera magica in casa».
«Quest'anno nella nostra scuola ci sono più presepi che alberi. Che cosa vorrà dire?» si chiede Alessandro Sarchi. Per Irene Parisotto, di 2ªD., «il presepe è vedere la mia famiglia riunita alla sera che discute allegramente su come posizionare il muschio. Significa attesa, attesa di una grande nascita in un luogo umile; una simbolica accoglienza e apertura non solo verso Gesù ma anche verso il prossimo».
«Cos'è per me il presepe? - si domanda Camilla Zancan, classe 2ªE. - Io penso che sia un invito alla riflessione per vivere seriamente il mistero del Natale. Perché il Natale non si limita a profumi e balocchi: per quello è sufficiente vivere nella parte di mondo globalizzata, poi i doni si ricevono anche al compleanno. Ciò che rende questa festa così speciale è l'atmosfera, l'aria che si respira, la consapevolezza di un'attesa».
Un simbolo religioso per qualcuno, una tradizione da conservare per altri, un semplice elemento decorativo per altri ancora. Ma c’è anche chi non l’ha mai allestito perché di un’altra religione o perché non credente. E ancora chi, come Silvia di 2ªC., ritiene che sia meglio non allestirlo a scuola perché anche «un gesto innocente come fare un presepe potrebbe urtare altre sensibilità». E se per Bianca Ianosel e Giulia De Biasi «ha assunto con il tempo un significato sentimentale più che religioso, un pretesto per riunire la famiglia», Simone Casarini preferisce l’albero perché «mia sorella riempie il presepe di cowboy e Power Rangers e così perde un po' di significato».
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