Prigionieri sudafricani in Lomellina
Venerdì prossimo Giuseppe Zucca a Sartirana: «Svelerò i nomi di chi aiutò gli alleati a fuggire»
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Una ragazza di 20 anni, il parroco e il curato di Ferrera Erbognone nel 1943 aiutarono tre soldati sudafricani a fuggire dal campo di prigionia. Uno di loro, Sidney Feinson, riuscì a tornare in patria e ispirò la nascita dell’associazione benefica “Red socks on friday” (Calze rosse di venerdì), in ricordo degli amici lomellini che lo misero nelle condizioni di scappare in Svizzera. La storia è raccontata nel libro “Prigionieri di guerra in Lomellina. Campo di lavoro n. 146 (aprile-settembre 1943)”, che sarà presentato venerdì 12 gennaio, alle 21, a Sartirana nella sala conferenze del ristorante “Canaja” di via Cavour. L’autore, Giuseppe Zucca, è il figlio di Giovanna Freddi, la coraggiosa ragazza del 1943. Il volume stampato dalla sezione lomellina di Italia Nostra racconta la storia di tre soldati catturati nel 1942 dalle truppe italo-tedesche a Tobruk e poi tradotti a Mortara e a Ferrera Erbognone, nel distaccamento della cascina Confaloniera.
«A Sartirana, invece – dice Zucca, ex dirigente scolastico a Mortara, Garlasco e Robbio – racconteremo la storia di uno dei 130 prigionieri sudafricani rinchiusi nelle cascine locali e renderemo noti i nomi dei sartiranesi che aiutarono i soldati alleati a fuggire in Svizzera. Comunque, non voglio svelare nulla prima dell’incontro di sabato prossimo per accrescere la curiosità del pubblico».
Nel 2014 Zucca ricevette una telefonata da una ragazza di origine italiana residente a Dublino. «Mi chiese se io fossi il figlio di Giovanna Freddi e, alla mia risposta affermativa, mi raccontò una storia che ha dell’incredibile – ricorda – Al centro c’è l’associazione “Red socks on friday”, che si finanzia con manifestazioni di vario genere in cui vengono vendute calze rosse». Partendo dalla telefonata giunta dall’Irlanda, Zucca ha svolto un’accurata ricerca in diversi archivi nazionali ed esteri arrivando a ricostruire le vicende di oltre mille prigionieri di guerra che nell’aprile 1943 giunsero a Mortara e poi furono distribuiti in decine di campi della Lomellina.
«Ancora di più ho voluto documentare la grande umanità di centinaia di lomellini che aiutarono quei fuggiaschi salvandoli dai campi di concentramento tedeschi», conclude. A Ferrera Erbognone, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fra Italia e Alleati, i tre soldati fuggirono dalla Confaloniera e si nascosero in aperta campagna: furono aiutati e sfamati da Giovanna, dal parroco don Angelo Pusineri e dal curato don Pietro Bacchella.
Umberto De Agostino
«A Sartirana, invece – dice Zucca, ex dirigente scolastico a Mortara, Garlasco e Robbio – racconteremo la storia di uno dei 130 prigionieri sudafricani rinchiusi nelle cascine locali e renderemo noti i nomi dei sartiranesi che aiutarono i soldati alleati a fuggire in Svizzera. Comunque, non voglio svelare nulla prima dell’incontro di sabato prossimo per accrescere la curiosità del pubblico».
Nel 2014 Zucca ricevette una telefonata da una ragazza di origine italiana residente a Dublino. «Mi chiese se io fossi il figlio di Giovanna Freddi e, alla mia risposta affermativa, mi raccontò una storia che ha dell’incredibile – ricorda – Al centro c’è l’associazione “Red socks on friday”, che si finanzia con manifestazioni di vario genere in cui vengono vendute calze rosse». Partendo dalla telefonata giunta dall’Irlanda, Zucca ha svolto un’accurata ricerca in diversi archivi nazionali ed esteri arrivando a ricostruire le vicende di oltre mille prigionieri di guerra che nell’aprile 1943 giunsero a Mortara e poi furono distribuiti in decine di campi della Lomellina.
«Ancora di più ho voluto documentare la grande umanità di centinaia di lomellini che aiutarono quei fuggiaschi salvandoli dai campi di concentramento tedeschi», conclude. A Ferrera Erbognone, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fra Italia e Alleati, i tre soldati fuggirono dalla Confaloniera e si nascosero in aperta campagna: furono aiutati e sfamati da Giovanna, dal parroco don Angelo Pusineri e dal curato don Pietro Bacchella.
Umberto De Agostino
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