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MERCOLEDì (ORE 18) L’INCONTRO AL GHISLIERI

Su Google si trova di tutto. Se ad esempio si chiedono online le cause di un semplice mal di testa, il motore di ricerca risponde così: ansia, stress, stanchezza, commozione cerebrale, attacco...

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Su Google si trova di tutto. Se ad esempio si chiedono online le cause di un semplice mal di testa, il motore di ricerca risponde così: ansia, stress, stanchezza, commozione cerebrale, attacco ischemico, aneurisma, tumore cerebrale. Internet, senza un adeguato senso critico, è in grado di insinuare a chiunque il dubbio di essere malato per davvero.

Allo stesso tempo, illude il paziente di poterne sapere di più del medico e, spesso, mette sul piatto d’argento dell’utente terapie alternative a quelle della medicina tradizionale. Con il web, insomma, la salute diventa per molti un “fai-da-te”, che a volte, certo, può fare al caso proprio, ma che rischia di provocare conseguenze anche gravi.

Perché dunque la società contemporanea sembra diffidare della scienza ufficiale, in favore di una pseudoscienza decontestualizzata e priva di veridicità dimostrata? Risponderanno a questa domanda, martedì alle 18, al collegio Ghislieri di Pavia, Giovanni Maga, professore dell’istituto di Genetica molecolare pavese, e Roberta Villa, medico e giornalista impegnata nella lotta contro le bufale scientifiche. I due relatori terranno la conferenza “Miti scientifici e come sfatarli”.

Villa, perché non ci si riesce più a fidare ciecamente dei medici?

«Perché sono cambiati i tempi. Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una trasformazione radicale del mondo della medicina, il quale è passato da un modello di sudditanza nei confronti del medico a un modello partecipativo in cui il paziente viene coinvolto nelle scelte che riguardano la propria salute. Qui è avvenuto un cortocircuito: nel momento in cui il paziente prende parte in maniera attiva alla sua cura, è chiamato infatti ad informarsi sull’argomento adeguatamente, senza però averne le competenze. Oggi c’è poca alfabetizzazione sanitaria: le persone non capiscono i termini medici e, nel calderone di internet, non si rendono nemmeno conto di non distinguere più ciò che è valido da ciò che non lo è».

Ad esempio?

«I vaccini: sostenere che provochino l’autismo e chissà quanti altri mali è un’assurdità scientifica. Oppure la Nuova medicina germanica di Ryke Hamer, che considera il cancro come una manifestazione di traumi o conflitti interiori irrisolti, secondo una teoria che manca di qualsiasi riscontro biologico o clinico. Oppure la questione delle intolleranze alimentari».

Cioè?

«Le intolleranze che riguardano il cibo, ad eccezione di casi rarissimi, sono solo due: una per il lattosio e una per il glutine; entrambe provocano mal di pancia e diarrea. Coloro che dicono che l’intolleranza ha causato loro l’asma o un improvviso aumento di peso, mentono o non sanno di mentire. Non è vero che se un celiaco mangia la pizza ingrassa, al massimo dimagrisce. Se bisogna giustificare il fatto che si è ingrassati, è meglio essere sinceri e ammettere che si è dei buongustai».

Come si arriva a credere a certe bufale?

«Ho una mia teoria: siamo una società che ha buttato la religione fuori dalla porta ma che se la ritrova rientrata dalla finestra. La religione è sempre stata nella nostra cultura, definendo pure certi dettami alimentari. Ora non possiamo liberarcene con leggerezza. Ho notato che tra le famiglie “antivaccini” e “pro-intolleranze” è dato un valore assai alto alla purezza, che, come si sa, può facilmente assumere connotati sacrali. Ricordiamoci che oggi vanno tantissimo di moda le diete “detox”, cioè depurative, la necessità di disintossicarsi dalle tossine. Penso sia il nostro modo di riprende contatto con la religiosità perduta, che tuttavia non ha nulla a che fare con la scienza».

Mentre l’omeopatia da che parte sta?

«È un’altra bugia. Ci sono medici che prescrivono cure omeopatiche in quanto ci credono loro stessi (nessuno è immune dalle cosiddette “fake news”), altri che lo fanno per guadagnarci economicamente e altri ancora che le usano come placebo. In ogni caso, non si tratta di farmaci ma di caramelline di acqua e zucchero. È la scienza ad affermarlo, non io».

Gaia Curci

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