Il rilancio della Portalupi con i vecchi della “coope”
Il ritrovo a pochi passi dal Ticino che lancia i gruppi musicali emergenti La presidente Carla De Paoli: «Qui tutti si sentono come a casa propria»
Il manifesto dei Nofx fa ancora capolino in bella mostra vicino all’ingresso. Era il 1993 la rock band americana suonava alla Cooperativa Portalupi alla frazione Sforzesca di Vigevano. Di lì a pochi mesi sarebbero diventati una band famosa con il loro “Punk in Drublic”, disco in grado di vendere più di un milione di copie e di diventare uno dei simboli della cosiddetta Generazione X degli anni ’90. In quegli anni i concerti in Coope erano un appuntamento fisso per tutti i ragazzi di Vigevano, che tra loro sussurravano “Oh ma lo sai che ci hanno suonato pure i Nofx”. Quell’appuntamento è solo uno dei tanti eventi che hanno caratterizzato la lunga storia di un luogo di ritrovo nato come dopolavoro fascista, poi diventato punto di riferimento dell’estrema sinistra, «quasi un centro sociale» dicono ancora oggi i gestori.
«E dire – continuano – che ha sempre portato il nome di un fascista. Ma già nel 1947 la conoscevano con questo nome e non è mai stato cambiato». Oggi c’è molta meno politica di un tempo, ma i concerti in Coope oggi ci sono ancora, grazie a un gruppo di ragazzi, tutti tra i 20 e i 30 anni, e qualcuno anche più giovane, che ha tolto la polvere dai manifesti degli Agnostic Front e dei Nofx, e hanno fatto ripartire uno dei luoghi storici di Vigevano, con il contributo dei “vecchi” della Coope, che poi tanto vecchi non sono visto che sono ancora in prima linea a servire birre, vino e salamelle, che si spingono ancora in motorino in quel ritrovo a pochi passi dal Ticino al sabato sera, per sentire gruppi emergenti». «Sono arrivata dieci anni fa – spiega Carla De Paoli, attuale presidente della Cooperativa – per organizzare una festa di Rifondazione Comunista. E mi sono fermata qui». Oggi Carla è l’anima della Cooperativa e ha voluto dare fiducia ai ragazzi come Giulio De Busti. «In Cooperativa – racconta Giulio, che è la voce del gruppo indie rock La Nuit – ci sono arrivato a 17 anni. Mi piaceva la musica e ci sono arrivato per quello. Qui mi sono trovato a casa mia subito, perché è uno di quei locali dove anche se entri solo, qualcuno che si avvicina a te e vuole parlare lo trovi». E di questo in Coope vanno orgogliosi. «Ci sono persone che vengono a pranzo ogni 15 giorni, alla domenica, da Milano – dice Carla –. Mi ha fatto piacere quando mi hanno detto: “Qui ci sentiamo a casa nostra”».
Qualche cambiamento però c’è stato rispetto agli anni in cui era la politica a farla da padrona, anche se la festa di Rifondazione si tiene ancora. «Abbiamo tolto i simboli politici – dice Giulio – proprio perché nessuno debba sentirsi a disagio e diamo spazio a tutti, anche se non ospiteremo mai iniziative di gruppi che hanno idee razziste o contro la legalità». Il messaggio è passato anche in città e i soci della Cooperativa lo raccontano con orgoglio. «Organizziamo molti eventi di beneficenza – spiega Carla – e una volta abbiamo avuto una collaborazione con i Rotaract la sezione giovanile del Rotary. All’inizio i ragazzi erano un po’ diffidenti, ma poi erano i più scatenati di tutti».
Non ci sono solo i giovani rotariani. Oggi le sale della Cooperativa sono piene di ragazzi, che quando uscì “Punk in Drublic” non erano nemmeno nati, e forse considerano l’hard core californiano roba da vecchi. Loro, i “vecchi” della Coope, gente cresciuta a pane e comunismo, lo raccontano con un sorriso un po’ compiaciuto, rimproverando Carla, che con i ragazzi è “troppo permissiva”, ma con le nuove generazioni si sono ambientati molto bene.
Andrea Ballone
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