riceverà il premio “cirro d’oro 2018”
Flavio Bucci, attore, doppiatore e produttore cinematografico torinese, racconta il film “Il Vangelo secondo Mattei”, in cui ha interpretato il ruolo di uno dei protagonisti, e l’intreccio di temi...
Flavio Bucci, attore, doppiatore e produttore cinematografico torinese, racconta il film “Il Vangelo secondo Mattei”, in cui ha interpretato il ruolo di uno dei protagonisti, e l’intreccio di temi storici, ma pur sempre attuali, che in questo si dipanano, dall'ecologia e l’estrazione del petrolio, alla continua ricerca di riscatto dell'uomo. Il titolo del film si riferisce ad Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, che morì in circostanze mai davvero chiarite nel 1962, precipitando con l’aereo a Bascapè, in provincia di Pavia. Il film consacra Bucci ancora una volta come attore di grande spessore che fa del connubio tra toni ironici e riflessivi la sua cifra distintiva: l’attore riceverà questa sera a Canneto Pavese il premio Cirro d’oro 2018.
Flavio Bucci, il premio viene consegnato come riconoscimento all'originalità della carriera di grandi personaggi dello spettacolo: una bella soddisfazione?
«I premi mi sono sempre graditi, sono un riconoscimento al lavoro svolto e mi rendono sempre felice, sono contento di riceverlo ancor più in questa occasione».
Il titolo del film, “Il Vangelo secondo Mattei”, così come la tematica affrontata, in particolare per quanto riguarda la questione dell’estrazione petrolifera, sembra riferirsi anche alla vicenda di Enrico Mattei. Ma non solo, considerando il tributo a Pasolini e alla sua pellicola “Il Vangelo secondo Matteo” e all'opera “Petrolio”. Come si intrecciano nel film questi temi così importanti?
«Le problematiche affrontate nel film, i temi dell’ecologia, dell’estrazione petrolifera, dell’inquinamento, sono questioni che rimangono ancora aperte tutt'oggi, sono delle incognite, se così vogliamo definirle. E si riallacciano tutte a una tematica più generale e universale che è quella della ricerca continua di risposte sul nostro futuro, che non riusciamo a capire se esistono o meno, e che si continuano a cercare».
Una delle tematiche trattate nel film è appunto quella ecologica inerente l’estrazione del petrolio, non a caso sempre un riferimento alla storia, ricordando le cosiddette “sette sorelle”, multinazionali di estrazione del petrolio e, ancora una volta, quindi, all’Eni di Enrico Mattei.
«Si tratta di un dibattito ancora aperto e molto attuale. Sì, se ci pensiamo è una questione che ci riguarda tutt'oggi: da una parte il petrolio lo condanniamo e da una parte non possiamo farne a meno. In questo modo si ritorna sempre allo stesso punto, il tentativo continuo di miglioramento della condizione dell’essere umano. Questo andrà avanti e potrà sicuramente essere un problema per le generazioni future; l’uomo non si fermerà mai nel tentativo di migliorarsi sempre, in questo caso da un punto di vista tecnico, scelta che può essere ritenuta giusta o sbagliata».
All'interno del film il suo personaggio, quello dell'aspirante attore settantenne Franco Gravella si rivela a tratti ironico, ma in realtà fa molto riflettere.
«Franco è un personaggio di carattere generale in cui ci si può ritrovare o meno, ma che rappresenta, ancora, la ricerca. Il meccanismo del racconto per immagini fa riflettere lo spettatore sulla condizione dell’uomo. Questo è il ruolo di mediazione dell’attore che deve mettersi in gioco per raccontare. È in fin dei conti lo scopo della finzione che opera attraverso il racconto per immagini ripercorrendo epoche storiche e tematiche che riguardano particolari generazioni».
I luoghi dove è stato girato il film, in particolare Matera e quindi la Basilicata, sono gli stessi dove Pasolini stesso ha girato il suo “Il Vangelo secondo Matteo”: quale significato hanno per lei?
«Per lavoro ho girato molto e visitato tanti luoghi, in ciascuno sono stato per fare qualcosa, ma allo stesso tempo ho imparato tanto, soprattutto in luoghi come questo che vanno riscoperti, Matera, in particolare».
Come definirebbe il film “Il Vangelo secondo Mattei”?
«È una profonda ricerca e trasmissione attraverso l’immagine di ciò che si trova profondamente dentro noi stessi e che spesso nemmeno conosciamo. Un insegnamento dalla storia per le generazioni future».
Claudia Agrestino
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