In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Vertice M5s tra grigliata e biliardino

Casaleggio, Di Maio e Grillo programmano il futuro dell’Italia a Settimo Vittone. A Ivrea un sabato di idee e propositi

di Vincenzo Iorio
2 minuti di lettura

IVREA. Il futuro governo del Paese passa da Ivrea e, più precisamente, da Settimo Vittone. Qui, in frazione Caney Superiore, dove c’era il buen retiro di Gianroberto Casaleggio, domenica si è svolto il vertice del Movimento 5 stelle tra Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. I tre non si vedevano dai giorni immediatamente successivi alle elezioni politiche. Con loro alcuni parlamentari vicini ai vertici del movimento. Tra questi Paola Taverna, Giancarlo Cancelleri e Massimo Bugani. Nella foto postata da Di Maio su Facebook, a sinistra accanto a un biliardino, si vede anche Beniamino de’ Liguori, nipote di Adriano Olivetti, amico di Davide Casaleggio.

Tra carne alla griglia e partite al calcio balilla si è parlato di politica e delle prossime mosse. Di Maio che in mattinata è stato ad Aosta per sostenere il candidato 5 stelle alle regionali, ha fatto un accenno al vertice di domenica ad Arcore tra Salvini, Berlusconi e Meloni: «Capisco che Salvini abbia difficoltà a sganciarsi da Berlusconi, ma da Arcore non può partire nessuna proposta di cambiamento. Non è da lì che può scaturire un governo di cambiamento ma solo un governo-ammucchiata. Per noi questo film non esiste».

Sum, capire il futuro

Era gremito l’auditorium dell’Officina H sabato per seguire Sum#02, il convegno organizzato dall’associazione Gianroberto Casaleggio, tra i fondatori del Movimento5stelle, morto nell’aprile di due anni fa all’età di 61 anni. Grandi assenti però gli eporediesi: non si sono visti amministratori comunali del territorio, esponenti di spicco del mondo dell’impresa, della cultura e della formazione. E questo nonostante la presenza di Luigi Di Maio, presidente del Consiglio in pectore. Forse perché di futuro ad Ivrea, centro d’ innovazione, candidata Unesco a Città industriale del XXsecolo, si è già parlato tanto. A mancare da troppo tempo sono i fatti. La platea era composta dal popolo pentastellato, attento, elegante, e disciplinato: sono lontani i tempi del vaffa.

Incomprensibile la decisione degli organizzatori di vietare l’ingresso al giornalista de La Stampa Jacopo Iacoponi, che ha sempre seguito il Movimento5 stelle fin dagli esordi, senza risparmiare critiche. E sono proprio queste a non essere piaciute alla fondazione Gianroberto Casaleggio: «Si è presentato con un pass tarocco – si sono giustificati gli organizzatori - e non era stato accreditato». L’esclusione di Jacoboni è sta subito stigmatizzata in un comunicato ufficiale dall’ordine nazionale dei giornalisti e dai colleghi. Anche Enrico Mentana, tra i relatori del convegno, ne ha preso la difese in nome della liberà di stampa: «Tenere fuori un giornalista non è mai un vantaggi»o -ha detto Mentana dal palco, dialogando con Gianluigi Nuzzi -. Non voglio creare un casus belli, ma la bellezza della libertà è che ognuno possa dire la sua».

L’esclusione di Iacoboni è servita quindi per dare il via all’intervento del direttore del tg La7: «il dominio degli strumenti tecnologici per informare -ha spiegato Mentana - non chiuderà la strada della mediazione giornalistica. Io sono un giornalista della passata generazione ma l’intelligenza sta nel capire che il nuovo che avanza deve salvaguardare il diritto alla libertà. Le capacità professionali devono restare fondamentali per un giornalismo capace di combattere la cattiva informazione. Le notizie devono essere pulite. Si deve tornare a un giornalismo d’inchiesta perché in questa fase di cambiamento l’analisi sociale sui territori è molto debole».

Il più applaudito

A infiammare la platea il procuratore Nino Di Matteo che attacca le collusioni fra potere e mafia, potere e corrotti e non ha remore a ricordare anche la sentenza Dell’Utri. Per lui è standing ovation. «È ormai evidente il grado di compenetrazione fra la mafia e il potere, anche politico, istituzionale che alcune vicende processuali, racchiuse in sentenze anche definitive, rendono plasticamente. Mi riferisco fra le altre alle vicende Andreotti, Contrada, Dell’Utri, Cuffaro, ai processi per le stragi del ’92, del ’93. Verità scabrose sono rappresentate in sentenze della corte di Cassazione», ha detto il procuratore Nino Di Matteo.

«Ancora oggi gran parte della politica, gran parte del sistema di potere di cui quello mediatico editoriale è una articolazione fondamentale non capisce o finge di non capire» o ancora «sottovaluta la gravità della situazione perché accetta il sistema mafioso-corruttivo come una parte del sistema Paese, integrante, necessaria, per certi versi perfino utile», ha aggiunto denunciando il «desolante silenzio dei partiti nell’ultima campagna elettorale sul tema mafia, relegato ai margini». (vi.io.; l.m.)



I commenti dei lettori