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Un’occasione per i migranti ad Ivrea. Al via il laboratorio di borse

È nata Moabi. Si comincia con la produzione, ma anche con servizi di sartoria. Presto ci sarà la falegnameria. «Così avvieremo attività imprenditoriali»

VANESSA VIDANO
2 minuti di lettura

IVREA. Martedí 13, pomeriggio tardi, in un capannone, nasce l'associazione Moabi. Una ventina i presenti per l'approvazione dello statuto, la firma, l'elezione del primo consiglio direttivo e delle cariche di presidente e vicepresidente.

Incubatore di abilità Di cosa di occuperà? La sfida è quella di riuscire a valorizzare le capacità imprenditoriali dei giovani migranti del nostro territorio, costituire un incubatore per permettere a chi è in grado di portare avanti un'attività per conto proprio – come la sartoria, la falegnameria, la rivendita di usato, parruccheria, il giardinaggio, la cucina, il trasporto a chiamata e quant'altro possa emergere in futuro – di conoscere le regole del mercato del lavoro, della burocrazia, le possibilità di accrescimento professionale.

Spiega Tarcisio Farina, vicepresidente dell'associazione: «Da tempo ormai i nostri Ebrima Sow e Seka Joof – sarti provetti già in Gambia, prima di partire per il viaggio che li ha portati qui – producono una linea di vestiti che fonde lo stile africano ai gusti degli eporediesi. Sono bravi e bisogna dargli la possibilità di costituirsi come impresa, ma per farlo devono conoscere il settore. Da qui – continua Farina – la decisione di fondare Moabi , che è il nome di un albero africano, per aiutare tutti quelli che vogliono riportare le proprie abilità al centro, svilupparne di nuove, ma soprattutto, che vogliono avviare un'attività autonoma».

Oltre Ebrina Sow e Seka Joof– che da un mese sono nel capannone di via Torino 6, a Burolo, dove è già stata apposta una piccola insegna dell'associazione – c'è anche Al Hassan, che sta iniziando la sua attività di falegnameria. «Poco alla volta vogliamo aprire questo posto al pubblico – spiega Ebrina – io la mattina ci sono già, per chi vuole venire a curiosare. Cucio le mie borse e abiti, sono pieno di speranze per il futuro».

Presto vicino al centro. Continua Farina: «Vogliamo far conoscere il progetto e, appena possibile, trovare un posto più vicino al centro di Ivrea, dove aprire una piccolo atelier». Appuntamento importante sarà il primo dicembre, quando l'associazione verrà presentata alla cittadinanza, in una giornata dedicata alle nuove iniziative per l'immigrazione, nate nel territorio. Appuntamento in linea con quello di febbraio di quest'anno, organizzato dall'Osservatorio migranti, sulle buone pratiche di accoglienza. «Noi non ci facciamo scoraggiare dal decreto sicurezza né dal ministro Salvini – dice Armando Michelizza, presidente della neonata Moabi – continueremo a lavorare per includere e non escludere».

Mercoledì pomeriggio l'associazione ha incontrato le realtà che si occupano della gestione dell'accoglienza: le cooperative, il consorzio Inrete e Agathon. Con loro, l'idea è quella di creare una rete che informi i richiedenti asilo, che li stimoli a ripensare le proprie capacità e a proporsi come attori, facendo emergere al massimo le competenze degli utenti» dice Manuela Semenzin, cooperativa Pollicino, che aderisce all'associazione come privata cittadina. Moabi, oltre al fare impresa, punta a promuovere la cultura della legalità, dei diritti umani, della solidarietà e a sviluppare progetti in collaborazione con i paesi di provenienza dei migranti. —

VANESSA VIDANO.

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