ISTITUZIONI

Autonomia regionale, doppio fronte del Piemonte

Definito con il Governo l'iter per ottenere maggiori competenze su numerose materie. Reschigna: "A settembre parte il confronto". Sul versante interno pare difficile scongiurare il referendum per il passaggio del Vco alla Lombardia

Autonomia e secessione. Non sono parole tirate fuori dall’armadio dei ricordi della Lega di Umberto Bossi, ma due questioni che la Regione si troverà ad affrontare, più concretamente rispetto ad oggi, a partire da settembre. La prima è un obiettivo dell’amministrazione diSergio Chiamparino in linea con molte altre Regioni soprattutto del Nord. La seconda, che si sostanzia nella richiesta del Verbano-Cusio-Ossola di indire un referendum per decidere l’eventuale passaggio nei confini lombardi, è una spina nel fianco e un rischio che fino ad ora nessun tentativo di accordo avanzato da piazza Castello è riuscito a scongiurare.

Per quanto concerne le richieste di maggiore autonomia e quindi ulteriori materie su cui esercitare la competenza,l'iter della trattativa tra Regione e Governo è delineato. Tempi e modi sono stati stabiliti ieri nell’incontro tra il vicepresidente Aldo Reschigna e il ministro degli Affari regionali Erika Stefani. “Con settembre partirà il confronto con due delegazioni ufficiali, una della Regione Piemonte, l’altra del Governo, che affronteranno punto per punto le questioni che abbiamo posto”, spiega Reschigna che del faccia a faccia con il ministro leghista dà un giudizio “positivo”, allineandosi in questo con un altro esponente del Pd come il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il quale ha detto di aver apprezzato il fatto che “l’autonomia sia tra le priorità” del ministro.

Alla titolare del dicastero che nell’esecutivo precedente era stato retto da Enrico Costa (fino alle sue dimissioni), Reschigna spiega di aver “illustrato il documento licenziato dalla giunta regionale lo scorso 20 luglio e che va ora all’esame del Consiglio regionale, come l’atto di indirizzo varato dallo stesso Consiglio su questo tema. Il testo in discussione – aggiunge il vicepresidente – è l’aggiornamento della delibera di Giunta di gennaio sulla base del risultato degli incontri con le forze economiche, sociali, con gli enti locali e l’Università che abbiamo avuto nelle scorse settimane”.

Sempre secondo il numero due di Piazza Castello, dal ministro “è stato anche apprezzato il fatto che le nostre richieste non sono la ripresa di istanze avanzate da altri, ma trovano motivo nel confronto e nella condizione demografica, istituzionale e socio-economica reale del nostro territorio”. Nel corso di questo primo incontro il Piemonte ha espresso al ministro la necessità di “un accordo quadro Stato-Regioni sulla definizione dei costi standard sulle singole materie su cui verrebbe concessa maggiore autonomia”. Che, va ricordato, formano un discreto elenco:  si va dalla previdenza complementare finalizzata alla non autosufficienza al governo dei territorio, dei beni paesaggistici e culturali, passando per le politiche attive del lavoro, l’istruzione e formazione professionale, le politiche per la montagna, quelle sanitarie e ancora dal coordinamento della finanza pubblica all’ambiente, dai rapporti internazionali e con l’Unione Europea al commercio con l’estero, fino alle infrastrutture.

Un percorso non certo breve, quello avviato da Chiamparino, così come da suoi colleghi di altre regione: ieri, oltre ai vertici dell'Emilia-Romagna, ereano presenti anche quelli di Toscana, Lombardia, Umbria e Marche. “I governatori hanno portato delle richieste di competenze calibrate sulle specialità della loro regioni e questo – ha commentato il ministro – credo che sia un modo diverso di vedere il rapporto tra lo Stato e le Regioni. E tutti i governatori hanno espresso anche un altro principio fondamentale, che è quello della responsabilità".

E mentre si incammina verso una maggiore autonomia, così come resa possibile dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, evitando la strada senz’altro più scenografica del referendum come annunciato nei mesi scorsi dalla Lega nel caso di un suo ritorno al governo della Regione, il Piemonte deve vedersela anche con un’altra richiesta di autonomia, o per essere più corretti di passaggio di una sua provincia nei confini della Lombardia. Il referendum proposto dal comitato che consentirà agli abitanti del Vco di esprimersi a favore o contro la proposta di diventare lombardi è stato recentemente dichiarato ammissibile dalla Cassazione.

Martedì scorso a margine della seduta di Aula, Chiamparino e Reschigna hanno incontrato il presidente del comitato, l’ex parlamentare Valter Zanetta e il suo vice Luigi Spadone, insieme al presidente della Provincia Stefano Costa. Spazi di manovra a dir poco esigui: tutto lascia presagire che la consultazione popolare, dopo il via libera della Corte suprema, si farà. La Regione, da parte sua, ha avanzato la disponibilità a trovare nelle pieghe del bilancio un milione di euro per il Vco. Una miseria per i sostenitori del referendum che hanno ricordato come sia davvero poca cosa rispetto ai 18 milioni di canoni idrici che il Vco versa ogni anno nella casse del Piemonte. Mentre lì vicino c’è la Lombardia, con il suo governatore leghista Attilio Fontana che aspetta a braccia aperte.   

print_icon