INFRASTRUTTURE

Il Governo affossa l'Asti-Cuneo

Con la "nazionalizzazione" delle concessioni il Piemonte dovrà dire definitivamente addio al completamento dell'autostrada, eterna incompiuta. La denuncia di Gariglio (Pd): "Vanificati anni di lavoro". Altro round del match Chiamparino-Toninelli

Tre corsie spazzate via da Cinquestelle. Dopo il durissimo attacco sferrato dal ministro Danilo Toninelli, ieri in audizione davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato, non solo contro Autostrade per l’Italia, ma comprendendo nell’invettiva tutti i concessionari, a finire nel mirino del Governo è l’altro grande operatore che gestisce gran parte della rete: il Gruppo Gavio. Sulla holding di profilo internazionale che conserva la sua testa a Tortona si addensano i rischi maggiori poiché è Gavio a contare il maggior numero di concessioni prossime alla scadenza, alcune in regime di proroga.

E come in un effetto domino, non si sa se e quanto valutato dal Governo, a “tornare nel libro dei sogni” come denuncia il deputato del Pd Davide Gariglio, sarà una delle opere più importanti e attese per il Piemonte: l’Asti-Cuneo. Il completamento dell’autostrada è infatti legato al prolungamento delle concessione a Gavio della Torino-Milano, per reperire le risorse necessarie. Se il Governo grilloleghista accelererà sulla via tracciata, come annunciato da Toninelli e dallo stesso vicepremier Luigi Di Maio, per la Asti-Cuneo sarà una fermata, molto probabilmente definitiva.

Una matassa intricata quella che stanno maneggiando al Governo, dopo la tragedia di Genova, che giorno dopo giorno sembra diventare un nodo scorsoio in cui infilare grandi opere da realizzare o ultimare - come nel caso della Asti-Cuneo – sulle quali non è un mistero che il M5S sia da sempre contrario anche quando la contrarietà viene maldestramente celata da necessità di riflessioni e valutazioni.

Lo si è compreso in maniera ancor più chiara dalle parole del ministro delle Infrastrutture ascoltato in Parlamento: più che fornire attese spiegazioni sul disastro del crollo del ponte sul Polcevera, Toninelli ha utilizzato l’audizione per trasformarla in un invettiva contro i concessionari e in un proclama del Governo sulla gestione della rete autostradale.

“I padroni delle autostrade si sono arricchiti gestendo beni che appartengono a tutti noi” ha ripetuto il ministro ricordando come gli oltre 6mila chilometri della rete siano gestiti da oltre venti società, ma i due player principali sono, appunto, Atlantia (controllata dalla famiglia Benetton) e il Gruppo Gavio. Come già accennato, la holding di Tortona è quella che ha, rispetto ad Atlantia, più tratte in concessione vicine alla scadenza o già in regime di proroga. Tra meno di un anno e precisamente il 31 luglio del 2009 scadrà la concessione per la Salt (Sestri Levante-Livorno, Viareggio-Lucca e Fornola-La Spezia), mentre il 30 novembre 2021 Gavio dovrà affrontare il rinnovo per l’Autostrada dei Fiori Savona-Ventimiglia, il 31 dicembre 2026 toccherà alla Satap Torino-Milano. Per quanto riguarda Torino-Piacenza è scaduta nel 2017 e la gestione è attualmente in proroga. E in proroga sono anche le concessioni per la Torino-Ivrea-Valle d'Aosta scaduta e in proroga, così come la A21.

"La revoca della concessione ad Autostrade procede ottimamente, ci sta lavorando il presidente Conte che è un eccellente avvocato” ha detto Di Maio aggiungendo un giudizio sugli altri concessionari che giustifica le previsioni circa lo schema su cui si muove il Governo: “realizzeremo la nazionalizzazione, una scelta obbligata: non potevamo riaffidarci a uno dei tre soggetti privati, Toto, Gavio o Benetton, perché avrebbe prevalso ancora la logica del profitto". Una logica alla quale è legata la realizzazione di altre opere.

Sul completamento della Asti-Cuneo l’ex segretario regionale del Pd Gariglio, oggi sui banchi di Montecitorio dov’è componente della commissione Trasporti non si fa illusioni, tantomeno ne alimenta: “Le dichiarazioni di Toninelli fanno chiaramente capire che il completamento dell’autostrada Asti-Cuneo ritorna nel libro dei sogni. L’ipotesi su cui avevano lavorato Governo e Giunta regionale piemontese e su cui la Commissione europea aveva dato il suo placet, ossia il finanziamento incrociato dell’opera attraverso un prolungamento della concessione della Torino-Milano per recuperare le necessarie fonti di finanziamento degli investimenti – sostiene il parlamentare – è evidentemente incompatibile con la volontà di nazionalizzazione di tutte le concessioni autostradali annunciata ieri ufficialmente in Parlamento”.

Gariglio racconta che avrebbe voluto chiedere conto di ciò al ministro, “ma il presidente (il leghista torinese Alessandro Benvenuto, ndr), per proteggere un ministro uscito malconcio dai commissari, ha dichiarato chiusa la seduta, incurante del fatto che alle domande dei commissari non sia stata data dal ministro risposta alcuna. Interrogheremo il ministro in Aula, nei prossimi giorni, chiedendogli di manifestarci chiaramente come intende procedere per completare l’autostrada Asti Cuneo”.

Gariglio sottolinea come “non siamo partigiani di una soluzione giuridica particolare, ma ci interessa capire in quali tempi e con quali meccanismi si può dare certezza ai piemontesi del completamento dell’opera. Noi pretendiamo che il corridoio Asti-Cuneo sia completato. Dopo ieri, però, ci pare di essere tornati al punto di partenza, come nel gioco dell’oca, vanificando cinque anni di lavoro”.

Sul tema delle infrastrutture e sull’atteggiamento di Toninelli interviene anche il presidente della Regione. In una nota, Sergio Chiamparino scrive: “Vivo serenamente anche senza incontrare Toninelli. Come si può vedere dalla lettera che gli ho inviato il 5 giugno scorso non ho mai chiesto al ministro un incontro sulla Torino-Lione, questo perché la Tav è un’opera che sta già realizzando e ha solo bisogno che nessuno metta il bastone tra le ruote”.

Parole, quelle di Chiamparino che confermano per l’ennesima volta il netto rifiuto ad ogni ipotesi di blocco, così come a verifiche costi-benefici sostenute anche dalla Lega. Prendendo spunto dall’accoglimento da parte del ministro dell’invito del suo omologo francese, Chiamparino osserva: Se visitando il cantiere francese Toninelli se ne convincerà, Vive la France, se non se ne convincerà, lo convinceremo noi”.

LEGGI LA LETTERA DI CHIAMPARINO A TONINELLI

Per il presidente della Regione, “però, i piemontesi aspettano risposte anche sulle altre infrastrutture, a cominciare dal completamento della Asti-Cuneo, che è poi l’oggetto della mia lettera. Se il ministro non vuole incontrare il presidente della Regione è libero di farlo, ma – avverte Chiamparino – i piemontesi hanno diritto di sapere se la soluzione raggiunta dal precedente Governo che può consentire di far partire subito i lavori per la tratta mancante, va bene oppure in caso contrario qual è la soluzione proposta da questo Governo”.

Il presidente della Regione manda a dire al ministro di trovare “il modo che preferisce per dare queste risposte. Magari accogliendo l’invito a partecipare il 28 settembre alla conferenza regionale sulle infrastrutture”.

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