TRAVAGLI DEMOCRATICI

Renzi vuole Fregolent (avvisate i renziani)

Candidati allo sbaraglio per un congresso che molti vorrebbero celebrare assieme a quello nazionale. L'ex premier punta sulla deputata per la segreteria piemontese e scompagina i piani dei suoi luogotenenti locali. Bobba a bagnomaria, fassiniani su Gallo

Non sarà un’incoronazione in pompa magna, piuttosto la presa d'atto senza troppo entusiasmo dell'assenza di alternative. E così questa sera il Pd piemontese darà il via libera alla ricandidatura di Sergio Chiamparino, alla guida di una coalizione che tutti vorrebbero allargare oltre il perimetro classico del centrosinistra ma che nessuno sa come fare. Per assicurare al governatore l'imprimatur formale del partito, la presidente dell’assemblea regionale Giuliana Manica ha predisposto un documento di sostegno che dovrà essere sottoscritto dai componenti del coordinamento provvisorio, pur sapendo che alcuni di loro – leggi il tesoriere Domenico Mangone e l’europarlamentare Daniele Viotti – hanno già espresso, chi nel merito chi nel metodo, più di una perplessità. Non è escluso anche qualche intervento polemico, a partire da Daniele Valle, che dopo aver dato la disponibilità a concorrere per la nomination si è ritirato in buon ordine ingoiando il dietrofront di Chiamparino, il quale, tornando sui suoi passi, ha annunciato nella sede dei Moderati la decisione di tornare in campo, o meglio di rimanerci.

Ma mentre questa partita è ormai considerata dalla maggior parte dei dirigenti locali chiusa, nei confronti che animano lo stato maggiore del partito a tenere banco sono gli assetti in vista del congresso. Una voce che s’insegue nelle ultime ore racconta di un vertice avvenuto a Roma tra i due MatteoRenzi e Orfini, per individuare candidati e pianificare le strategie in vista della conta nelle regioni, ben sapendo che questo rappresenta un test indicativo per le primarie nazionali. Maurizio Martina avrebbe fatto sapere che annuncerà le dimissioni all’indomani della manifestazione del 30 settembre in piazza del Popolo, dando il via all'iter congressuale. Un passo indietro che formalizzerà, al più tardi, al Forum programmatico di Milano in programma dal 26 al 28 ottobre: l'indiscrezione, se confermata, imprimerebbe un’accelerata decisiva anche alle assise regionali con buona pace di chi, in modo trasversale, auspica un rinvio o, in alternativa, una soluzione unitaria di “transizione”, con un segretario eletto in assemblea per traghettare il partito verso le elezioni del 2019 e poi passare la mano. A quanto pare, dunque, la finestra stabilita dall’assemblea nazionale, tra il 10 ottobre e il 10 dicembre, resta valida e inderogabile.  

Nell’incontro tra Renzi e Orfini sarebbe stata confermata la strategia di schierare un nome legato alla loro area, dal Piemonte alla Sicilia. E proprio in Piemonte l’uomo, o meglio, la donna su cui i due avrebbero deciso di puntare sarebbe la deputata Silvia Fregolent. Una candidatura autorevole e forte, come confermano anche alcuni maggiorenti locali, sentiti dallo Spiffero, ma che allo stesso tempo, proprio perché così fortemente connotata, chiuderebbe le porte a quella soluzione unitaria, auspicata da più parti. Resta da capire, a questo punto, quale sarà l’atteggiamento di coloro che sin dall’inizio hanno proposto la candidatura di Luigi Bobba, tra i quali figurano i parlamentari Mino Taricco e Stefano Lepri. Con l'ex segretario e neo deputato Davide Gariglio nel ruolo di cerniera. Il presunto diktat di Renzi (e, soprattutto, del suo braccio armato Luca Lotti) farà desistere quei luogotenenti riluttanti ad abbandonare al suo destino l'ex sottosegretario vercellese?

Con i renziani divisi, si consolida la candidatura del consigliere regionale Raffaele Gallo, ultimo rampollo dell'ex ras socialista Salvatore, sostenuto da quel che resta dell’area fassiniana e in particolare dalla componente che fa capo al senatore Mauro Laus, con Gioacchino Cuntrò e Giancarlo Quagliotti impegnati a tessere la tela nelle retrovie. Lui, per scongiurare l’ipotesi di un rinvio sine die presenterà un ordine del giorno (che verrà discusso probabilmente nella direzione del 5 ottobre, convocata appositamente per discutere del congresso) e intanto strizza l’occhio alla sinistra del partito, facendo filtrare la sua intenzione di voler sostenere Nicola Zingaretti alle primarie nazionali e quindi associando il suo nome a quello di una filiera che va componendosi attorno al governatore del Lazio. Una cosa è certa: più la conta regionale resterà slegata da dinamiche nazionali più aumenta il rischio di una bassa affluenza ai gazebo, uno scenario che fatalmente avvantaggerà quelle cordate in grado di mobilitare le proprie truppe cammellate, un terreno di scontro su cui Laus e Gallo si muovono da sempre con una certa efficacia.

Da Roma a Torino regna l’incertezza. Zingaretti ha messo in agenda una iniziativa per il 13 e 14 ottobre a Roma, mentre Sinistra Dem, l’area che fa capo a Gianni Cuperlo, s’incontrerà a Milano il 19 e 20 ottobre. In concomitanza (19-21 ottobre) con la Leopolda numero 9 in cui i renziani della prima ora attendono un segnale dal loro leader per capire come muoversi dentro e fuori il partito.

In attesa di conoscere le mosse dell’ex premier e segretario (prosegue il pressing su Graziano Delrio, mentre si fa largo l’ipotesi di Marco Minniti), c’è chi tra Roma e Bruxelles ragiona sull’ipotesi di una terza candidatura, sul modello di Pippo Civati – di sinistra ma non così connotata con i gruppi di potere correntizio com’è quella di Zingaretti – possibilmente puntando però su una figura che non abbandoni il partito a pochi mesi dalle primarie. Tutto è in divenire. La macchina congressuale ormai è in moto.  

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