VERSO IL 2019

Sorpasso del centrodestra, ma la Lega frena sul nome

Non basta avere il vento in poppa dei sondaggi, occorre al più presto individuare lo sfidante di Chiamparino e sottrarre al governatore spazio alla propaganda. Forza Italia vuole accelerare, gli uomini di Salvini prendono tempo

Partire in vantaggio, ma con ritardo. Al centrodestra piemontese l’ossimoro riesce facile anche se ormai, ogni giorno che passa, l’attesa di una candidatura definita e certa per la presidenza della Regione si fa sempre più snervante e rischia di ridurre l’innegabile condizione favorevole rispetto al centrosinistra, che però il candidato già ce l’ha.

Evitare in ogni modo di tirare, ovviamente in maniera inconsapevole, la volata al “candidato Sergio Chiamparino” è la parola d’ordine diffusa tra parlamentari e dirigenti di Forza Italia, anche in occasione del convegno di ieri sugli Stati Generali delle Infrastrutture promosso dal presidente della Regione dove il solo a infrangere l’ordine di scuderia di non partecipare è stato Osvaldo Napoli, peraltro citato e ringraziato dal padrone di casa.

Tuttavia, è chiaro come non basti evitare di fare da cassa di risonanza all’attuale governatore per evitare che il procrastinare l’avvio della campagna elettorale (non quello stabilito dalla legge, bensì dalle investiture dei concorrenti) possa presentare il rischio di accorciare la distanza con l’avversario. Superata la fase critica delle scorse settimane quando gli azzurri ancora pendevano dalle labbra di Matteo Salvini nell’attesa di vedere confermato l’antico patto spartitorio con l’assegnazione a loro del Piemonte era lecito presumere una certa quale accelerazione.

Invece, aldilà di qualche velina più che meno fatta filtrare senza che ne seguisse effettiva conferma e dei soliti rumors fatti rimbalzare dal Piemonte verso Arcore o Palazzo Grazioli e ritorno, nulla pare essere cambiato rispetto a uno scenario ormai immobile da mesi: o l’europarlamentare Alberto Cirio o la deputata Claudia Porchietto. Il motore immobile forzista gira sempre a due cilindri: uno su e uno giù, con alternanza pressoché perfetta.

Non mancano colpi di acceleratore. Per esempio, quelli del cosiddetto asse provinciale della Granda con l’ex ministro Enrico Costa, a sua volta cinghia di trasmissione con l’avvocato del Cav Niccolò Ghedini a sostegno di Cirio.

E quegli altri, dati dai mondi dell’impresa e delle professioni a favore della Porchietto, cui guarda anche quella parte degli azzurri che nota, a ragione, come sia Torino e la sua provincia il terreno su cui dover far maggior presa giacché nel resto della regione il centrodestra i voti e il forte vantaggio su Pd e alleati lo ha ben consolidato.

Il sorpasso sul centrosinistra è, ad oggi, attestato dai sondaggi e ancor più dai risultati delle elezioni politiche e delle amministrative degli ultimi anni. Però, il centrodestra per quanto riguarda la decisione su chi opporre a Chiamparino marcia ancora nella corsia dei veicoli lenti o, addirittura, è ancora fermo all’autogrill.

Una situazione che non pare assolutamente impensierire il socio di maggioranza della coalizione. Del resto, quale ragione avrebbe la Lega e il suo stesso plenipotenziario in Piemonte Riccardo Molinari ad aumentare il passo, avendo ben chiaro che un avvallo o un diniego da parte sua su un nome equivarrebbe soltanto a una complicazione in più?

Diverso è il clima, ormai sempre più pesante, tra i berluscones: non solo tra i sostenitori di questo o quella candidata, ma anche tra coloro che aspettano il Verbo di Arcore per muoversi. O per stare alla finestra, come potrebbero fare alcuni grandi elettori nel caso la scelta non fosse quella da loro auspicata.

Insomma, non sono poche le ragioni per indurre più di un maggiorente azzurro a far arrivare alla corte di Silvio Berlusconi qualche pur sussiegoso, ma piuttosto chiaro, messaggio circa la necessità di sciogliere definitivamente la questione. Ed evitare che, chissà per quanto ancora, il titolo di candidato sia solo per Chiamparino.

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