TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, ipotesi di ticket unitario

Il fronte, sempre più ampio, che punta ad agganciare il congresso regionale a quello nazionale valuta un tandem. La Pentenero sonda il suo nome, i segretari provinciali chiedono una candidatura del Piemonte 2. E Laus spariglia in vista delle regionali: "Tutti in lista"

Candidato unitario cercasi. Mentre pare sempre più vicino un accordo sulla data del prossimo congresso regionale – da capire solo quanto avvicinarlo a quello nazionale – e chiaro il dispiegamento delle forze in campo dopo le candidature di Nicola Zingaretti, Marco Minniti e Matteo Richetti, a Torino e dintorni nessuno vuole una conta fratricida. Che i renziani da settimane stiano dialogando con la sinistra del partito è cosa risaputa, così come il consolidarsi dell’asse tra i deputati politicamente agli antipodi, Davide Gariglio e Andrea Giorgis, confluiti entrambi sotto la bandiera del “buonsenso” favorevoli a una transizione soft. Sono loro che ancora nella direzione di questa sera proveranno a procrastinare il congresso al prossimo anno per agganciarlo alle primarie nazionali, magari celebrandoli addirittura nello stesso giorno come avvenne già in passato, con Veltroni e Bersani, con la sola eccezione del 2014, quando venne applicato alla lettera un codicillo dello Statuto in chiave anti-Renzi.

Su alleanze e schieramenti, non mancano gli spifferi dai vetusti infissi di via Masserano, quartier generale del Pd piemontese. Si è parlato in questi giorni di un ticket tra la deputata Silvia Fregolent (renziana di Torino) e l'erede di un’antico ceppo famigliare progressista, Paolo Furia (sinistra dem di Biella): una coppia che sembra nata in laboratorio, costruita per mettere insieme tutto e il suo contrario, cosicché nessuno sia scontento: la rappresentanza femminile, i giovani, il Piemonte orientale. O, in alternativa, il tandem Fregolent con Daniele Borioli (anche lui minoranza e di Alessandria). Il problema sono le resistenze, a partire da un ampio fronte renziano, che va da Stefano Lepri, il quale resta su Luigi Bobba a Daniele Valle (per tramite di Francesca Bonomo, nel ruolo di segnaposto alle riunioni romane) che sulla Fregolent manifestano più di una perplessità.

E così anche altri si stanno muovendo in modo più o meno autonomo. Si racconta, per esempio, che il telefono dell’assessora Gianna Pentenero sia particolarmente caldo di questi tempi. Le ricognizioni della Bela Tolera di Chivasso su una eventuale candidatura alle europee si sono estese anche a una possibile corsa al congresso, un terreno su cui si era già confrontata quattro anni orsono, sconfitta da Gariglio. Intanto i segretari provinciali, che si sono incontrati qualche giorno fa, si presenteranno con una posizione unitaria (con la sola eccezione del biellese Gianni Boerio, vicino a quel che resta della componente fassiniana) a chiedere che il prossimo vertice regionale sia un rappresentante del Piemonte 2 e, anche loro, propendono per congressi in una sola data, giacché “se già è difficile portare gente ai gazebo, figurarsi per due appuntamenti tanto ravvicinati, soprattutto in piccole realtà di provincia” ragiona uno di loro.

In tutto questo baillame, resta in campo la candidatura del consigliere regionale Raffaele Gallo, sostenuto da un pezzo della (fu) componente che faceva riferimento a Piero Fassino, con Giancarlo Quagliotti e Gioacchino Cuntrò nelle vesti di architetti delle retrovie. Sono loro che questa sera tenteranno di forzare la mano, chiedendo il congresso regionale entro l’anno, staccando i destini del Pd piemontese da quelli nazionali. Nella composita truppa parlamentare l’ultimo sostenitore di Gallo è Mauro Laus, il quale avrebbe misurato proprio in queste settimane il progressivo isolamento provocato da questa scelta, soprattutto in chiave di alleanze nazionali: il senatore vede di buon occhio la candidatura di Minniti, sostenuta dai renziani, ma a Torino porta avanti l’asse con Gallo, il quale sarebbe invece schierato su Zingaretti. Quanto reggerà nel recitare due parti in commedia? Ancora poco, secondo alcuni insider, giusto il tempo di dimostrare la lealtà al rampollo della famiglia Gallo per poi sfilarsi di fronte alle avvisaglie di sconfitta. Chissà.

Ma è ancora Laus l'autore di un'ultima proposta barra provocazione in vista delle elezioni regionali: l'operazione "tutti dentro". Assessori e parlamentari in lista per portare acqua al mulino del Pd e del centrosinistra. Come succedeva un tempo per la Patria, alla chiamata nei momenti difficili “il partito deve rispondere” a partire dai generali. Così la pensa il senatore che se non in quella odierna, certamente nella prossima direzione regionale presenterà la sua idea.

L’ex presidente del Consiglio regionale ne ha già parlato con alcuni dei suoi e, sentito dallo  Spiffero, conferma: “Il partito ha di fronte una competizione difficile, serve un forte e tangibile impegno da parte di tutti, incominciando da noi parlamentari e dagli stessi assessori, siano eletti o nominati”. Una force de frappe, direbbero i francesi, pronta a scendere in campo per raccogliere più voti possibili e magari (un po' subdolamente) per misuare il consenso di certi assessori. In fondo, si tratterebbe di ripetere ciò che fece Mercedes Bresso con Paolo Peveraro e Andrea Bairati: le due punte di diamante della Zarina che però non riuscirono a varcare il portone di via Alfieri.

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