TRAVAGLI DEMOCRATICI

La rivolta della base Pd

Nelle sezioni c'è chi minaccia di disertare i gazebo, a Novara il gruppo dei giovani parla di un "congresso farsa". Militanti allo sbando e senza entusiasmo. Mentre i candidati discutono di quisquiglie regolamentari

Iniziano le primarie e nel Pd la base è in subbuglio. Dai segretari di circolo a quelli delle federazioni provinciali, fino al gruppo dei giovani è un rincorrersi di appelli, quando non addirittura di strali verso un gruppo dirigente che “cerca solo il potere”. Le sezioni di Moncalieri, Nichelino, None e Volvera “si ribellano” alla conta e minacciano di disertare i gazebo. In un documento sottoscritto dai quattro segretari e fatto circolare dal coordinatore di Nichelino Antonio Landolfi, si parla di “una disputa che produce divisioni e rancori” e per questo, seppur fuori tempo massimo, vergano l’ennesimo “appello al candidato unitario”.

Il problema non sono, o almeno non sono più, gli assetti del ceto di partito, ma la necessità di ritrovare un rapporto con cittadini ed elettori, quelli che stanno fuori dalle stanze del Pd. Non è un caso che l’allarme parta proprio da chi, sui territori, percepisce il malcontento o peggio l’indifferenza che ormai suscita un partito avviluppato, a Torino come a Roma, in dinamiche interne che rischiano di fagocitarlo. Dalla supplica, i quattro segretari passano a un monito che sa tanto di minaccia, poiché nel caso non si riuscisse a trovare una sintesi in grado di scongiurare la contesa congressuale “noi non assicuriamo la partecipazione al voto alle prossime primarie”. Un fatto nuovo, per molti versi inedito: un rigurgito amaro che arriva direttamente dalla pancia del partito.

Da Torino a Novara, dove i Giovani democratici parlano di un “congresso farsa, antidemocratico e torinocentrico”, convocato “di nascosto” da un partito “balcanizzato”. A firmare un documento che sta circolando in rete, intitolato Quando è troppo è troppo, è Mattia Colli Vignarelli, il segretario del Gd novaresi, 23 anni, da quattro iscritto al partito. “Alle primarie annulleremo la scheda” annuncia. Una disfida “autoreferenziale” che anziché rafforzare il partito rischia di indebolirlo ulteriormente in vista delle regionali e delle europee.

Non c’è nessun entusiasmo tra iscritti e militanti, molti dei quali nemmeno si recheranno ai gazebo il 16 dicembre, dove il flop è annunciato da mesi. Ed è in questo contesto che si consuma l’ultimo surreale dibattito che infiamma candidati e maggiorenti, oggetto dell’ultima riunione della commissione per il congresso: le primarie dovranno essere anticipate da un confronto in tutti i circoli, con tanto di votazioni degli iscritti o questo procedimento, giudicato un po’ bizantino, nato per selezionare i tre candidati più forti, può essere saltato essendo i competitor, appunto, solo tre? Monica Canalis – candidata vicino a Maurizio Martina – e Paolo Furia della sinistra vorrebbero evitarlo, anche perché sanno che certificherebbe la supremazia del renziano Mauro Marino. Lui per contro tiene duro e chiede che le regole si rispettino. I due allora rilanciano: va bene il confronto nelle sezioni ma no al voto. Sperando che il rigurgito non diventi vomito.

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