Il vero volto (brutto) dei guaglioni di camorra

di Viola Scotto di Santolo

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Viola Scotto di Santolo - Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, relatore professore Isaia Sales

Secondo voi, come sono fatti i camorristi? Come sono i mafiosi?
Sono belli? Sono affascinanti? Citano Stadio e Marquez e amano la lirica e il Vetiver di Guerlain?
Mi spiace deludervi. No. Non sono affatto così.
Forse avrete letto qualche romanzo in cui i mafiosi erano degli splendidi quarantenni romantici ma, ahimè, quelle descrizioni erano fallaci. Non esistono delinquenti così.
E vi dirò di più. Non per questo bisogna smettere di leggere libri sulla Camorra e sulle mafie. Ora vi spiego perché.
Anzitutto. Quando la letteratura ha cominciato a interessarsi alla criminalità organizzata?
La risposta è: nell’Ottocento.
Quando, cioè, si sviluppò un filone letterario atto a indagare i bassifondi delle grandi città. A Napoli in questi bassifondi c’era la malavita. Gli scrittori ottocenteschi, però, che per primi catturarono nei loro racconti questi oscuri soggetti, intravedevano dietro i delinquenti gli emarginati: il povero, l’escluso, l’oppresso.
E perciò ci hanno consegnato il ritratto di personaggi sinistri ma carichi di affascinante umanità. Degli smargiassi irresistibili fautori d’una Camorra pietosa.
Errore.
La Camorra, bisogna tenerlo a mente, non è l’espressione della ribellione dell’uomo contro la miseria, bensì il mezzo violento per uscirne opprimendo la miseria altrui.
I camorristi erano quelli che “spremevano il sangue dai pidocchi”.
Bisogna aspettare gli anni Ottanta del Novecento affinché si accenda la luce sulla bestialità camorristica.
Che cos’è la Camorra?
La Camorra è un’organizzazione anarchica, senza una cupola e senza un comando centralizzato, che usa la violenza non come capitale ma come fattore gestionale.
Per dirla meglio, la Camorra è una monarchia il cui sovrano è stato eletto per nulla e da nessuno.
I camorristi (o perlomeno, i camorristi di città) sono i membri del sottoproletariato urbano, dei plebei disoccupati senza arte né parte, dei popolani violenti più o meno furbi, ma mai laureati, nè dotti, nè laureati, nè letterati. Uomini indolenti che hanno scelto un “lavoro criminale” aspettandosi un reddito superiore a quello ricavabile da un impiego legale.
Così, gli scrittori (Veraldi, Ferrandino, De Silva, Longo, Lanzetta) iniziano a raccontare di questi “vermi sociali” che sparano per abitudine, uccidono per fanatismo, conducono esistenze indegne in nome di non si sa bene che cosa, fanno il loro “mestiere” senza sentirsi più l’anima.
Scampia, per esempio, come ci racconta Gaetano Di Vaio, è piena di affiliati di terza e quarta fascia che fanno una vita miserabilissima. Prigionieri, carcerati, morti ammazzati. Non campano, in media, oltre i trent’anni. Eccoli i camorristi.
E allora perché spesso i narratori ci mettono davanti uomini attraenti e colti che leggono Petrarca e Machiavelli, e collezionano Sinatra, ascoltano la Turandot e frequentano i claquisti del Teatro San Carlo?
Beh, perché i protagonisti dei romanzi devono sedurre, irretire. E i camorristi non affascinano per niente.
È molto più intrigante, per un narratore, mettere a capo dei clan gente istruita, avvocati e commercialisti.
Ed è molto più intrigante, per noi, crederci.
Chaplin lo chiamava il “risarcimento simbolico dei deboli”, una pratica attraverso cui i deboli e gli oppressi si rivelavano essere, a un tratto, oltre le loro debolezze, unici ed eroici.
Lo pretendiamo anche noi questo risarcimento.
Se i camorristi ci vessano che almeno siano belli. No?
Ma la Camorra non risarcisce mai niente di quello che ci ha tolto. E non è un caso se, negli ultimi anni, i romanzi più fortunati sono quelli che i camorristi li sfottono spietatamente. Primi fra tutti i libri di Pino Imperatore.
I camorristi non sono rubacuori carismatici, uomini coraggiosi e di gran classe, astuti e inafferrabili. Sono guaglioni che mentre vendono hashish guardano programmi demenziali alla tv, e mentre fanno scippi, rapine e barbarie corrono a depilarsi nel bagno di casa, mentre si sporcano le mani col sangue dei morti ammazzati vanno a fare incetta di abiti griffati. Sono tamarri, pasticcioni, sfigati che senza pistola diventano innocui. Sono attori di un film che hanno scelto di interpretare e lo interpretano male scimmiottando le vecchie glorie, in una sorta di mimetismo batesiano in cui animali inoffensivi si camuffano da specie aggressive per non essere predati.
Eppure.
Non bisogna cessare di leggere libri e romanzi sulle mafie. Non bisogna ascoltare quelli che dicono che “pare brutto”. Pare brutto parlare male di Napoli e della Sicilia o della Calabria. Pare brutto, come contestó ironicamente il saggista De Stefano nel suo discorso “Per un’informazione non contro ma sulla Camorra”, che invece di lavarci i panni sporchi in casa nostra li appendiamo in libreria. Non li ascoltate i parebruttisti. Si accontentano di poco loro. Che nelle altre città dilaghi ugualmente l’illegalità o l’efferatezza, per esempio. Che magra consolazione, non trovate?
Il silenzio ha gonfiato la Camorra come un cancro. L’ha pasciuta. Ha fatto diventare la Campania una gruviera da cui gocciola il veleno.
Non vi arrendete al silenzio.

7 commenti

  • Massimo Giusti 20 agosto 2018 alle 9:42

    Non capisco perchè insultare le persone che stanno dietro al disegno di camorrista, non ne conosco...ma credo che senza una pistola, in mano, o nella fondina...possa dimostrare grande coraggio od incutere timore da e verso l'avversario, viceversa armato.
    Anche la gestione della stessa immagine della Camorra, mi sembra azzardata...tamarri? Sfigati? Pasticcioni? Sotto un certo punto di vista è una disamina positiva ed utile alle ns. forze dell'ordine ed al ns. potere giuridico...perchè se attinenti alla realtà, ad ora, i ns. investigatori...ovvero coloro che operano nella legalità, avrebbero già sconfitto il fenomeno ampiamente...ed invece impera tutt'oggi a distanza di duecento anni, guadagnando comunque consensi...forse hanno un modus operandi non organizzato, come quello di Ndrangheta e Mafia siciliana, forse non avranno una mentalità che attribuisce a qualcuno l'onore e l'onere del comando...perchè forse tutti ambiscono a "mangiare" nel piatto più fornito...senza capire che facendosi la guerra a vicenda, si auto distruggono.
    Però continuo a chiedermi perchè una disamina così impietosa...un organizzazione criminale che teoricamente detiene in volumi gran parte del mercato dello smercio di sostanze stupefacenti...seconda solo alla ndrangheta...quindi potenzialmente una sorta di industria che genera ricchezza pari al PIL di un piccolo stato, ma altrettanto disorganizzata...e violenta al suo stesso interno, non riesce ad essere debellata?
    A grandi numeri...fra i morti ammazzati tra di loro e quelli incarcerati da uno stato efficiente il fenomeno dovrebbe essere già stato debellato....o no? Ed invece....
    Quindi...le cose sono tre...o lo Stato non fornisce ausilio alcuno a quei molti che vorrebbero una vita fatta di legalità, ma che nelle disperazione sono costretti ad agire nel clandestino e/o nella violenza, quindi alimentando sempre e comunque l'esercito industriale di riserva della camorra....o lo Stato non è poi così efficiente come ci vuole fare credere ed usa la Camorra per nascondere i suoi traffici clandestini nel Sud Italia...composti da traffici illeciti, corruzione, abuso di potere....e poteri collusi, oppure la Camorra ed i suoi adepti, pur non avendo una vera e propria cupola...ed una vera e propria organizzazione....non è così pasticciona.....
    Non credo e non ho MAI creduto nella stupidità del/dei criminali....un bacino a cui si attinge...non è MAI eterno, prima o poi viene ad esaurirsi, se non si esaurisce un motivo ci sarà...inoltre non è necessario essere Avvocati, Commercialisti o quanto altro per essere scaltri od intelligenti...la dinamica di una posizione sociale è variabile e determinata da molteplici fattori....un criminale, un Camorrista, può essere altrettanto scaltro, prudente e meno vezzoso di molti intellettuali radical chic e certamente...molto, molto, molto più ricco....

  • salvatore menna 20 agosto 2018 alle 11:04

    Come sarebbe bello poter denunciare i camorristi, senza rischiare e/o far rischiare alla propria famiglia un evento luttuoso.Stesso discorso vale,naturalmente, per ndranghedisti, mafiosi ecc.., Ma come tutti sappiamo,non è così e l'incitamento a non arrendersi al silenzio, rischia di cadere nel vuoto. Un mio conoscente che ha un piccolo laboratorio di vetrerie in via caserta al bravo, è ridotto sul lastrico anche se lavora 14 o 15 ore al giorno. Infatti sono anni che paga il "pizzo"che diventa sempre più salato. Mi dicono che in quella zona tutti pagano senza fiatare. E le forze dell'ordine cosa fanno? Possibile che non si accorgono mai di niente?Io ci credo poco. Per me si devono dare una mossa e dimostrare la loro efficienza. Pretendere che i colpiti dalla camorra diventino eroi all'improvviso è, perlomeno, pretendere troppo.Questi non sono vigliacchi, ma sono persone che hanno tutte una famiglia da difendere. E i parassiti camorristi ne approfittano,come hanno sempre fatto.

  • non mi stancherò MAI di ripeterlo ... NON SI PUò SCRIVERE O PARLARE DI QUESTE ASSOCIAZIONI "MAFIOSE" IN MODO COSI' "PARTICOLARE" PERCHE' E' COME RACCONTARE UNA BUFALA

    queste associazioni "mafiose" sono così potenti perchè sono "nel" contesto sociale, assieme ad avvocati professionisti e soprattutto politici ... non facciamo ingannare dai "soldati di trincea", dalla "carne da cannone" ... i "mafiosi" potranno non essere "belli" o "letterati" ma sicuramente sono AMMANICATI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Questo è dire la VERITA'
    GA

  • l'articolo descrive l'analfabeta decerebrato che è solo il manovale per chi comanda sul serio.

  • non capisco i commenti all'articolo. a me sembra, invece, che l'autore colga in pieno un punto: non c'è e non esiste una mitologia del camorrista. anzi, la descrizione del camorrista proveniente dal sottoproletariato con pochissimi anni di scolarità, cresciuto e vissuto nella miseria culturale e delle relazioni familiari e sociali, abbrutito dal desiderio spasmodico di sopraffare il prossimo pur di raggiungere ricchezza e considerazione sociale (badate ! questo è un punto importante!) anche se di 4a mano è pertinentissima. perchè non si sconfigge la camorra? perchè serve repressione anche dura ma contestualmente la capacità di offrire un modello alternativo appetibile e desiderabile. infine la camorra la sconfigge lo stato ma anche le città della campania (napoli e la sua immensa e degradatissima periferia, caserta, salerno, avellino) e la loro capacità di unirsi nell'obiettivo. E' uno sforzo enorme ma è l'unico che ha una possibilità di successo.

  • egregio sig. Staiano i commenti le sono sembrati fuori luogo?
    Non so che dirle, a me sembrno MOLTO pertinenti

    fin da quando ero bambino, mi hanno insegnato che il toro si prende per le corna e solo così lo si domina ...
    se lo si prende per la coda ( provare per credere) è il toro che domina noi.

    Su questo blog ma non solo, anche infiniti articoli di giornali ed inchieste di vario tipo, hanno indicato come POTENTE e PREPOTENTE la collusione "mafie" - "politici"

    Come già scritto altre volte, nella mia vita imprenditoriale, di allusioni nemmeno troppo velate, in questo senso, ne ho viste molte ...

    Se lei vuole partire dal creare "alternative" alla mafia - politica non c'è nulla di male, ma io credo che sia molto più importante STRONCARE l'origine ( la RADICE) del MALE, piuttosto che "lenire" le ferite con unguenti più o meno efficaci.
    Che, ribadisco, non fanno male, ma forse è meglio concentrasi su ciò che il MALE LO PRODUCE
    GA

  • x Gianni Staiano...per la cronaca, visto che ti riferivi ai commenti...quindi anche a me. Ho posto l'accento sul fatto che lo Stato sia sordo e muto alle esigenze di un territorio che hanno oramai abbandonato a sè stesso da decenni.
    La risposta dello stato è reprimere, non educare o fornire alternative...si pensa che se nasci povero, dovrai concludere il tuo iter di vita in quel modo ed è così che favorisci la Camorra o le altre organizzazioni criminali.
    Lo Stato ha deciso di non intervenire perchè conta sul fatto che i camorristi comportandosi da animali, quindi privi di istruzione anche solo elementare, perchè troppo avvezzi a rincorrere come hai giustamente sottolineato la ricchezza e la considerazione sociale, si elidano a vicenda....tant'è vero che la Camorra è priva di un organizzazione vera e propria tipica della Mafia siciliana e fonda il proprio potere proprio sulla paura....determinando anche in sè implosiioni e morti violente e scenografiche; che come si dice nell'articolo molti giovani camorristi lasciano questa terra prima dei trent'anni..
    Esattamente ciò che determinò la fine della Cupola negli anni '90, ovvero l'estrema e scenografica violenza, determina la forza e l'allargamento del fenomeno nel territorio campano....e questo a mio parere, dovrebbe indurci a farci riflettere.
    Ovvero...perchè lo Stato non dichiara guerra alla Camorra, così come fece con Cosa Nostra? Forse perchè i politici sono collusi e corrotti più di prima, ma sono maggiormente scaltri? Forse perchè i morti innocenti appartengono solo al popolo e non a figure di spicco come Magistrati, ampiamente protetti e tutelati da scorte varie e quindi fanno meno rumore?
    Inoltre la Camorra...non è un fenomeno prettamente sociale come Cosa Nostra...perchè, la seconda si fortificò con l'ausilio dello Stato, ma la prima si fortifica con i soldi dello smercio di stupefacenti...e la corruzione indotta, non solo di politici locali, ma anche e purtroppo di tutori dell'ordine....la Camorra agisce con violenza ma rimane un animale affamato di potere e ricchezza...incontrollabile, avido...e forse questo potrebbe essere il germe che ne determinerà la sconfitta....ma non ne sono particolarmente convinto....