La giovane camorra molto social

di Giulia D'Angelo

Giulia D'Angelo

Giulia D'Angelo - Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Scienze Politiche, relatrice professoressa Monica Massari

La più recente evoluzione camorristica, con il conseguente arresto dei capi storici dei clan campani, conduce lo sguardo della camorra verso chi circola liberamente fra le periferie partenopee: giovani dai tredici ai vent’anni o poco più, la cui prima arma è l’assenza della reale percezione del pericolo, ed un motorino.
Queste giovani leve sono figlie di una società che disabitua all’attesa. Mossi da un desiderio di affermazione sociale, questi ragazzi tentano di sfidare i ruoli subordinati attribuitigli dai capiclan e di acquisire credibilità attraverso atti di indiscriminata violenza. Lo Stato, ritenuto un potere assente e un limite per condurre una vita più agiata, è un nemico sfidato apertamente.
Una “camorra social” che si auto-promuove attraverso il lusso che ostenta in zone in cui la povertà e il contesto territoriale ghettizzante si fondono. Il Parco Verde a Caivano, destinato ad essere una sistemazione provvisoria per intere famiglie dopo il terremoto dell’80, oggi è gestito dalla camorra. Don Patriciello, parroco della Chiesa San Paolo Apostolo nel Parco, lotta contro l’illegalità confrontandosi con tutte le difficoltà del luogo e, intervistato, ci racconta che la camorra: “dà un tetto in testa a questa gente, e trasgredire alle regole di chi il tetto ce l'ha messo, non vuol dire perdere solo una casa, ma molto di più”. Un ricatto che appare inevitabile.
Sul motore di ricerca YouTube, canzoni neomelodiche come “E uagliun e miezz a via” (I ragazzi della strada), il cui testo recita “So e uagliun e miezz a via e combattn pa legg, e quann escn nun sann si s van arritirà”, che significa “Sono i ragazzi cresciuti per strada e combattono contro la legge, e quando escono di casa non sanno se vi torneranno”, favoriscono l’assimilazione dei valori camorristici. Alcuni si considerano dei moderni Robin Hood, disposti a morire per l’onore del quartiere, e commentano il video dicendo: “questa è la nostra vita e non si giudica”. Luigi Di Cicco, autore del libro Gramigna, figlio di un boss dell’aversano, non faceva parte dei ragazzi in cerca di ‘rispetto’, era già nato ai vertici del potere.
Nel corso del suo racconto, durante un’intervista, ricorda queste dure parole del padre: “Tu hai tre possibilità nella vita: o studi, o lavori, o ti faccio uccidere io”. Luigi decide di essere esempio di legalità per i giovani a rischio: “Mi è arrivata la lettera di una ragazza, dove mi diceva che il fratello, in carcere, una volta uscito si è messo a lavorare, dopo che ha sentito me parlare”. Identificarsi con il proprio interlocutore, per questi adolescenti, è un elemento decisivo. Questi ragazzi raramente accettano l’aiuto di chi non è in grado di comprendere le regole sociali a cui hanno aderito. ‘On line’ questi giovani si creano un’immagine di facciata tipizzata, con frasi e immagini che arrivano a mixare l’estetica dell’estremismo islamico con quello di estrema destra. Sono elementi immaginifici il cui scopo è di natura intimidatoria. Non è una mera maschera virtuale: la carica fornita dal consenso social, rende ancor più facile premere un grilletto durante le folli scorribande nel centro storico di Napoli, meglio conosciute come “stese”.
Nel 2016 su Facebook è stata aperta la pagina ‘‘O Sistema’, seguita da migliaia di persone. Nei profili dei seguaci è possibile trovare frasi come “solo chi a te ci ha sempre pensato, ti vuole bene, camorra for ever”.  Esiste una sorta di auto-etichettamento: chi inneggia allo stile di vita camorristico, si definisce innanzitutto ‘gente cresciuta per strada’. Il ‘boss’ è un ruolo quanto mai osannato sui social: su Instagram basta portare un cognome che vanti un passato nella camorra per ottenere in pochissimo tempo 3000 followers e commenti come “sei il capo”. Suscita, invece, grande indignazione il tema del pentitismo. Su YouTube, nella sezione commenti del video musicale ‘Colpa e nu pentito’, si legge: “pentiti di merda non dormite mai tranquilli”.
Da una ricerca mirata, risalendo ove possibile da YouTube ai profili Facebook, è risultato che gli autori dei commenti vivono a Napoli o in zone limitrofe, con età compresa fra i 14 ed i 26 anni. Inoltre i profili social dei giovani camorristi sono stati rilevanti per le indagini sui numerosi omicidi degli ultimi anni: i clan sono indicati con un semplice quanto efficace codice alfanumerico; i tatuaggi esposti come immagine-profilo, le magliette di un brand specifico rappresentano una delimitazione estetica dell’appartenenza ad un gruppo. Una realtà complessa, mimetizzata fra vicoli e silenzi, che non può ridursi ad una condanna dei giovanissimi ad una vita sregolata. Lo stesso Luigi Di Cicco a rigor di logica sarebbe dovuto essere uno fra ‘gli irrecuperabili’. In questo preciso momento storico dove il sangue fra le strade di Napoli sta divenendo un prezzo sempre più alto da pagare per intere famiglie, lo Stato deve più che mai fare lo sforzo di riappropriarsi del suo ruolo di regolatore pacifico della società, vanificando gli sforzi della camorra di avere il controllo su dei giovani che, sotto il suo nome, si distruggono.

5 commenti

  • ma scusate De Magistris le sa queste cose???
    Comunque a parte la puntualizzazione iniziale, devo proprio dire ancora un gran bel lavoro che DOVREBBE anzi DEVE aprire gli occhi a chi di dovere soprattutto ai politici che sono stati recentemente eletti proprio di Napoli.

    Questo è proprio il caso che con lo sforzo congiunto di Stato, Forze dell'Ordine, Esercito per il controllo si DOVREBBE anzi SI DEVE intervenire per porre fine a questa "strada che continua" ...
    certo occorre trovare del lavoro per questi ragazzi ... ma se si vuole di lavoro ce n'è a iosa ... in mille settori ... abbiamo già letto ANCHE su queste pagine di persone che sono riuscite a fare bene nei tempi passati ... basta far risorgere le qualità di questa gente che quando NON è stata prostrata dalle bande, ha sempre saputo dimostrare capacità incredibili ... proprio nella onestà ... altro che sono tutti "sfaticati" e "mantenuti" ...
    Lo ricordo sempre il Regno delle Due Sicilie er ail pipù avanzato d'Europa e quindi del MONDO!!! e NON mille anni fa ma solo 150 anni fa ...
    GA

  • Silvia Persiani 29 agosto 2018 alle 10:17

    Grazie. Articolo interessantissimo. Ignoravo la storia di Luigi Di Cicco. Molto interessante

  • Non è soltanto la voglia di affermazione precoce né la carenza di boss liberi a far emergere figure sempre più giovani nell'Isis italiano.
    Per i giovani, anche non strettamente minorenni, la cosiddetta giustizia ha sempre esercitato un certo lassismo privilegiando percorsi penali teoricamente validi (comunità, laboratori, teatro, sport), seppur quasi mai determinanti all'uscita dal gabbio.
    Quindi il giovane, che sia spinto o meno dall'ambiente, è comunque conscio (o s'illude) che certi errori giovanili si pagano meno cari di quelli in altre età.
    Ma a parte le procedure aleggia una sottocultura diffusa per cui le garanzie devono essere unidirezionali, almeno in certe zone. Ricordo che qualche anno fa due giovani rapinatori in moto furono inseguiti e speronati a morte dall'auto del derubato; ignoro come sia andato il processo, ma al funerale un don Abbondio partenopeo sproloquiò qualcosa tipo "... ora sono i nostri angeli ..." . D'accordo che ormai una beatificazione (e un "santo subito") non si negano a nessuno, ma saltare dall'umana pietà all'apologia ce ne passa, almeno al di fuori da quei purgatori.

  • La violenza ed il terrore possono forse farli arricchire e mantenere un potere comunque fittizio. La mafia, vive in ogni località e sotto qualsiasi forma attraverso una sorta di approvazione silenziosa da parte delle zone più povere ed anche della borghesia. Se la stessa viene a mancare, perchè nell'arraffare disorganizzato ed estremamente violento, automaticamente viene a mancare l'essenza medesima dei o dei clan.
    Vero, sono ragazzi di strada, non hanno corbelli e sono certamente attratti dal lusso e dal poteere, d'altronde chi non lo è....però sono secondo me a rischio. I "vecchi" boss che esercitavano ed esercitano il controllo sul territorio, lo fanno attraverso il denaro, la paura, la diplomazia, le connivenze e pur essendo la Camorra scenografica, rispetto ad Ndrangheta e Mafia sicula, comunque silenti, perchè Napoli è talmente bella, variegata, eclettica etc...che nasconde le dicotomie di economie malsane.
    Quindi questi giovani wild boys, potrebbero trovarsi a breve a rendersi conto di doversi scontrare sia contro lo Stato, ad oggi molto clemente nei suoi interventi, ed anche con i vecchi poteri che come accade sempre...preferisco attendere prima di intervenire, nella convinzione che questi fenomeni, si elidono a vicenda...ma se dovessero accorgersi, che ciò non accade e lo Stato cominciasse ad essere più invadente...certamente interverrebbero.
    E sfortunatamente per questi ragazzi...il rispetto della gente, la connivenza del potere e quindi le relative protezioni, non te lo guadagni con pistole e coltelli...anche la stessa Mafia siciliana, secolare ed onnipotente, visto che aveva anche appoggi pcoo segreti dei servizi occidentali, ad un certo pundo dovette cedere il passo....innanzi alla rappresaglia dello Stato e parliamo degli anni 90', dove mass media, social, etc...erano pura utopia.
    Senza dimenticare...che questi ragazzi, devono, dovranno investire gli introiti milionari generati dall'economia che loro stessi generano, attraverso lo spaccio o la prostituzione od il gioco d'azzardo etc...ed in questo caso ci vuole "vision" e molta prudenza...perchè oggi le agenzie delle entrate sono interconnesse, le polizie anche...le magistrature maggiormente collaborative....
    Per finire...nessuno di noi, credo possa capire realmente nascere e crescere in strada, quindi nessuno di noi può comprendere la loro rabbia, e certamente le varie social influencer od i vari Neymar non fanno bene alla mente di questi ragazzi...però ho la sensazione che anche loro dovranno evolvere il loro modus operandi, pena non solo la morte...ma certmanete l'annullamento. Mai sottovalutare l'esperienza dei "vecchi" boss e la determinazione, se voluta dello Stato.
    Il mio augurio per loro è quello che rinsaviscano e cerchino di ottenere la mobilità sociale voluta attraverso l'apprendimento, il lavoro, la crescita personale, perchè sono certo che tra di loro ci sono ragazzi molto intelligenti che forse un giorno potrebbe scoprire la cura per il cancro, piuttosto che vedere morire un loro amico....per un colpo di rivoltella....o di coltello.

  • Masg per @gapfv01. Sperando non vada anche questo in default...di censura. Visto che citi Il Regno delle due Sicilie, desideravo capire su quali basi lo definisci il più avanzato? Sociale? Economico? Politico? Inoltre come ben saprai...post prima rivoluzione industriale, intorno al 1800 c'è stata stata la seconda rivoluzione industriale affossata dalla recessione del 29. Come ben saprai entrambe si sono evolute con tempi, modalità e finali totalmente e diametralmente opposti...
    Ora, passata persino l'epoca della new economy potremmo persino dire di essere alla quinta rivoluzione industriale...se tale potrebbe definirsi visto che l'economia mondiale attraverso una sorta di stagnazione estesa ed abbastanza uniforme...possiamo dire che la celerità con cui i fenomeni si sono evoluti, sono molto difformi..solitamente i cicli economici, come in molti dicono spesso, si aggira intorno ad un quinquennio, dove assistiamo ad una curva sinuosidale che ci permettono di capire più facilmente l'economia reale.
    Nel momento in cui, la rescissione che stiamo vivendo a fasi alternerne nell'ultimo decennio, dovremmo persino assistere ad una sesta rivoluzione industriale...basata su tempi molto diversi da quelli noi, poveri umanoidi...basata su una robotizzazione, ingegnerizzazione esasperata, dove fortunatamente e/o sfortunamente vedremo sorgere nuove forme indotta di disoccupazione di lavori a bassa specializzazione....
    Vero...di lavoro, volendo accontentarsi se ne trova a Iosa...ma queste nuove forme di criminalità ambiscono alla crescita sociale ed economica molto rapida....e per crescita economica non credo intendano metodi di spesa utili al fine solo di soddisfare i bisogni primari, come viceversa era consuetudine nelle ns. economie e società passate.
    Non credo si preoccupino molto delle pene inflitte dal ns. sistema giuridico...visto che si accorgono che uccidere una persona può permetterti di fare un 5 o 6 anni di carcere...e nemmeno a 416 bis, dove puoi laurearti, rilassarti e pensare a come vendicarti quando sarai fuori...nè meno, si preoccupano di morire, visto che previa loro stessa affermazione la propria aspettativa di vita, è limitata....
    I modelli da modificare sono quelli trasmessi dalla tv, dai social, dai mass media in generale, dove soggetti a bassa culturizzazione, a bassa istruzione, privi di talento...ottengo benefici economici ingenti ottenendo l'approvazione pubblica e privata da vari sponsor, viceversa laureati vari devono od espatriare oppure accontentarsi di lavori sotto pagati e null'altro che soddisfacenti, oppure i soliti che possono esercitare il predominio economico e sociale sul popolo ed consumatori, solo in funzione della culla da cui provengono.
    Ovviamente questi ragazzi si trovano a recepire modelli sbagliati...ovvero...inutile produrre, sacrificarci, lavorare sodo o sui libri o nei cantieri per avere una vita mediocre....quando facendo crimine...possono ottenere rispetto, denaro, agi per sè e la propria famiglia. Diciamo che da noi...mancano i Rocky della situazione...da noi...l'elite dirigenziale vuole solo i Fantozzi....a cui rifarsi e su cui rivalersi....per portarli al Casinò della vita ed usarli come panchina mentre gli toccano i glutei come segno scaramantico per vincere ancora oltre quello che la vita...già gli ha regalato...