Dove c'è “monnezza” c'è sempre mafia

di Luca Cotecchia Mancini

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Luca Cotecchia Mancini - Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, relatore professore Isaia Sales

Pecunia non olet è frutto di un'analisi storico-critica volta a riassumere in poche pagine la duecentenaria storia delle mafie italiane, con particolare interesse alle odierne vicende relative allo smistamento illecito di rifiuti tossici, attuale core business della camorra casalese soprattutto.
L'elaborato si sofferma sui devastanti effetti sociali ed ambientali che l’attività delle ecomafie ha comportato, e tutt'oggi comporta, in quella lingua di terra ormai tristemente nota come “Terra dei Fuochi”.
Gli elementi che hanno elevato le mafie a elite criminali sono molteplici. Era dunque doveroso dedicare il primo capitolo ad un excursus storico-criminale su Le tre sorelle, fornendo così una panoramica generale ed analizzandone similitudini e differenze. Uno dei passaggi decisivi per la comprensione delle logiche criminali è cogliere le differenze tra criminalità di stampo mafioso e comune criminalità predatoria.
Per capire in che modo le mafie sono riuscite a raggiungere il quasi totale monopolio dell'immenso mercato dei rifiuti e le ragioni che hanno spinto numerosi clan ad investire nel settore bisogna inevitabilmente partire da lontano; molto più lontano di quando questo business ha avuto inizio. La manifestazione odierna delle associazioni di tipo mafioso è il risultato di duecento anni di adattamenti, rinnovamenti, innovazioni. Mafia, camorra e 'ndrangheta non sono mai state uguali nemmeno a se stesse nel corso della storia, fermo restando la fedeltà ai principi, alle regole e ai discutibili ideali che le hanno caratterizzate fin dalla loro nascita.
I rapporti tra mafie e territorio, mafie ed economia, mafie e società si sono successivamente evoluti sull'onda dei cambiamenti portati dalla modernità, dall'ampliamento dei mercati a seguito della globalizzazione e dalla crisi del loro consenso popolare (che sappiamo essere inversamente proporzionale al grado di cultura e scolarizzazione).
Passare indenni attraverso ben due secoli ed uscirne addirittura rafforzati è un unicum nella storia criminale mondiale. Ma come è potuto avvenire tutto questo? E come è possibile che proprio oggigiorno le mafie abbiano probabilmente raggiunto l'apice storico della loro esistenza?
Il primo capitolo si propone di fornire risposta a queste domande. La complicità dello Stato appare senza dubbio evidente, decisiva, indiscutibile. Una qualsiasi organizzazione criminale, per quanto possa essere potente, non può sopravvivere all'impeto repressivo statuale. Le forze in campo sono talmente impari che le sorti dello scontro sarebbero chiaramente segnate. I mafiosi, a differenza di briganti e banditi, lo sanno bene e per questo non hanno mai neanche lontanamente pensato di porsi apertamente contro lo Stato, anzi sono scesi a patti con esso in nome del reciproco interesse. Corruzione e collusione hanno segnato tutta la storia unitaria in modo indelebile.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alle attuali vicende del clan dei Casalesi e al punto cardine delle loro attività, le fondamenta su cui si è sviluppata negli ultimi anni la loro ricchezza: lo sconfinato quanto tenebroso mercato della monnezza. Il campo dei rifiuti è una specializzazione mafiosa per eccellenza, tutte e quattro le mafie italiane ne sono coinvolte, con la camorra casalese indubbio leader.
L'emergenza dei rifiuti in Campania inizia convenzionalmente l'11 febbraio 1994, con l'emanazione di un decreto dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri Carlo Azeglio Ciampi. Con questo provvedimento il Governo italiano prendeva atto dell'emergenza ambientale che si era venuta a creare nelle settimane precedenti in numerose località campane, a causa della saturazione di alcune discariche. L'emergenza è
stata dichiarata conclusa (?) ben 15 anni dopo.
Il clan dei Casalesi fin dagli '70/'80 affonda le proprie radici nel cemento. E' sempre stata nota la predilezione dei casalesi per le attività orbitanti attorno all'edilizia. In questo ambito, così come avverrà una decina di anni dopo con il ciclo dei rifiuti, il controllo del settore è totale. Attraverso l'istituzione di consorzi ad hoc i Casalesi hanno avuto gioco facile nell'imporsi all'interno dei meccanismi borderline, al confine tra lecito ed illecito, che regolano questi settori imprenditoriali fino a diventarne egemoni.
Fondamentale è la figura di Gaetano Vassallo, collaboratore di giustizia ed ex “Ministro dei rifiuti” di Francesco Bidognetti, boss dei casalesi. Per primo Vassallo, che ha iniziato a gestire la discarica del padre poco più che ventenne, ha intuito le enormi potenzialità economiche dello sversamento illecito.
Il manager dei rifiuti ha soltanto acconsentito a soddisfare una pressante nonché redditizia richiesta di mercato fornendo agli imprenditori un'alternativa più economica per disfarsi dei materiali di risulta.
In qualsiasi parte del mondo immondizia e criminalità vanno a braccetto, fanno sempre rima. Dove c'è l'una (e c'è ovviamente ovunque) c'è l'altra che si incarica di smistarla. Risulta dunque evidente più di una falla nelle regolamentazioni internazionali in materia che meriterebbe di essere sanata quanto prima per cercare di risolvere il problema.
Infine si menziona il caso relativo alla discarica rinvenuta nel giugno 2015 a Calvi Risorta (il paesino in provincia di Caserta dove sono cresciuto), ritenuta da piu? parti la discarica sotterranea abusiva più grande d'Europa. Con i suoi 25 ettari e più di 2 milioni di metri cubi di rifiuti industriali è stato per anni uno dei siti di smistamento privilegiati delle industrie sia del Nord Italia che estere. E qualcuno, consultando i risultati dei rilevamenti condotti dai tecnici dell’Arpac, ha parlato del rischio concreto di “una nuova Chernobyl”.

4 commenti

  • beh ... questa si sapeva ... quello che sarebbe interessante sapere è dove finiva quell'autentico fiume di denaro che veniva "ricavato" da questa "monnezza" ... io sospetti forti li ho ... ma non prove ...
    Non sarebbe il caso di una analisi più approfondita??
    GA

  • Articolo interessantissimo. Di nuovo il meridione, ed in particolare la terra dei fuochi, è stato concepito come una cloaca. Terribile: ignorate del tutto le gravi conseguenze per la popolazione. Relativamente al legame tra immondizia e mafie è emerso da alcune indagini, di cui ho letto qui sul blog, che i veleni delle immondizie sono stati comunque esportati anche in altri luoghi di Italia. Si tratta evidentemente di reati contro l’umanita. Grazie

  • C'è sempre di mezzo il nostro meridione ma questo se permettete non è una novità. Tutte le nefandezze , l'intera criminalità organizzata ha quella provenienza. Persino i cognomi legati a quei personaggi mafiosi hanno un'indirizzo unico e naturalmente , cercandoli in tutto il mondo li ritroviamo sempre. Ma avete mai sentito un delinquente mafioso con il cognome BRAMBILLA, SCIACCALUGA,MORIELLI, BRUZZONE, TRENTIN e via dicendo ? Mi direte , caro Morielli Lei sta facendo il solito pistolotto razzista nei confronti dei nostri meridionali. E invece no. La mia vuole essere l'ennesima denuncia nei confronti delle autorità politiche e istituzionali che da sempre sanno e che da sempre fanno finta di non vedere e sapere. Oggi, anche Papa Francesco ha condannato la mafia, ma aimè , carissimo Santo Padre, anche all'interno della Sua Chiesa c'è la " sporcizia mafiosa" . Lei ne è al corrente, ma è difficile anche per Lei arrivare al dunque. Quindi ? Soluzioni ? Non possiamo sperare in un miracolo del Signore , dobbiamo solo adoperarci affinché il tutto finisca e finisca molto velocemente.

  • Ma il "bello" di tutto il riassunto presentatoci è che questi esseri spregevoli,una volta arrestati che già è un terno al lotto, pagano pene ridicole.Non certamente l'ergastolo come meriterebbero, visto che hanno sulla coscienza migliaia di morti per cancro, o altre malattie simili,e tra questi ci sono tantissimi bambini. E poi l'ergastolo è stato abolito. Io sono convinto che questo andazzo, la pena lieve,è tra i principali motivi di tanti reati. Senza contare che,se fanno i collaboratori di giustizia, sono assolti del tutto.Questo sempre dopo essere stati giudicati colpevoli della morte,o anche dell'infermità, di tante persone inermi e innocenti.