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Ergastolano boss della 'ndrangheta arrestato a Padova

Era in libertà condizionale nella nostra città ma ha violato le prescrizioni

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(ansa)

PADOVA. La Dia di Padova assieme alla Squadra mobile ha arrestato in esecuzione ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria Giuseppe Avignone, 79enne originario di Taurianova, ’ndranghetista, ergastolano ma beneficiario del regime di libertà condizionale a Padova.

L’ordine di arresto è conseguito alla revoca della libertà condizionata decisa il 21 novembre dal tribunale di sorveglianza di Venezia poichè erano stati riscontrate numerose e sistematiche violazioni delle prescrizioni imposte.

Avignone aveva iniziato a scontare la pena dell’ergastolo sin dal 1977 per essere stato nel tempo riconosciuto colpevole dei reati di associazione mafiosa e omicidi plurimi dalla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria.

Gli Avignone sono al vertice dell’omonima organizzazione criminale attiva nel comprensorio di Taurianova e Cittanova; si tratta di una delle cosche di maggior tradizione e spessore criminale di tutta la ’ndrangheta.

Giuseppe aveva iniziato a scontare la pena dell’ergastolo sin dal 22 aprile del 1977 per essere stato nel tempo riconosciuto colpevole dei reati di associazione mafiosa e omicidi plurimi dalla Corte di Assisse d’Appello di Reggio Calabria. Dopo aver scontato gran parte della condanna presso il carcere di Padova, nell’agosto del 2010 aveva ottenuto il beneficio della semilibertà con uscita dal carcere dalle 8 alle 20 da lunedì a venerdì per svolgere attività di volontariato presso le associazioni Murialdo e Mo.Vi. nelle sedi di Padova, e con possibilità di movimento nel solo comune padovano per espletare servizi connessi a tale attività; lunedì e mercoledì dopo le 16 l’obbligo di recarsi presso il centro diurno Oasi per frequentare attività organizzate. Qualsiasi altro spostamento doveva essere preventivamente comunicato e autorizzato dal locale Ufficio di Sorveglianza.

Ma nel corso di indagini nei confronti di soggetti calabresi successivamente arrestati e condannati per reati di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione di armi ed esplosivi, sono state documentate frequentazioni sia con gli indagati sia con altri pregiudicati appartenenti alla ’ndrangheta calabrese.

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