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Al “Barbarigo” l’amicizia sconfigge tutte le povertà

All’istituto vescovile il pranzo offerto alle persone disagiate o senza fissa dimora Un volontario: «Grande occasione per educare i nostri ragazzi alla solidarietà»

di Alice Ferretti
2 minuti di lettura
«All’inizio è stato davvero umiliante dover chiedere aiuto ma oggi, grazie alla comunità di Sant’Egidio, ci sentiamo in famiglia».

Per Paolo Quadrio, la moglie e i suoi due gemelli di 15 anni, ieri è stata una giornata di festa. Una gioia che la famiglia Quadrio ha condiviso insieme a quelli che negli ultimi anni sono diventati i loro amici e che hanno partecipato al pranzo per persone disagiate o senza fissa dimora organizzato dall’istituto vescovile Barbarigo: «Siamo una famiglia bisognosa, oggi non provo più vergogna a dirlo».

Quella dei Quadrio è famiglia padovana che attualmente vive ad Albignasego e che si è trovata a fare questa vita da almeno quattro anni ovvero da quando Paolo, per motivi di salute ha dovuto abbandonare il proprio lavoro.

«Facevo il cuoco ad Abano Terme, poi purtroppo a causa di vari problemi fisici sono stato costretto a lasciare il mio lavoro; mi è stato riconosciuto un assegno d’invalidità, ma certo con 600 euro al mese una famiglia non può andare avanti», racconta l’uomo.

Anche alla moglie di Paolo Quadrio, che fa la casalinga a tempo pieno, è stata riconosciuta una modesta pensione d’invalidità dovuta a una seria malattia che l’ha colpita.

«Mia moglie riceve 200 euro al mese ma questi soldi non ci bastano neppure per pagare l’affitto della casa (che ammonta a 230 euro al mese, ndr), al quale dobbiamo aggiungere le spese le utenze domestiche».

E così, nonostante il sostegno offerto dalla comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas, la famiglia Quadrio ogni mese fatica a far quadrare i conti.

«Riusciamo a fare la spesa ogni quindici giorni, per il resto usufruiamo degli aiuti delle associazioni, che ormai ci conoscono», continua Paolo che con moglie e figli parteciperà anche al pranzo di Natale all’Immacolata, «Quello che inizialmente avvertivo come un dispiacere, perché non è bello dopo una vita di sacrifici doversi trovare a elemosinare un pranzo, oggi è diventato un’occasione per trovarsi con le persone che con il tempo sono diventati amici».

E quella di Paolo Quadrio e della sua famiglia è solo una delle tante storie di quanti, ieri, si sono ritrovati all’istituto vescovile Barbarigo. Erano almeno un centinaio, molti gli stranieri ma anche tanti gli italiani, venuti a conoscenza dell’iniziativa tramite le cucine popolari di via Tommaseo o il circuito della comunità di Sant’Egidio. Gratuitamente hanno pranzato con primo piatto, un secondo, un contorno e per finire c’era pure il dolce. E il tutto accompagnato dalla grande ospitalità dei ragazzi della istituto vescovile.

«Sessantadue studenti, due assegnati per ogni tavolo, hanno servito il pasto e si sono seduti a condividere il pranzo con gli ospiti. Ci hanno aiutato anche alcuni professori e genitori, mentre la cucina era nelle mani dei nostri amici della parrocchia del Sacro Cuore», ha spiegato il rettore dell’istituto, don Cesare Contarini, che insieme a don Lorenzo Celi è il promotore di questa iniziativa, giunta ieri alla sua quarta edizione. A portare il suo saluto, girando di tavolo in tavolo, c’era il vescovo Claudio Cipolla. «Auguro a tutti un buon pranzo», ha detto il vescovo al microfono sorridente, dopo essersi trattenuto a scambiare qualche parola con diversi ospiti.

«Più volte siamo andati nelle classi a raccontare cosa facciamo, questa è un’occasione per approfondire i problemi legati alla povertà e al disagio sociale e allo stesso tempo un’occasione per educare i ragazzi alla solidarietà verso il prossimo», ha aggiunto Luca Zattarin, volontario della comunità di Sant’Egidio.

Al termine del pranzo, grazie al gesto generoso di una famiglia che opera nel settore tessile e i cui figli sono iscritti al Barbarigo, ad ogni ospite è stata regalata una sciarpa. Tutti se ne sono andati con il sorriso, con il collo intiepidito da una morbida sciarpa e il cuore riscaldato dal calore umano che anche quest’anno hanno trovato all’istituto vescovile di via Rogati.

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