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Blitz antimafia, il bancario: «Ero un semplice cassiere, chiarirò tutto»

Roberto Longone, 45 anni, di Piove di Sacco, ex impiegato alla Popolare di Vicenza di Busa di Vigonza, è finito agli arresti domiciliari: «Mi è caduta addosso una montagna"

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Roberto Longone 

PIOVE DI SACCO. Roberto Longone, l’hanno svegliata gli uomini della Dia alle 4 del mattino con in mano 378 pagine di accuse. Un macigno, per un semplice impiegato di banca.

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«Mi è caduta addosso una montagna. Io vivo del mio lavoro, non ho mai avuto altri introiti».

Le contestano di aver svolto operazioni bancarie per agevolare un cliente vicino alla ’ndrangheta.

«Mi piacerebbe capire cosa si intende per “agevolare”. Io alla Banca Popolare di Vicenza di Vigonza ero un semplice cassiere».


Certo, ma lei viene inquadrato come collaboratore di riferimento del direttore, anch’egli ai domiciliari per le stesse accuse.

«Sono certo del fatto che ci sono operazioni fatte me, anche perché non si è mai visto un direttore aprire conto corrente».

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Dunque lei dice che la responsabilità è del suo direttore?

«Dico che ovviamente ci sono operazioni di sportello con la mia chiave operativa ma io le chiarirò tutte, una per una. Poi eravamo in quattro in quella banca. Il direttore, un vicedirettore e due cassieri. Non capisco perché accusano me».

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Lei è un appassionato di moto custom. Le hanno sequestrato la moto?

«Sì, la mia Harley Davidson Shovelhead 1200, che tra l’altro avevo comprato ben prima di queste operazioni che ora mi contestano. Tuttavia ora non è questo il problema principale».

Banca Popolare di Vicenza non esiste più. Dove lavora adesso?

«Lavoro per Banca Intesa nella filiale di via Trieste, a Padova».

Chiaramente non è potuto andare al lavoro. Cosa ha spiegato ai suoi responsabili?

«Ho chiamato i miei dirigenti. Ho spiegato loro che mi trovo agli arresti domiciliari e che, giocoforza, non posso andare al lavoro. Spero di riuscire a chiarire tutto con il mio avvocato. (e.fer.)

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