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Bersani bacchetta Amazon «Il lavoro non sia ricatto»

Comizio Liberi e Uguali davanti al colosso dell’e-commerce. Appello antifascista contro i rigurgiti dell’ultradestra e la frecciata a Renzi: «L’inciucione già in atto»

di Filippo Tosatto
1 minuto di lettura

Non è venuto a truccare i panda, Pierluigi Bersani. Parlata accattivante, bonomia emiliana, toni inclusivi, il fondatore di Liberi e Uguali prova a dar voce a figure sociali - precari, pendolari, marginali - altrimenti oscurate dai blocchi di potere che manovrano la campagna elettorale. E lo fa nel Padovano, a Peraga di Vigonza, dove sorge il centro logistico di Amazon, il gigante dell’e-commerce che assume impacchettatori e corrieri con contratti a tempo e mansioni h 24 scandite dal minutaggio. «Non sono qui per negare un servizio che piace, anche le mie figliole acquistano on line, io dico: Amazon sì ma non così», scandisce «ci faccia pagare mezzo euro in più ma eviti lo sfruttamento che sottrae dignità ai lavoratori perché oggi in cima alla scala c’è il miliardario che ha i capitali o l’algoritmo e in basso i disgraziati che non ce la fanno a campare, è una deriva incivile, serve un punto d’equilibrio». Intorno, una trentina tra ragazzi e veterani: striscioni rossi, bandiere della Cgil, panini con la mortadella per chi ha saltato il pranzo. Lui, Bersani, ha mangiato un boccone alla mensa della zona industriale, insieme a Piero Ruzzante e Flavio Zanonato. Quest’ultimo gli ha presentato suor Francesca Fiorese, la delegata della Diocesi alla pastorale sociale: «Una bellissima persona, parliamo la stessa lingua e facciamo il tifo per papa Francesco».

Facile cedere alla tentazione della parodia veterocomunista, in realtà la rotta bersaniana muove nell’alveo del socialismo riformista, che non ammazza la pecora ma la tosa: «Gli industriali seri dovrebbero pagarmi un caffé, da ministro ho firmato le liberalizzazioni che sono l’opposto del liberismo: lo sviluppo sano produce occupazione, reddito e benessere, le finte cooperative e gli stage spacciati per lavoro producono ricatti e schiavismo mascherato. C’è un pezzo di Paese arrabbiato e impoverito, che diventa terreno fertile per la destra violenta. Ai rigurgiti di fascismo e razzismo dobbiamo reagire con l’unità pacifica della piazza ma anche restituendo garanzie e diritti a chi vive in condizioni umilianti».

Un salto alla stazione, per firmare la petizione degli studenti pendolari che reclamano agevolazioni tariffarie negate in Veneto (ma altrove concesse) e salire sul treno diretto a Vicenza: «Prospettive? C’è più pane che denti, con le nostre forze cerchiamo di rispondere al malessere di chi è rimasto indietro nella corsa, quello avrebbe dovuto fare il Pd di Renzi». Che, lo stuzzichiamo, invoca il voto utile ai dem: «Utile a che cosa? Magari a fare l’inciucione, com’è successo con l’inchiesta parlamentare sulle banche - in Veneto ne sapete qualcosa - con i quattro di Forza Italia che disertano il voto per consentire l’approvazione del documento finale che scagiona il Governo da ogni responsabilità». Suvvia, lo dica... «Massì, altro che micio micio bau bau».

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