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Don Contin vuole patteggiare un anno

Violenza e lesioni a una sua amante, offerti 11.500 euro di risarcimento. La procura è d’accordo, ora deciderà il giudice

di Carlo Bellotto
2 minuti di lettura

Ci siamo, la resa dei conti è arrivata per don Andrea Contin, l’ex parroco di San Lazzaro travolto dallo scandalo delle sue numerose amanti. Il sacerdote 50enne, di Busiago di Campo San Martino a fronte della chiusura delle indagini del pubblico ministero Roberto Piccione ha deciso di provare a chiudere i conti con la giustizia con un anno di reclusione, pena sospesa e versando 11.500 euro di risarcimento alla vittima (peraltro non richiesti dalla stessa). La procura è d’accordo ma la decisione finale è demandata al giudice Cristina Cavaggion che deve dare il via libera, se ritiene la pena congrua. L’udienza preliminare sarà fissata entro pochi giorni.

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Sospeso dal sacerdozio in vista della dimissione allo stato laicale (proposta dal vescovo, l’ultima parola al Vaticano), don Andrea aveva ammesso subito: faceva sesso, aveva avuto relazioni con 5 donne, organizzava orge in canonica pure con uomini di colore. La procura gli contesta tre episodi (con la stessa vittima) per violenza, lesioni e minacce. Per i reati di favoreggiamento alla prostituzione e violenza privata è lo stesso pm a chiedere l’archiviazione, non ci sono prove. Come pure per l’illecita detenzione di una pistola. L’analisi dei conti correnti del parroco non hanno evidenziato nulla di anomalo, è emersa solo una gestione un po “allegra” del conto della parrocchia, comunque nulla che configuri un illecito penale.



In merito al reato di favoreggiamento della prostituzione, come detto, nulla è emerso: gli investigatori non sono riusciti a trovare nessuno che avesse pagato per partecipare ad incontri amorosi tra don Andrea e l’amata di turno, com’era emerso in sede di denuncia. Una ventina di amanti-parrocchiane sono state interrogate in questo anno di indagini: diverse hanno confessato di aver fatto sesso con il prete. Sono stati sequestrati foto e video in file o in formato vhs (nella copertina anche il nome di un papa). Lesioni volontarie aggravate, anche dall’uso di un coltello, e poi minacce di morte sempre aggravate. Vittima un’impiegata 50enne di un ente pubblico, divorziata e madre di una figlia residente in un Comune dell’hinterland.

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È lei l’amante tradita che prima lo aveva segnalato alla Curia nell’ottobre 2016, poi l’ha denunciato. È a lei, assistita dall’avvocato Ernesto De Toni che andranno (nel caso) gli 11.500 offerti. Nel capo d’imputazione si citano tre pestaggi subiti dall’ex e le minacce ricevute in altre due occasioni. Il 23 dicembre 2012 don Andrea e l’ex sono nella cucina della canonica a luci rosse. Litigano, lui afferra un coltello e lo punta alla gola, minacciandola di morte. Poi uno scatto d’ira e la colpisce a pugni. L’altra serie di botte contestate è del giugno 2013 (prognosi 2 mesi). Questo il racconto della vittima: «Mi scaraventò a terra senza motivo, per la sua gelosia pestandomi a mani nude e con calci».

Nel giugno 2014, ancora in canonica, un altro pestaggio (prognosi di 20 giorni). Tre mesi più tardi, a settembre, ancora un’aggressione: don Contin, con un sasso in mano, minaccia di spaccare la testa all’amante. Tanto potrebbe bastare per chiudere i conti con la giustizia senza un processo pubblico, beneficiando perlopiù di uno sconto della pena. Questa la scelta del prete.
 

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