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«L’ho denunciato per fermarlo, non per i soldi»

L’avvocato De Toni: la mia cliente non cerca denaro, non sopportava ci fossero altre vittime come lei

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«Non ho denunciato don Contin per prendere dei soldi ma per ottenere giustizia e per fermarlo nelle sue condotte visto che la chiesa era sempre più frequentata anche da ragazzine giovani e non volevo che accadesse a loro quello che è accaduto a me e ad altre donne». La donna che ha denunciato l’ex parroco di San Lazzaro non parla direttamente, è troppo amareggiata. Ma a suo nome parla l’avvocato Ernesto De Toni. «La mia cliente esprime l’amarezza e il dolore per una vicenda che le ha devastato la vita. Il dolore è ancora intenso e non si è per nulla affievolito con il passare del tempo».

Lei che ha sottoscritto le otto pagine di denuncia che hanno dato la risonanza ad una vicenda che fino ad allora era un segreto tra loro. In una intervista esclusiva al nostro giornale del gennaio 2017, aveva chiarito come si erano svolti i fatti. «Iniziai a frequentare nel 2001 la parrocchia di San Lazzaro. Nel 2006 arrivò a capo della parrocchia don Andrea Contin... il quale prima di Natale 2010 mi chiese di passare in canonica. Io accettai e lui dopo una breve conversazione mi abbracciò e mi baciò sulla bocca. Rimasi impietrita e mi accorsi che mi stavo innamorando perdutamente. Nel febbraio-marzo 2011 ci fu il primo rapporto sessuale in canonica che fu marcatamente aggressivo. Mi faceva vedere foto di donne nude in atti sessuali con altri uomini. Alcune erano parrocchiane che avevo visto frequentare la chiesa. Mi portò nei parcheggi autostradali di Vicenza per farmi guardare uomini e donne che facevano sesso fuori dall’auto. In quel periodo mi diede le chiavi della canonica e mi aiutò nell'acquisto di un'auto di cui ero sprovvista. Voleva rapporti sempre più spinti e aveva sempre con sé una valigetta con vibratori, maschere, capi in pelle già visibilmente usati da altre donne e un giorno mi portò in un sexy shop nell'Alto Vicentino dove acquistò prodotti erotici. A settembre 2011 mi portò a Vicenza nel parcheggio di un supermercato. Dopo poco arrivarono un uomo e una donna. Lei era molto gentile e garbata. Iniziò a baciarmi, abbiamo avuto un rapporto sessuale a cui hanno partecipato anche i due uomini. «Mi chiamava “schiava”, mi comprò una ciotola e un guinzaglio. «Una sera organizzò una cena in canonica con sorpresa. Arrivarono tre uomini italiani, mi portò in garage, mi obbligò ad avere un rapporto con tutti e tre». (c.bel.)

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