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Il vescovo e gli Pfas: «Inquinare è una bestemmia»

Monsignor Claudio Cipolla al fianco delle mamme e per il futuro dei figli e con loro del mondo

di Nicola Cesaro
2 minuti di lettura
Il vescovo di Padova insieme alle mamme del comitato anti-Pfas 

MONTAGNANA. «Disprezzare l’acqua è come bestemmiare. È come disprezzare Dio». È voluto venire di persona, il vescovo Claudio Cipolla, a testimoniare la forte e sentita vicinanza ai cittadini di Montagnana per l’inquinamento da Pfas che ha toccato anche il territorio della Bassa padovana. L’altra sera, al teatro Bellini, monsignor Cipolla è stato relatore d’eccezione al convegno organizzato dal Comitato Zero Pfas Montagnana, realtà animata in particolare da mamme della città murata e nata per tenere alta l’attenzione sul problema della contaminazione di acque ed alimenti del territorio. Mosse, in particolare, dalla voglia di preservare i loro figli da un attacco alla salute che purtroppo ha già sortito i suoi nefasti – e non ancora del tutto noti – effetti.

«Non sono venuto da esperto ma da pastore e padre, colpito dall’impegno di queste persone che hanno dimostrato cosa vuol dire essere cristiani che vivono nel mondo» ha affermato il vescovo di Padova «Mi riconosco in questo impegno di cristiani che si fanno carico di essere cittadini, non creando separazioni ma coinvolgendo. È proprio questo il contributo che può e deve dare la Chiesa, e la Chiesa siete voi mamme e papà: io posso solo incoraggiare, e sono qui per farlo». Cipolla ha ricordato come la «custodia del Creato non è solo una questione tecnica e politica, ma anche morale: il Creato si protegge con tecnologie attente, ma soprattutto con la coscienza di voler preservare ciò che il Creatore ci ha donato. Le tecnologie non possono sostituire le coscienze».

Le mamme, in questo, sono interpreti fondamentali: «Ci viene chiesto di custodire l’ambiente per le generazioni future e non a caso qui abbiamo mamme che si preoccupano per il futuro dei loro figli». Nel sottolineare la preziosità del dono dell’acqua, anche attingendo alle immagini da poco ripercorse nel cerimoniale pasquale, il vescovo ha lanciato un forte monito a chi irresponsabilmente ha causato il disastro ambientale che sta riempiendo le cronache di questi mesi: «Disprezzare l’acqua è come bestemmiare. Oggi siamo di fronte a conseguenze di scelte passate e questo ci fa partire in svantaggio: per questo ora abbiamo bisogno di spiriti liberi e forti per risalire la china. La responsabilità, nella custodia del Creato, deve essere a tutti i livelli: dobbiamo chiedere alla politica che ciò diventi una priorità».

E in particolare, citando alcuni passi salienti dell’enciclica “Laudato si’”, scritta da Papa Francesco nel 2015 e dedicata proprio all’ambiente, Cipolla ha evidenziato le responsabilità di chi ha attività economiche ed imprenditoriali «che nello schema della rendita non hanno tempo di pensare ai cicli della natura». Ha sottolineato l’esigenza di ripensare globalmente all’idea di sviluppo, ha ribadito come spesso alcune realtà economiche «non si rendano conto dei costi del futuro, pagando solo un’infinitesima parte del dovuto». Nel ricordare come «il cristianesimo non è contrario al progresso, semplicemente crede che ci si debba accertare che il progresso sia per tutti» e nella consapevolezza che «dalla terra di Montagnana si sta elevando un grido d’aiuto e questo grido va ascoltato», il vescovo ha chiuso con un forte incoraggiamento alla campagna portata avanti alla comunità locale: «Voi siete testimoni del fatto che il progresso, in questo caso, non ha corso di pari passo per tutti. Pagate le conseguenze di chi non ha rispettato questo principio. Ma siete sulla strada giusta, siete su una strada evangelica: i miti, che erediteranno la Terra, non sono i rinunciatari, ma i forti nella coscienza. Cristiani, siate toccati dal problema di queste falde inquinate: coraggio, anche la Diocesi è con voi».

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