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Este, l'ultimo saluto al 42enne morto in moto ad Auronzo

Matteo Contadin, forse tradito da una colonnina che sembrava un velox: funerali nella Basilica delle Grazie. Lascia una bimba di un anno

Nicola Cesaro
1 minuto di lettura
(foto Zangirolami)  

ESTE. «Venerdì mattina, alle 9, lungo la strada delle Dolomiti, Gesù era con lui. Era lì con Matteo. Era lì per non farlo cadere nella voragine del nulla e per prenderselo come angelo». La speranza di una vita ultraterrena, la fiducia che Dio ora sia davvero vicino, la consapevolezza che ora Matteo vive nella felicità: è su questo che si è fondato l’ultimo saluto a Matteo Contadin, il centauro di 42 anni vittima dell’incidente avvenuto cinque giorni fa ad Auronzo di Cadore.

Matteo era in sella alla sua Bmw Gs 1200: di fronte a quello che pareva un velox ha frenato all’improvviso ed è stato tamponato da un compagno di viaggio. La successiva caduta si è rivelata fatale.

In una basilica delle Grazie colma per rendere l’ultimo omaggio al motociclista, padre di una bimba di un anno, l’omelia del sacerdote ha voluto dispensare speranza a chi lo conosceva: «La morte non è la fine, ma la porta che si apre di fronte ad una vita migliore» ha spiegato il sacerdote celebrante «Oggi con noi c’è Gesù, colui che ha vinto la morte, ma che allo stesso tempo ha incontrato la morte degli altri e ne ha pianto. Gesù è quello che ha temuto di essere abbandonato da suo Padre. Per questo lui sa cosa vuol dire soffrire, per questo ci sostiene».

E ancora: «E’ Matteo stesso che ci chiede di non arrabbiarci, di comprendere e anzi di godere per il tempo che abbiamo potuto averlo tra noi. Matteo è stato un dono. Oggi non viviamo un enigma di dolore, ma un mistero di amore». Il sacerdote ha inoltre ricordato il gesto voluto dai famigliari di Contadin, che hanno acconsentito alla donazione degli organi del quarantaduenne: «Diverse persone oggi vivono grazie a lui».

Al termine della celebrazione un collega della Komatsu – alla cerimonia funebre era presente una folta delegazione di operai e dirigenti dell’azienda atestina in cui Matteo lavorava da vent’anni – ha voluto sottolineare il carattere solare e disponibile del compagno di lavoro, offrendo vicinanza e affetto ai famigliari, a partire dai genitori Silvio e Paola e dalla compagna Denada e la figlioletta di un anno.

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