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Il dirigente scolastico impedisce al parroco di benedire gli alunni davanti al santuario

Ospedaletto Euganeo. Da tempo immemore gli studenti visitano la fiera e partecipano alla cerimonia religiosa: tradizione interrotta giovedì “per rispetto degli islamici”

Nicola Cesaro
3 minuti di lettura

OSPEDALETTO EUGANEO

Il parroco può salutare gli alunni, ma non li può benedire. Lo chiede prentoriamente il dirigente scolastico, per evitare di discriminare i quasi settanta bambini che non professano la fede cristiana. E le conseguenze non si fanno attendere, a partire dal sacerdote che se ne va «risentito, forse anche offeso» e da numerose famiglie che denunciano un «razzismo al contrario».



È accaduto giovedì mattina al Tresto, frazione di Ospedaletto Euganeo, dove in questi giorni si tiene l’Antica Fiera che coincide anche con i secolari festeggiamenti mariani. Mezzo millennio fa – 550 anni, per la precisione – qui il barcaiolo Giovanni Zelo fece erigere un santuario dopo l’incontro con la Madonna, che disegnò sulla terra la mappa della chiesa utilizzando una verga, e che poi benedisse il “cantiere” a suon di miracoli.




Ogni anno da tempo immemore gli alunni di medie ed elementari di Ospedaletto Euganeo e di Palugana (un’altra frazione) fanno tappa al Tresto per vivere questi giorni di festa. In passato le scolaresche partecipavano a una messa o comunque a un momento di preghiera nel santuario, ma da due anni la formula è cambiata: Pro loco e amministrazione comunale accolgono studenti e maestre in fiera per raccontare tradizioni e antichi mestieri, per assistere a prove di aratura e partecipare ai giochi di una volta e poi, sotto il grande tendone dello stand gastronomico, per un momento conviviale preceduto da una solenne benedizione in nome della Madonna del Tresto.


L’altra mattina 350 alunni sono arrivati al Tresto, accompagnati da maestre e anche da qualche famigliare. Sotto il grande tendone, oltre ai volontari della Pro loco e al vicesindaco Rodolfo Moretti, c’era anche don Gianpaolo Mercurio, parroco del santuario. Poco prima di impartire la benedizione mariana – il sacerdote aveva già i paramenti sacri addosso – don Gianpaolo è stato però avvicinato da Nicola Soloni, nuovo dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Ponso. Dopo un veloce scambio di battute, il parroco si è allontanato dal tendone. Senza impartire benedizioni e visibilmente toccato.

Il contenuto del dialogo è spiegato e motivato dallo stesso dirigente scolastico: «Nella scuola primaria di Ospedaletto una quarantina di alunni non sono di confessione cristiana (in una classe raggiungono la metà), nella secondaria una trentina. Gli insegnanti non se la sono sentita, come lo scorso anno, di lasciare questi alunni fuori dal tendone, proprio per “evitare discriminazioni”. Appena entrato, mi hanno informato della loro scelta. Ho ritenuto opportuno andare dal parroco e chiedergli, “per piacere”, di fare un saluto che includesse la storia religiosa del luogo, ma che non comprendesse la “preghiera”. Lui si è risentito, forse anche offeso, e se n’è andato senza permettere alcun dialogo».

Chiude Soloni: «Un conto è un saluto – che può essere fatto raccontando la storia religiosa del luogo, l’apparizione al barcaiolo, la fonte miracolosa – un conto è una benedizione. Una sentenza del Tar dell’Emilia Romagna del febbraio 2016 ricorda come “il principio costituzionale della laicità o non-confessionalità dello Stato, secondo una costante lettura della Corte costituzionale, non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose”».


Il colloquio tra il parroco e il dirigente non è passato inosservato, come non è passata liscia la scelta di “sopprimere” il gesto religioso della benedizione. Alcuni genitori presenti hanno condannato apertamente l’episodio, animando un dibattito che poi inevitabilmente ha riempito gruppi Whatsapp e pagine Facebook.

Oltre a non condividere la scelta “laica” del dirigente, numerosi genitori hanno criticato anche il modo “plateale” in cui il diniego è avvenuto, poco rispettoso anche della dignità del parroco. Commenta tra gli altri Gianluca Albertin, rappresentante dei genitori nel consiglio d’istituto: «Si è sempre pronti a fare i moralisti quando è ora di commentare fatti di cronaca a livello nazionale. Non ci rendiamo conto che a volte, anche con gesti come questi si è complici di situazioni che portano alla perdita di valori, tradizioni e culture a favore del “nuovo” che avanza».

Aggiunge un genitore: «Crediamo nella convivenza e non a caso ogni anno ci sono maestre che sono lì proprio per intrattenere i bambini non cristiani durante il momento di preghiera. Nessun genitore musulmano si è mai lamentato. La Pro loco, a fine mattinata, offre inoltre a tutti un panino con la salsiccia ma per rispetto di chi non può mangiare carne suina prepara pure dei panini alla cioccolata».


Don Gianpaolo ha ricevuto poco dopo la visita in canonica di dirigente e vicesindaco («per chiedere spiegazioni e porgere le mie scuse. Ci siamo salutati in amicizia e senza rancore», dice Soloni).

Il prete scansa ogni polemica e anzi parte da questo episodio per una riflessione: «Mi rendo conto che in orario scolastico occorre attenersi a regole e norme ben chiare. Mi orienterò diversamente per gli anni prossimi: inviterò i genitori e gli alunni a partecipare a un momento di preghiera fuori dall’orario scolastico, pur sapendo che questo rompe una tradizione ormai consolidata». E sull’abbandono prematuro dell’evento di giovedì mattina: «Non ero arrabbiato. Dopo l’invito del dirigente ho pensato che la mia presenza, con tanto di abito liturgico, potesse creare imbarazzo e dunque ho ritenuto opportuno andarmene».

E l’amministrazione comunale che dice? «Sinceramente mi dispiace per i bambini cristiani. Il dirigente scolastico veniva per la prima volta all’incontro del Tresto e forse andava preparato: anticipando la volontà di impartire la benedizione, forse si sarebbero evitati spiacevoli contrasti». E il vicesindaco Moretti: «Portiamo ogni anno tutti i ragazzini in fiera e al santuario proprio per garantire l’integrazione, tra ragazzi, tra etnie e tra scuola e comunità. È mancato il buonsenso da entrambe le parti e si è ottenuto l’effetto contrario». —


 

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