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Liberi e Uguali, ecco la squadra di Grasso

In Veneto oltre ai big Zanonato, Zoggia, Mognato, Murer e Ruzzante si punta sui sindacalisti

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PADOVA. La sfida è lanciata: Piero Grasso con “Liberi e Uguali” si candida a guidare un movimento che nasce dalla fusione di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile le cui profonde radici vanno però cercate nella storia del Pci di Berlinguer che parlava al mondo del lavoro e dialogava con i cattolici sui temi etici e della solidarietà. Un nome che riporta anche alla storia di don Luigi Sturzo, che nel gennaio del 1919 lanciò l’appello “Liberti e forti” per la nascita del Ppi, il partito popolare italiano, in un’Italia che stava spalancando le porte al fascismo. Quella di Piero Grasso è un’operazione nostalgica e di disturbo del Pd di Renzi? L’obiettivo è cercare consenso tra i delusi della politica, che alimentano l’esercito del 35-40% degli astensionisti.

Domenica, accanto a Bersani, D’Alema, Livia Turco, Vincenzo Visco e Bassolino c’erano i big veneti: da Flavio Zanonato, eurodeputato, a Davide Zoggia, Michele Mognato e Delia Murer, i tre deputati veneziani di Mdp e poi il consigliere regionale Piero Ruzzante. Con loro altri 300 veneti scesi a Roma, molti sono arrivati direttamente da Torino, che sabato ha ospitato la protesta Cgil su pensioni e lavoro.

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha ricordato il suo primo atto da parlamentare: il ddl anticorruzione, presentato il primo giorno di lavoro a Palazzo Madama. Un provvedimento contro la corruzione, il riciclaggio, il falso in bilancio e il voto di scambio che riguarda il Veneto definito nei giorni scorsi dal capo della Dda di Venezia “la grande lavatrice” della criminalità.

Nel discorso di Grasso c’è poi il tema della lotta alle disuguaglianze. «Liberi e Uguali afferma l’attualità dell’articolo 53 della Costituzione» dichiara il consigliere regionale Piero Ruzzante, «che stabilisce che chi è più ricco deve contribuire in misura maggiore degli altri alla spesa pubblica. Il contrario di ciò che dice e fa la Lega: dalla flat tax di Salvini all’addizionale Irpef azzerata da Zaia. Il Veneto è l’unica regione d’Italia in cui si prendono i soldi a chi ne ha meno per darli a chi ne ha di più. Un po’ quello che è accaduto con le banche venete, dove pensionati e lavoratori sono stati derubati dei propri risparmi per ingrassare la peggiore imprenditoria veneta: quella dei fallimenti, che si fa ricca col denaro pubblico», dice Ruzzante.

Ma su quali dirigenti potrà contare Liberi e Uguali? Oltre ai parlamentari Zanonato, Zoggia, Murer e Mognato a Venezia c’è Laura Fincato, figura di spicco dei socialisti e poi ci sono i sindaci: Riccardo Bernardinello di Castelbaldo, Fernando Zaramella di Curtarolo. Franco Scantamburlo è invece una figura storica degli artigiani della Riviera del Brenta; Mauro Beraldin ex assessore di Bassano del Grappa, Gigi Poletto presidente Anpi Vicenza e Floriana Rizzetto dell’ Anpi Padova; Simone Pernechele leader Arci e vice sindaco di Legnago; Daniele Lorenzi dell’Arci nazionale. E i sindacalisti: Andrea Castagna, ex segretario Cgil a Padova; Gabriele Scaramuzza ex consigliere comunale Venezia, Dina Merlo della Cgil scuola a Rovigo. L’anima ecologista è rappresentata da Simone Zanini presidente Legambiente Rovigo (è di Possibile) e dal trevigiano Nicola Atalmi, ex consigliere regionale.

La corsa è appena partita. La sfida si gioca in poche settimane, per presentare le candidature nei collegi uninominali e nella quota proporzionale. Il Veneto ha sempre girato le spalle alla sinistra, con Venezia che fino alla scelta di Brugnaro era un presidio sicuro: ora tutto è in gioco.

Albino Salmaso

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