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Don Contin ancora in fuga «Adesso qui tutti sanno»

Il parroco di Padova sospeso a divinis per lo scandalo sessuale che lo ha travolto Ha lasciato la casa di Mezzano in mattinata dopo che è stato scoperto l’indirizzo

di Elena Livieri
3 minuti di lettura
INVIATA A MEZZANO (Trento). Un uomo in fuga. Coperto d’onta così come i monti che ha scelto per il suo esilio da Padova sono coperti di neve in questi giorni, don Andrea Contin, sospeso a divinis per lo scandalo sessuale che l’ha travolto e sotto inchiesta con le pesanti accuse di violenza privata e favoreggiamento della prostituzione, fugge da chiunque. A Mezzano, piccolo borgo incastrato fra le cime che contornano Fiera di Primiero, in Trentino, l’ex parroco di San Lazzaro è un signor nessuno.

Qui è arrivato da alcune settimane, evidentemente convinto che il posto fosse sufficientemente sicuro per vivere un po’ di tempo in silenzioso anonimato. La villetta dove vive si trova lungo via Delle Scure, un viottolo che dal centro del paesello si inerpica verso i monti a est. I balconi sono tutti aperti, le tende tirate, dentro non si vede anima viva. Dai comignoli non esce nemmeno un filo di fumo. In casa non c’è nessuno e il campanello, infatti, suona senza alcuna risposta. Il servizio mandato in tv giovedì pomeriggio, che svelava la nuova residenza di Andrea Contin, deve averlo convinto a una gita fuori porta. Qualche giorno lontano da quel luogo che sembrava “sicuro” ma che ora in troppi sanno essere il suo rifugio. Davanti alla porta al piano terra della villetta, l’ingresso dell’alloggio dell’ex prete, c’è un piccolo scatolone di bottiglie di spumante, utilizzato per infilarci il sacchetto con l’immondizia. Sul fianco dell’edificio una grande legnaia: a terra, sulla neve, ci sono le impronte di grossi scarponi. Sul retro, dove si affaccia un terrazzino, un piccolo barbecue. Dall’altra parte, sul piccolo rettangolo di prato imbiancato che separa la casa dalla strada, fa la guardia un pastore tedesco legato alla catena.

Un villino in piena regola, contornato di tutto ciò che riempie una normale, quasi banale, vita all’ombra dei monti. Pare sia partito ieri mattina presto Andrea Contin, a bordo della sua Jaguar. Sulla ringhiera davanti casa è rimasta la spessa coperta marrone che usa per coprire il parabrezza perché non ghiacci di notte. Le abitazioni intorno sono quasi tutte residenze estive, i pochi che ci abitano tutto l’anno dicono di non conoscere il nuovo arrivato. Solo una signora si lascia andare: «Certo che so chi è ora, adesso lo sappiamo tutti. Non ho mai parlato con lui, non si vede quasi mai fuori». Giù in paese pare di inseguire un fantasma. «Un prete? Mai sentito» dice l’anziana conduttrice dell’albergo che dà sulla piazzetta. «Forse qualche volta è venuto a prendere un caffè» svela la giovane dietro il banco del bar centrale, «ma che sia famoso qui proprio no». «Conosco la signora che gli affitta la casa» dice un’altra donna del locale, «l’avevo chiamata perché un cliente voleva prenderla in affitto e mi ha detto che si libererà tra marzo e aprile ma che è già prenotata perché in estate ci va sempre la stessa famiglia da molti anni. Io però questo signore da Padova non credo di averlo mai visto». «Un prete? Un uomo robusto con i capelli bianchi? L’avrei notato se girasse in paese, mi pare proprio di non averlo mai visto»: viene spontaneo fidarsi delle parole del nonno vigile che fa attraversare la strada al manipolo di bambini che alle 15 sono usciti da scuola e si precipitano verso casa. Dall’altra parte della strada, opposta alla piazza, c’è la chiesa. Il parroco non c’è. A dire messa viene quello di Canal San Bovo.

All’ufficio postale, al piccolo supermercato, nella rivendita di vini e bibite – e si esaurisce qui la parentesi commerciale del piccolo borgo - nessuno conosce Contin. A giorni dovrebbero chiudersi le indagini a suo carico, che da un anno, ormai, sta conducendo il pubblico ministero Roberto Piccione. L’inchiesta è partita dalla denuncia di una 49enne ex amante del prete – una delle tante in realtà – delusa dalla relazione con don Andrea che l’avrebbe anche costretta – così ha sostenuto la donna – ad avere rapporti anche con altri uomini e in gruppo (a cui avrebbe partecipato anche l’ex parroco di Carbonara di Rovolon), ma anche a violenze fisiche e psicologiche. E se questa è la parola di una donna contro un uomo e tutto deve essere provato, restano alcuni riscontri oggettivi sul modus vivendi dell’ex parroco di San Lazzaro: i carabinieri hanno scoperto al primo piano della canonica che occupava una vera e propria alcova attrezzata di frustini, stivaletti, falli di varie forme e dimensioni e una raccolta di video hard.

«Attualmente non risiede né in una proprietà della Diocesi, né è la Curia a sostenere eventuali spese di affitto del suo domicilio» recita una nota della Diocesi. «Si precisa, inoltre, come già espresso in altre occasioni, che don Andrea Contin non è mai stato ospitato nella struttura della congregazione di Gesù Sacerdote di Trento».

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