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Figura simbolo e uomo di Grillo fra i militanti incredulità e gelo

TREVISO. «Sono esterrefatto, che sta succedendo?» . La reazione a caldo di uno storico militante grillino a Treviso rende lo stato d’animo di un movimento che da settimane vive scandali e tensioni,...

di Andrea Passerini
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TREVISO. «Sono esterrefatto, che sta succedendo?» . La reazione a caldo di uno storico militante grillino a Treviso rende lo stato d’animo di un movimento che da settimane vive scandali e tensioni, polemiche e grane anche interne come mai prima nella sua recente storia. È attonito chi si è tuffato nella campagna elettorale, e tra un gazebo e l’altro vede il movimento sussultare. Militanti smarriti, gli stessi pilastri del meet up trevigiano culla della carriera dell’amico David - fra cui il candidato sindaco Domenico Losappio – non sanno capacitarsi. E lo confessano.

Borrelli, 47 anni fra pochi mesi, trevigiano, è figura simbolo del movimento. Non solo perché è stato il primo consigliere comunale d’Italia, quand’era pizzaiolo con la passione dell’informatica, poi divenuta attività imprenditoriale, e anteprima all’avventura di Rosseau. Successivamente si era candidato a governatore del Veneto nel 2010, mentre era consigliere (in teoria non avrebbe potuto, ma il movimento lo graziò perchè non si realizzò la contestualità delle cariche).

È un amico carissimo di Beppe Grillo, e ne è stato fedele interprete sin dalla prima ora. E legatissimo anche a Gianroberto Casaleggio, l’anima del movimento, con cui aveva lanciato la sfida elettorale degli imprenditori a Nordest, avvicinando categorie e partite Iva. Furono lui e Casaleggio a reclutare Massimo Colomban e la Confapri, fino alla chiamata a Roma del fondatore di Permasteelisa per salvare la barca in tempesta del sindaco Raggi (e alla fine Colomban se n’è andato criticando il Movimento). E adesso, è stato lui a lanciare alle politiche big delle categorie, del comitato dei truffati delle banche, imprenditori e artigiani. Ma soprattutto Borrelli è uno dei soci dell’associazione Rousseau, la piattaforma web, vero perno degli M5S e che oggi vede soci Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e Max Bugani. Il cuore – informatico, finanziario e strategico – dei 5 stelle. Ed è per questo, e per tutto questo, per i due lustri vissuti in primissima fila, che l’addio di Borrelli “stona”, dentro e fuori il Movimento, sempre rispettando le «ragioni di salute» della nota ufficiale del movimento.

A Bruxelles e Strasburgo, era trionfalmente sbarcato nel 2014. Ma la carriera europea gli era costata un progressivo isolamento in Veneto, dove oggi conta pochissimi amici e sostenitori anche tra consiglieri regionali e deputati, senza contare la freddezza di parte del Movimento. Ribadita anche dal recentissimo documento contro le parlamentarie, che chiedeva conto dei suoi rapporti con Rousseau, ma anche dai durissimi attacchi in rete, ieri, dopo la notizia della sua uscita.

Negli ultimi tempi era rimasto potente, ma isolato rispetto a un partito che mutava pelle. C’è chi, nel Movimento, gli rimproverava apertamente di non aver pagato il fallimento del passaggio ai liberali, costato invece posti e prestigio ad altri esponenti.

E non solo: pochi mesi fa era esploso il caso della sua compagna Mariangela Riva, esperta in beni culturali, assunta nello staff dell’europaparlamentare grillina Isabella Adinolfi. Incarico non vietato dallo statuto M5S, ma che aveva indotto la compagna di Borrelli a rinunciare allo stipendio (1300 euro mensili), con vasta eco nel movimento veneto, Dire che ha preso in contropiede tutti, ieri, è dir poco. Soltanto pochi mesi fa, aveva ribadito il suo impegno totale nel Movimento, anche dopo la fine del mandato all’Europarlamento (sommato al mandato da consigliere comunale fra 2008 e 2013 a Treviso, aveva esaurito il bonus di due incarichi, a prescindere dal livello) quando sarebbe dovuto scendere dallo scranno del Parlamento europeo.

E ancora nelle scorse settimane, aveva preso posizione molto ferma e dura contro l’invito del portavoce veneto Ferdinando Garavello, inviato ai candidati alle politiche del 4 marzo) perché scovassero «nefandezze» e «foto scandalose», o comunque episodi «imbarazzanti» potenzialmente nocivi per candidati degli altri partiti.

Non le premesse di un addio definitivo. Che sembra davvero emulare quello del carissimo Beppe Grillo.

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